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Ugo Volli
Cartoline
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Sotto attacco 06/07/2014
Sotto attacco
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


A destra, i funerali di Mohammed Abu Khdeir

Cari amici,

questo è un momento difficile per Israele. Vi ricordate la settimana scorsa, quando i tre studenti rapiti furono trovati uccisi? C'era una grande tristezza, un lutto profondo, che ancora non ci ha abbandonato. Ma si sentiva anche una grande unità del popolo ebraico in questo dolore, e c'era perfino una certa solidarietà intorno a Israele. Chi non aveva mai parlato durante le due settimane della ricerca, aveva espresso una condanna forzata a mezza bocca, o aveva addirittura messo in dubbio il rapimento (l'Onu, l'Europa, il ministro Mogherini, il papa), ora deplorava quelle morti, sembrava comprendere le necessità di sicurezza di Israele. Certo avremmo preferito fare a meno di questo lutto e di queste solidarietà, ma almeno c'era il senso di non essere soli a piangere

I funerali di Eyal, Gilad e Naftali

E' passata una settimana e tutto è cambiato. E' stato ucciso un ragazzo arabo, non si capisce bene né perché ne da chi. C'è un video molto confuso che forse riguarda il rapimento, in cui si vedono delle sagome indistinte che sarebbero i rapitori. La madre ha subito sostenuto che si tratta di “coloni”, senza spiegare perché lo creda. A parte il fatto che non era presente, i “coloni” non hanno fisionomie né abbigliamento diverso dagli altri gruppi che si trovano da quelle parti. Naturalmente la sua attribuzione è stata seguita dall'Autorità Palestinese (  http://www.forumpalestina.org/news/2014/Luglio14/Comunicato-Ministero-Esteri-Palestinese.pdf ), dagli arabi, dai giornali internazionali. Gli stessi che esprimevano dubbi e aggiungevano sempre “presunto” al rapimento dei tre studenti, oggi affermano con sicurezza che il crimine è stato compiuto dai “coloni”. Naturalmente l'omicidio va condannato completamente, da chiunque e per qualunque ragione sia stato compiuto. Ma ci sono altre ipotesi, si è parlato di una guerra fra clan delle famiglie, di un “delitto d'onore” perché forse la vittima era gay. Le indagini sono in corso.

Certo, anche le autorità israeliane attribuirono il rapimento ad Hamas prima di scoprire i corpi. Ma ci sono delle grandi differenze: la polizia aveva registrato la telefonata di uno dei ragazzi e anche se non aveva reagito con adeguata prontezza, ne aveva tratto elementi di indagine (e perfino la convinzione, taciuta per due settimane, che i rapiti fossero già stati uccisi). C'era la macchina del rapimento bruciata, che forniva altri indizi. C'erano i precedenti di numerosi rapimenti fatti e tentati, l'esaltazione continua da parte di Hamas di questi crimini e l'insistente propaganda perché fosseri ripetuti. C'erano fonti di intelligence che permisero di fare i nomi dei rapitori prima che fossero soperte le salme dei ragazzi, in un terreno appartenente al clan dei probabili assassini (che sono ancora a piede libero e certamente molto pericolosi). Niente di tutto questo vale per l'indicazione dei “coloni”. Non vi è mai stata fra gli abitanti dei villaggi e della cittadine oltre la linea verde, né fra i movimenti politici che vi fanno riferimento alcuna propaganda né alcun precedente di rapimento e successivo omicidio di arabi, gli episodi di “price tag” loro attribuiti sono consistiti in piccoli vandalismi infinitamente meno gravi (scritte sui muri, danni alle automobili), non vi sono, a quel che ne sa, elementi di intelligence o indizi che puntino nella loro direzione. Quando alcuni politici israeliani hanno chiesto una punizione del delitto dei tre ragazzi, hanno indicato Hamas, non certo un innocente ragazzino scelto a caso. Le accuse dell'Autorità Palestinese sono puri ragionamenti politici propagandistici, senza alcun sostegno. Hamas è arrivata a riprendere per l'omicidio del giovane arabo le vecchie calunnie medievali dei bambini uccisi per trarne il sangue con cui impastare il pane azzimo per Pasqua ( http://www.jpost.com/Middle-East/Murder-of-Arab-teen-reminiscent-of-Jewish-custom-of-baking-matzas-with-blood-361468 ). Vedremo i risultati delle indagini che certamente arriveranno, perché le autorità israeliane sono seriamente impegnate nell'inchiesta e non hanno cercato di cancellare le prove, come fecero gli arabi al momento del rapimento, chiedendo a tutti coloro che avessero nella zona telecamere di sicurezza di cancellare le registrazioni. Del resto non si sono viste manifestazioni di gioia nella popolazione ebraica, né dolci offerti ai passanti, né saluti e foto inneggianti al crimine, tutto il contrario: generale deplorazione.

Resta il fatto che quest'ultimo delitto (lo ripeto, da condannare senza riserve) sembra aver cancellato nell'opinione pubblica internazionale, la consapevolezza delle difficoltà di Israele che era emersa con il rapimento. Nessuno ha preso atto della morte sospetta avvenuta nello stesso tempo di una donna ebrea di un sobborgo di Gerusalemme ( http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/jewish-woman-found-murdered/2014/07/04/ ), né del tentativo di rapimento denunciato da un'altra donna ( http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4536570,00.html ).

Contemporaneamente si è avuta una vera e propria sollevazione da parte di settori sella società araba israeliana, che hanno inscenato manifestazioni violente in molte città e villaggi israeliani, molto probabilmente organizzate dal movimento islamico affiliato ai Fratelli Musulmani, che già Netanyahu aveva minacciato di sciogliere prima dell'inizio degli incidenti. Ma nello stesso senso di una rivolta generale c'è stata una forte propaganda da parte dell'Autorità Palestinese ( http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=11913 ). Ci sono indizi che le manifestazioni possano degenerare in scontri armati, cioè che ci siano già armi in circolazione ( http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/arab-riots-escalates-to-guns-and-automatic-weapons/2014/07/04/ ).

E poi c'è stato il bombardamento del sud di Israele organizzato da Hamas, con parecchie decine di razzi spediti negli ultimi giorni ( http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/182523 ). Israele ha reagito con molta moderazione a questo attacco, che continua senza interruzione da una settimana: ha ammassato truppe alla frontiera di Gaza e ha spedito l'aviazione a colpire obiettivi terroristici nella striscia, ma senza provocare (evidentemente apposta ) gravi danni, chiedendo sempre di restaurare il precario cessate il fuoco degli ultimi tre anni. La sproporzione fra l'attacco e la rappresaglia è così evidente da indurre a chiedersi il motivo: probabilmente non timidezza da parte del governo Netanyahu, certo non mancanza di mezzi o di determinazione da parte dell'esercito israeliano; bisogna supporre che ci siano forti pressioni internazionali, il timore che la sollevazione araba diventi generale se la rappresaglia su Hamas si sovrapponesse ai tumulti degli arabi-israeliani o la scelta di rendere evidente la necessità di un'operazione militare importante prima di scatenarla.

Certo che questo è un momento difficilissimo, in cui si misura l'isolamento di Israele, la propensione dell'opinione pubblica e dei politici a schierarsi contro, la necessità di fare scelte delicate, di trattenere l'indignazione e la rabbia per la prova durissima subita dalle popolazioni sottoposte all'aggressione araba. Un momento in cui l'assassinio di Eyal, Gilad e Naftali si somma alle sommosse di piazza, ai missili di Hamas, al boicottaggio delle sezioni più ideologiche della società occidentale ( http://www.jpost.com/International/UKs-largest-union-backs-boycott-of-Israel-despite-Labors-calls-to-refrain-361617 ) Non ci resta, a noi che guardiamo questa situazione da lontano con apprensione, che attendere che la situazione si chiarisca e  cercare di chiarire e combattere la propaganda infondata e unilaterale che infuria anche sui media italiani.


Ugo Volli

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