Quando la troppa generosità ebraica nutre il Male palestinista Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Testata: Informazione Corretta Data: 07 luglio 2014 Pagina: 1 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «Quando la troppa generosità ebraica nutre il Male palestinista»
Quando la troppa generosità ebraica nutre il Male palestinista Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Il Monte del Tempio
La ‘Spianata delle Moschee’, in cima al Muro Occidentale, è divenuta il luogo centrale della guerra di delegittimazione di Israele. Ogni dimostrazione nella capitale – non importa quale sia la motivazione che l’ha prodotta – ha lì il suo centro, un luogo dove religione islamica e protesta politica islamista trovano un legame profondo. Dal punto di vista palestinista, la scelta si è rivelata intelligente, soprattutto per la condiscendenza israeliana non solo a tutelare diritti legittimi – quello alla preghiera, per esempio - quanto piuttosto a legittimarne la storia in gran parte fantasiosa, fino al punto di far passare in secondo piano quella vera, quella del Tempio, con tutta l’importanza legata alla storia – quella sì vera - del popolo ebraico. Era stato il comandante Motta Gur a dichiarare “har habayit l’yadeinu!” – il Monte del Tempio è nelle nostre mani !”- quando durante la guerra dei 6 giorni entrò con le sue truppe il 7 giugno 1967 nella città vecchia. E nelle stesse mani doveva rimanere, mentre oggi, grazie alla abilità propagandista palestinista, assistiamo gradualmente alla sostituzione del nome ebraico con quello arabo “Haram al-Sharif”, seguito da quello delle due moschee, Al-Aqsa e della Roccia. Agli ebrei, ma anche ai cristiani, è proibito entrare sulla spianata per pregare, ma anche portare segni religiosi diversi da quelli islamici, niente catenine visibili con croci e stelle di Davide, assolutamente proibito. Gli accordi che Israele aveva preso con il Waqf, l’ente religioso musulmano che gestisce i luoghi di culto, affidandogli la responsabilità della spianata, aveva come finalità la cessazione delle ostilità sul Monte del Tempio. Il risultato fu l’opposto. E’ giunto il momento che il governo israeliano riveda quegli accordi, e, pur garantendo la piena attività ‘religiosa’ delle due moschee, riporti la spianata sotto la piena proprietà dello Stato di Israele. Anche perché la religione, tanto abilmente usata dalla propaganda palestinista, non c’entra nulla, a differenza degli Stati musulmani, in Israele il culto di tutte le fedi è tutelato e garantito da sempre. La trasformazione della spianata in luogo di scontro politico deve cessare. Lo affermiamo senza alcuna intenzione di unirci a chi si augura la ricostruzione di un nuovo Tempio, ritenendo che la Knesset rappresenti più che degnamente la democrazia israeliana, i luoghi di preghiera sono altri. Con la fine dell’uso strumentale del Monte del Tempio da parte palestinista, verranno a mancare le contro-manifestazioni di ogni tipo di estremismo, ne trarrà vantaggio l’intera città vecchia, testimonianza del passato/presente ebraico, restituita ai fedeli di tutte le religioni.