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La Stampa Rassegna Stampa
06.07.2014 Omicidio di Mohammed Abu Khdeir: i risultati dell'autopsia, le indagini, gli scontri
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 06 luglio 2014
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Mohammed è stato bruciato vivo»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/07/2014, a pag. 14, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Mohammed è stato bruciato vivo"

             
Maurizio Molinari    Mohammed Abu Khdeir

Il ragazzo palestinese ucciso giovedì è stato bruciato vivo: il risultato dell’autopsia moltiplica le proteste, estendendole a città arabo-israeliane in Galilea, anche se la polizia ribadisce che «l’inchiesta sul delitto non è ancora arrivata ad una conclusione». È il procuratore generale palestinese, Abdelghani al-Owaiwi, a far sapere di «aver ricevuto i risultati dell’autopsia eseguita sul corpo di Mohammed Abu Khdeir» dai quali si evince che «respirava mentre bruciava ed è morto a seguito delle ustioni sul 90 per cento del suo corpo». È la cenere trovata nei polmoni la prova decisiva ma al-Owaiwi precisa che «l’inchiesta della polizia è ancora in corso» e dunque entrambe le piste ipotizzate sulla matrice restano possibili: criminale per mano di una gang, e politica, per mano di estremisti ebrei intenzionati a vendicare l’uccisione dei tre ragazzi rapiti il 12 giugno e poi uccisi. Per i palestinesi di Shuafat, il quartiere dove vive la famiglia del ragazzo di 17 anni, i responsabili sono i «coloni della Cisgiordania» e alle loro proteste, giunte al quarto giorno, si associano altre comunità arabe: nei quartieri di Beit Hanina, Monte degli Olivi, As Suwaneh e Sur Baher a Gerusalemme Est e anche in Galilea nel «triangolo» di città arabo-israeliane che include Nazaret, dove in mille sono scesi in strada. A Qalansawe, Tayibe, Tira e Baqa al-Gharbiyye manifestanti arabi-israeliani hanno dato battaglia contro la polizia gridando «Intifada» e, in alcune occasioni, gli arabi hanno aggredito automobilisti ebrei, bruciando le macchine. Per il portavoce della polizia, Micky Rosenfeld, «non si tratta di una terza Intifada e si fermeranno» ma il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, tuona contro i cittadini arabi che dimostrano lanciando sassi e molotov: «È inaccettabile, sono cittadini come tutti gli altri, devono essere processati». Il premier Benjamin Netanyahu condivide l’approccio: «Atti intollerabili, gli autori ne risponderanno alla giustizia». Sul fronte di Gaza intanto continuano gli attacchi: Hamas ha lanciato almeno 20 razzi nella giornata di ieri, tentando di colpire anche la città di Beer Sheva per la prima volta dalla fine dell’operazione «Pillar of Defense». Sono almeno 128 i razzi e colpi di mortaio che da Gaza sono stati lanciati verso Israele dal 12 giugno – il giorno dei rapimento dei tre ragazzi ebrei poi uccisi – di cui 11 sono caduti su città e 17 sono stati intercettati dall’IronDome. La ritorsione è avvenuta con nuovi raid aerei su Gaza, nelle ragioni del Sud al confine con l’Egitto per colpire le basi dei lanciatori di mortai.

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