Stanno perdendo loro Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra, caccia israeliani in volo
Cari amici,
continua, fino al momento che vi scrivo, la guerra dei razzi che Hamas ha scatenato contro Israele e continua la reazione israeliana. Dato che sono passati alcuni giorni, è possibile tentare un piccolo bilancio della situazione, anche perché essa è stata descritta in maniera molto imprecisa sulla stampa e anche sul web. Ne trovate un buon riassunto qui (http://tsahal.fr/2014/07/12/maitriser-le-sujet-le-partager-votre-contribution-loperation-bordure-protectrice/), ma vale la pena di chiarire alcuni punti importanti.
In primo luogo, bisogna dirlo e ripeterlo: questa non è un'operazione di Israele contro Gaza, ma un'aggressione scatenata con determinazione da Hamas. Di fatto essa non è iniziata come reazione israeliana al rapimento e all'omicidio dei tre studenti, ma in maniera autonoma da parte di Hamas per cercare di provocare la mitica “terza intifada”. Israele ha reagito molto poco nei primi due giorni dell'offensiva dei razzi di Hamas e ha continuato a ripetere che “la calma”, cioè la cessazione dell'aggressione, sarebbe stata stata ripagata con la fine dei contrattacchi; per far cessare lo scontro bastava che in qualunque momento Hamas la smettesse di bombardare le città israeliane; Hamas ha invece progressivamente ampliato il raggio dei suoi bombardamenti, arrivando come sappiamo fino a Tel Aviv, Gerusalemme, fin quasi a Haifa. Ha anche cercato di imbrogliare il suo pubblico, vantando dei successi (cioè dei morti e delle distruzioni di città israeliane che non ci sono state); ha esteso così tanto e così indiscriminatamente i suoi bombardamenti da spedire razzi nei territori dell'Autorità Palestinese, a Hebron e Betlemme; e Israele ha dovuto rispondere.
Nonostante il carattere difensivo di questa risposta, Israele sta vincendo su tutti i fronti, e questa è la seconda considerazione. Mentre i missili di Hamas, quando erano pericolosi, sono stati quasi tutti bloccati da Iron Dome, Israele ha colpito molto pesantemente le infrastrutture, le armi, i comandanti di Hamas. Vi sono state anche delle vittime civili, purtroppo, ma relativamente poche (un centinaio in una settimana e migliaia di missioni) ed è ampiamente dimostrato che Israele cerca di evitarle, mandando telefonate, Sms, volantini a coloro che abitano nelle case che Hamas usa come scudi umani, facendo precedere il bombardamento vero da un tiro dimostrativo inoffensivo come si vede qui (https://m.youtube.com/watch?v=vdULPgX5mR0&feature=player_embedded ), insomma invitando la popolazione ad allontanarsi dagli obiettivi, mentre Hamas cerca cinicamente di trattenerli per usare la loro morte come strumento propagandistico. Da questo si vede anche chi rispetti davvero la vita dei palestinesi. Da questo, dal fatto che continuano i rifornimenti alimentari ed elettrici dal territorio israeliano a quello di Gaza, come pure i ricoveri in ospedali israeliani di malati e feriti palestinesi, si capisce benissimo che non solo non c'è il “genocidio” che assurdamente la stampa dell'Autorità Palestinese ha dichiarato, ma non vi è neppure una guerra fra Israele e popolo di Gaza, solo la difesa dalle attività terroristiche di Hamas, estese purtroppo sul territorio di Gaza. Israele fa insomma solo quel che è indispensabile per difendere la sua popolazione da attività esplicitamente criminali: gli attacchi alle città, all'aeroporto civile, alle case sono infatti crimini di guerra. E dato che c'è ancora un governo comune fra Fatah e Hamas a governarla, l'Autorità palestinese deve risponderne o dichiarare la propria totale impotenza
Sderot: Iron Dome interecetta razzi provenienti da Gaza
Va detta a questa proposito una terza cosa. Se Israele non avesse investito somme ingenti nello sviluppo e nel munizionamento di Iron Dome, nei rifugi, nella protezione civile, cioè nella difesa, mentre Hamas ha usato tutti gli aiuti umanitari che ha ricevuto anche dall'Europa solo in armi offensive, il numero delle vittime israeliane sarebbe ben diverso da quello che è (mentre scrivo, grazie al Cielo, nessun morto in Israele nonostante i seicento razzi sparati finora in una settimana).Questo fatto è una grande benedizione per gli israeliani, ma paradossalmente anche per i cittadini di Gaza. Se i missili di Hamas producessero ciò per cui sono sparati, cioè morte e distruzione, e in assenza o con cattivo funzionamento del sistema antimissile ci fossero centinaia di vittime, la reazione di Israele avrebbe dovuto essere massiccia e immediata, non solo progressiva e mirata come è stata. Israele avrebbe usato buona parte della sua potenza, non l'un per mille come sta facendo ora. E i danni a Gaza e alla sua popolazione sarebbero stati infinitamente più gravi. Notate che Israele può distruggere Gaza in ogni momento, non solo con un intervento di terra, ma anche solo con un bombardamento massiccio e indiscriminato come gli alleati distrussero le città tedesche durante la II guerra mondiale – che però si guarda bene dall'attuare.
La centrale nucleare di Dimona
Questa prospettiva si chiarisce se si pensa a una quarta cosa, che non è stata affatto sottolineata dalla stampa, anche se gravissima. Hamas ha dichiarato esplicitamente di aver mirato molti missili a Dimona e in particolare al suo reattore nucleare. Questi razzi sono stati abbattuti dal sistema antimissile, ma se anche uno solo fosse passato ne sarebbe seguito probabilmente un'esplosione del reattore, cioè una catastrofe regionale dieci o cento volte più grande di Chernobyl. Il fallout radioattivo sarebbe arrivato in questo caso fino ad Amman e al Cairo, coi venti giusti fino a Cipro, ad Atene, sul nostro Meridione. Chernobyl è stato un incidente. Si può immaginare qualcuno che cerchi di provocare apposta un disastro ben peggiore? Solo dei pazzi criminali senza alcuno scrupolo, è ovvio. Che è la definizione giusta per Hamas. Lo stesso si può dire di chi cerchi di uccidere in un conflitto centinaia di persone che non c'entrano affatto. E' quel che ha cercato di fare Hamas prendendo come obiettivo l'aeroporto internazionale Ben Gurion, ancora una volta dichiarandolo senza vergogna. Se centinaia e migliaia di passeggeri inermi italiani, francesi, americani, russi e anche israeliani sono incolumi, è merito degli antimissili israeliani.
Questo elemento di follia distruttiva di Hamas e di misurata autodifesa israeliana, che pure è occultato dalla stampa, sembra essere penetrato nell'opinione pubblica e nei governanti della comunità internazionale. Hamas sta perdendo anche la battaglia diplomatica (http://www.danielpipes.org/blog/2014/07/surprising-support-for-israel-not-hamas ). Governi che sono abituati a schierarsi contro Israele, come quello inglese, francese, russo, americano, hanno sottolineato il diritto israeliano di difendersi. La mobilitazione anche nel mondo arabo e fra i suoi sostenitori nei paesi europei è molto limitata. Perfino Fatah, che dichiara di avere “lo stesso scopo” di Hamas (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/182700) e ha sparato diversi razzi da Gaza, reagisce ora con una notevole freddezza, o almeno lo fa il suo capo Muhammed Abbas (http://www.jpost.com/Operation-Protective-Edge/Abbas-Israel-to-launch-a-ground-operation-in-Gaza-in-the-coming-hours-362316). E se ci sono stati alcuni scontri a Gerusalemme e in altre citta fra giovani arabi tifosi di Hamas e la polizia, non è affatto partita quella “terza intifada” che Hamas cercava.
La pressione internazionale è meno unilaterale e meno dura che in altre occasioni, l'attenzione dell'opinione pubblica forse più lucida. La sua disinformazione sistematica, le menzogne e le false foto, sono state smascherate addirittura dalla BBC, che è fra i produttori di media tradizionalmente più ostili ad Israele (http://www.europe-israel.org/2014/07/conflit-israelgaza-les-fausse-images-propalestiniennes/). In parte questo clima ha a che fare con il grande sconvolgimento che colpisce tutta la regione. Il conflitto di Gaza, costato finora 120 morti in una settimana, non è nulla rispetto a quel che accade in Siria (dove i morti sono più 100 al giorno in media da tre anni, per un totale di 120 mila), o anche alle gentilezze che si scambiano sciiti e sunniti in Iraq (questa è una delle ultime notizie: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2014/07/12/iraq-250-sunniti-uccisi-da-sciiti_f1fb95ae-4efb-4a67-b492-e8fb57fa6c9c.html). Qualcuno forse si rende conto di quale sarebbe il mondo che Hamas vorrebbe instaurare se riuscisse a prevalere, una società incredibilmente oppressiva e intollerante per tutti coloro che non appartenessero alla giusta dimensione religiosa: donne, omosessuali, laici, cristiani, musulmani di altre tendenze, per non parlare naturalmente degli ebrei. E forse il mondo si rende conto del perché Israele non può lasciare la valle del Giordano e le alture di Giudea e Samaria, a pochi chilometri dalle città principali di Israele al controllo di uno stato palestinese che sarebbe prima o poi diretto proprio da Hamas (http://www.timesofisrael.com/netanyahu-gaza-conflict-proves-israel-cant-relinquish-control-of-west-bank/ ) .
Dunque Hamas, nonostante trucchi e mancanza di scrupoli, sta per affrontare una nuova sconfitta, il problema è perché l'ha cercata e come riuscirà a gestirla e come Israele saprà evitare che la vittoria sul terreno, ottenuta con tecnologia e tattica, fermezza d'animo e intelligenza non si trasformi in una sconfitta diplomatica. Ne dovremo riparlare.