Armando Troisio Roma sotto il terrore nazista 07/07/2014
Armando Troisio Roma sotto il terrore nazista Castelvecchi euro 18,50
Giusto settant’anni fa, il 4 giugno 1944, Roma veniva liberata dalla V armata americana, aveva così termine l’orribile periodo durato nove mesi dell’occupazione nazifascista. Un classico su quel periodo è Roma 1943 di Paolo Monelli (Einaudi ed.). L’editore Castelvecchi manda però in libreria un altro saggio, meno noto, ma altrettanto vivace scritto a caldo da Armando Troisio, che nel dopoguerra è stato a lungo caporedattore dell’Ansa. Il titolo dà già un’idea di quale sia la temperatura del libro: Roma sotto il terrore nazista . Ho scritto «a caldo» perché la breve prefazione dell’autore reca la data del 9 settembre 1944, quindi appena tre mesi dopo l’avvenuta liberazione. La velocità di stesura spiega il linguaggio acceso e vibrante, alcune approssimazioni nella narrazione di episodi che le numerose opere successive preciseranno meglio. Ma la stessa velocità imprime un tono di grande, a tratti febbrile, partecipazione al resoconto dei fatti. Il primo capitolo è dedicato al sinistro carcere tedesco di via Tasso. Oggi è difficile immaginare quale aura spaventosa accompagnasse in quei mesi il solo citare il nome della strada. Alla frase «Pare che l’abbiano portato a via Tasso» seguivano sguardi costernati, gesti di sgomento, tutti sapevano a quali torture gli sventurati venivano sottoposti. Anche da via Tasso, oltre che da altri luoghi di reclusione, vennero prelevati alcuni prigionieri per essere massacrati alle Fosse Ardeatine. Completo e molto accurato il capitolo sulle vessazioni inflitte alla comunità ebraica di Roma. Non fu solo la famigerata razzia del 16 ottobre 1943 ma i numerosi gesti d’intimidazione che la precedettero. In un primo bilancio della Commissione Alleata di Controllo si legge: «Quasi 800 romani sono stati fucilati uccisi o battuti a morte; oltre mille hanno subito gravi lesioni in seguito a maltrattamenti ». Prime cifre alle quali bisogna aggiungere, come noi posteri sappiamo, gli oltre mille ebrei romani (di cui 200 bambini) mai tornati dai campi di sterminio. Carattere avventuroso, quasi da thriller cinematografico, ha invece il capitolo sulla fabbricazione di centinaia di false tessere annonarie, per rifornire di pane i patrioti combattenti e parte della popolazione. Settant’anni sono molti, alto il rischio di dimenticare, saggi come questo sono una lettura appassionante. E un antidoto.