Testata: ANSA Data: 10 luglio 2014 Pagina: 1 Autore: Aldo Baquis Titolo: «Palestinese ucciso, arrivano le prime confessioni. Leader spirituale coloni: gli assassini meritano la morte»
Riportiamo un lancio ANSA di Aldo Baquis, datato 07/07/2014, dal titolo "Palestinese ucciso, arrivano le prime confessioni. Leader spirituale coloni: gli assassini meritano la morte ".
Ecco il testo:
Aldo Baquis Mohammed Abu Khdeir
TEL AVIV, 7 LUG - I presunti assassini israeliani di Mohammed Abu Khdeir, il 16enne palestinese bruciato vivo a Gerusalemme, hanno ammesso oggi la propria responsabilita' e hanno ricostruito la dinamica del delitto. Lo sostengono gli inquirenti secondo cui le accuse piu' pesanti riguardano tre di loro (che da sabato sera sono in totale isolamento) mentre per gli altri tre si parla di complicita'. Gli investigatori imputano loro la militanza in una ''organizzazione terroristica'' e non escludono che per taluni saranno necessarie perizie psichiatriche. Intanto l'avvocato Adi Keidar (che oggi ha potuto incontrare i tre indagati 'minori') sostiene che si proclamano estranei alla vicenda. Due di essi sono minorenni. Nella ricostruzione, a quanto si apprende, i tre indagati principali hanno spiegato di essere rimasti sconvolti per la uccisione di tre ragazzi ebrei in Cisgiordania e, dopo i loro funerali, di aver raggiunto il rione arabo di Shuafat; di aver sequestrato Abu Khdeir; e di averlo ucciso (bruciandolo) in una foresta non lontana. La dinamica del delitto e' orrenda. Ma quando gli investigatori hanno cercato di scavare nella loro ideologia, hanno avuto alcune sorprese. Anche perche' il loro profilo politico non coincide con quello che era apparso piu' probabile in un primo momento: non sono infatti affiliati agli ultra' dei coloni, ai cosiddetti 'Tag Mehir' (il prezzo da pagare). Sono invece maturati all'interno di collegi rabbinici ultraortodossi, uno di essi addirittura di elite, vicini al partito sefardita Shas. Una circostanza che, negli ambienti ortodossi, fa scalpore: perche' nei loro rioni, dove pure la violenza politica non e' rara, le uccisioni sono un fenomeno pressoche' sconosciuto. Se non in casi di infermita' mentale. Proprio uno dei rabbini piu' noti del movimento dei coloni, Elyakim Levanon, un religioso con fama di 'falco', ha affermato oggi che gli assassini di Abu Khdeir, a causa della loro ferocia, meritano la morte. ''Non facciamo distinzioni fra sangue e sangue'', ha stabilito. Dure parole di condanna sono giunte anche dal capo spirituale di Shas, il rabbino Shalom Cohen, che ha qualificato gli assassini del giovane ''rodfim'', persecutori. Gli arresti sono avvenuti in sobborghi abitati da ebrei ortodossi (a Gerusalemme, Beit Shemesh, Beitar Illit, Adam). Nei collegi rabbinici, nei 'miqveh' (i bagni rituali), nelle conversazioni di strada il passa parola e' stato veloce e ha aggirato il divieto della censura di pubblicare i nomi degli implicati della vicenda: uno di essi sarebbe un parente di un rabbino cabalista ed esorcista. Una delle famiglie chiede la protezione della polizia, nel timore di ritorsioni palestinesi. E' afflitta, cerca spiegazioni. In questi ambienti si ritiene che le radici ideologiche del delitto vadano ricercate nella inopinata fusione in anni recenti dell'ortodossia ebraica (in passato anti-sionista) con la destra nazionalista di Israele. A cio' si aggiunge il fenomeno degli 'shabab': i giovani timorati che abbandonano, per difficolta' varie, i loro collegi rabbinici e restano abandonati ai margini della societa'. Il passo successivo li porta al crimine o perfino verso una tifoseria violenta: quella del Beitar Gerusalemme, una squadra di calcio caratterizzata da vibranti sentimenti anti-arabi.