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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Il terrorismo palestinese già tutto rivelato nei documenti dell’Orient House 09/07/2014

Il terrorismo palestinese già tutto rivelato nei documenti dell’Orient House
Manfred Gerstenfeld intervista Michael Widlanski

(Traduzione di Angelo Pezzana)

   
Michael Widlanski                        L'Orient House a Gerusalemme

Michael Widlanski, autore di “Battle for Our Minds: Western Elites and the Terror Threat”, insegna alla Bar Ilan University ed è stato Consigliere per gli Affari Strategici al Ministero della Pubblica Sicurezza per quanto riguarda gli “Archivi Olp dell’Orient House”
“ L’Orient House – Beit a-Sharq (La Casa dell’Oriente) in arabo- era il centro politico e strategico del Organizzazione per la Liberazione della Palestina a Gerusalemme. Un complesso di edifici di proprietà della famiglia di Faysal Husseini, una delle famiglie arabe di maggior rilievo della capitale. L’aver adibito questi edifici a centro politico, strategico e logistico nel cuore di Israele è stata la violazione più sfacciata degli accordi fra Israele e l’Olp, conosciuti come gli “Accordi di Oslo”.
“ A seguito degli Accordi di Oslo, a Olp e Autorità Palestinese (Anp) veniva proibito di operare all’interno della capitale, divieto che venne immediatamente violato. Husseini, uno dei 13 membri del Comitato Esecutivo dell’Olp, aveva messo a disposizione di Yasser Arafat l’Orient House, usandola anche come base del suo potere personale
“Le attività dell’Orient House divennero subito una spina per molti governi di Israele, che però non presero provvedimenti, in parte per le pressioni diplomatiche dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.
“ Dopo il fallimento dei colloqui tra Arafat e il Primo Ministro israeliano Ehud Barak nella metà del 2000, Arafat iniziò la guerra terrorista contro Israele, chiamata “Intifada Al-Aqsa”. Ma nelle elezioni del febbraio 2001 Ariel Sharon sconfisse Barak e, dopo l’attacco terrorista-suicida dell’agosto 2001 in un ristorante a Gerusalemme dove persero la vita 14 persone,  ordinò alla polizia di sequestrare l’Orient House. Vennero così sequestrati più di 500.000 documenti, registrazioni, computer, manifesti  e video.
“ Fu Uzi Landau, Ministro della Pubblica Sicurezza, a prendere l’iniziativa di analizzare e rendere pubblico quello che avveniva alla Orient House. Venni nominato capo del gruppo di lavoro che scoprì quanto di terrorista si produceva in quel luogo. Fra i vari documenti, trovammo le ricevute dei pagamenti ordinati da Arafat e Husseini a favore degli esecutori degli attentati, atti che venivano compiuti molti anni dopo gli accordi che prevedevano la fine della violenza da parte dell’Olp contro Israele.
“ Trovammo le prove che Arafat aveva programmato la “Intifada Al-Aqsa” molti mesi prima di quando iniziò ufficialmente, quei documenti rivelarono anche che Fatah - la maggiore componente dell’Olp-  e Hamas condividevano la stessa strategia, in particolare al distruzione di Israele, differivano solo le tattiche.
“ Avevamo solo quattro traduttori per 500.000 documenti, che occupavano più di una roulotte con rimorchio. Malgrado tempo e budget fossero limitati, scoprimmo subito quanto quel materiale fosse incredibilmente importante, dimostrava chiaramente le passate e future intenzioni di Arafat. Alcuni documenti rivelarono come Arafat aveva collaborato strettamente con il leader di Hamas Sheikh Ahmad Yassin, con lettere inviategli personalmente per coordinare gli attacchi a Israele.
“ Il fatto che quei documenti fossero di fatto esplosivi, spinsero Ariel Sharon a non sostenere particolarmente il lavoro del Ministro Uzi Landau, probabilmente per rivalità politiche. Sharon capì che il materiale trovato rivelava  una realtà devastante per gli Accordi di Oslo e per quanto avevano significato. Questi documenti dimostravano come l’Olp non aveva mai avuto un reale interesse a fare la pace con Israele, in più rivelavano come l’Olp fosse molto più vicino ad Hamas per quanto riguardava Israele, di quanto Shimon Peres e Yossi Beilin – gli architetti degli Accordi di Oslo - mai avrebbero voluto ammettere. Ciò malgrado, questo messaggio, sebbene non sia mai arrivato in modo esplicito sulla stampa israeliana e certamente non su quella americana ed europea, raggiunse parzialmente l’elettorato israeliano.
“ Non è possibile riassumere 10 anni di lavoro e 500.000 documenti in poche parole, eppure alcuni esempi possono farci capire le reali intenzioni dei palestinesi. Per esempio, un documento della Intelligence palestinese del 1996 chiedeva con urgenza di trovare, ovunque e da chiunque, le armi da usare nello scontro finale con Israele. Una richiesta che venne inviata a tutte le forze palestinesi. Questo avveniva nel dicembre 1996, una chiamata alla guerra contro Israele, 5 anni prima dell’inizio delle ostilità dell’ Intifada Al-Aqsa.
“Un altro documento, con la firma di Arafat, era la bozza di un discorso redatta dal suo segretario Taeb Abdel-Rahim nel settembre 1999, nel quale la violenza era la via per sconfiggere Israele.
“  Diversi documenti firmati del 2001 dimostrano che Husseini –  personale rappresentante di Arafat a Gerusalemme – preparava con cura i suoi collaboratori e avvocati in vista dell’’Intifada’ che sarebbe esplosa nel settembre di quell’anno. Vennero poi trovate le ricevute firmate da Arafat dei pagamenti versati ai terroristi e assassini palestinesi, alcuni scritti anche a mano, nei quali modificava l’importo da pagare ad ogni singolo assassino.
“Anche se non siamo riusciti a decifrare nemmeno metà della documentazione, il nostro lavoro ha creato una seria accusa contro molti di quelli che venivano definiti ‘moderati’, come Faisal Husseini e Bassam Abu-Sharif. Husseini era un programmatore del terrorismo e ufficiale pagatore, Abu_Sharif in un documento proponeva  di corrompere i giornalisti a Gerusalemme nello stesso modo che l’Olp aveva fatto a Beirut negli anni ’70 e ’80.
“Per finire, non è per caso che il New York Times si sia rifiutato di pubblicare i documenti, anche se io, che ero stato un collaboratore, avevo loro offerto l’esclusiva. Quei documenti avrebbero minato la reputazione che il New York Times aveva avuto su questo tema. 

Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta.


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