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La Stampa Rassegna Stampa
04.07.2014 La violenza terrorista ? Per Mustafa Barghouti è colpa di Israele
Intervista acritica di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 04 luglio 2014
Pagina: 10
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «“Comincia la Terza Intifada»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/07/2014, a pag. 10, l'intervista di Giordano Stabile a Mustafa Barghouti, capo del partito palestinese "Iniziativa nazionale".
Nel corso dell'intervista Barghouti attribuisce a Israele -  perchè permette gli insediamenti in Giudea e Samaria - la responsabilità della morte di Naftali Frenkel, Gilad Shaar ed Eyal Yfrach e in generale delle violenze in corso, sostiene che Hamas si stia astenenendo dalla violenza, nel momento in cui Israele è continuamente bombardata dai razzi lanciati da Gaza, accusa Israele di rifiutare la soluzione a due stati che l'Anp ha in ogni occasione affossato nei negoziati, e prospetta in alternativa  "un solo Stato, democratico, dove arabi ed ebrei possano vivere insieme". Dal momento che Barghouti ritiene Hamas, un movimento che nella sua carta costitutiva dichiara la volontà di sterminare gli ebrei, un partner di governo legittimo nell'Anp, si può dubitare che lo Stato unico a cui pensa  sarebbe effettivamente democratico e che gli ebrei potrebbero continuare a vivervi.
Infine, Barghouti chiede all' "Occidente" di boicottare e isolare Israele, non solo le "colonie",  "tutto Israele" dato che le colonie sono solo "il terminale di una politica illegale". Forse, per Barghouti,  l'esistenza stessa di Israele ?
A tutto ciò, l'intervistatore Giordano Stabile non oppone nessuna considerazione critica. Le menzogne e di Barghouti e la delegettimazione di Israele da lui compiuta non vengono minimamente contrastate dal giornalista.

Di seguito, l'articolo:


Giordano Stabile  Mustafa Barghouti

Una Terza Intifada? «Sta già scoppiando». Mustafa Barghouti parla da Ramallah. Traspare la tensione che lo circonda. Già ministro, secondo alle presidenziali palestinesi del 2005, fondatore del partito Iniziativa Nazionale, ora sprofonda nel pessimismo. «Ogni nuova vittima è una pietra sulla tomba del processo di pace, sulla soluzione due popoli, due Stati. Ma chi è il responsabile è fin troppo chiaro. Il governo israeliano. Che quella soluzione non l’ha mai voluta, l’ha annegata in un mare di nuovi insediamenti illegali».
Lei ha detto che il responsabile della tragica morte dei tre ragazzi israeliani è Netanyahu. Non è troppo?
«Chi li ha mandati a vivere in insediamenti illegali, in un territorio occupato? Chi li ha esposti al pericolo? Io sono contro la violenza. L’ho sempre condannata. Credo che la Terza Intifada sarà un grande movimento di resistenza non violenta, come in Sudafrica».
Al momento siamo nella spirale vendetta contro vendetta.
«I palestinesi non ci guadagneranno niente. La violenza favorisce solo i disegni di Netanyahu. In cinque anni sono stati uccisi 2 mila palestinesi. Lo sapeva? Ma io sono contro l’occhio per occhio».
Hamas non la pensa così.
«Anche Hamas ha detto chiaramente che reagirà con la forza solo se verrà attaccata dall’esercito israeliano. Se la Striscia verrà invasa».
Ma ci sono grosse differenze fra il suo partito, l’Anp di Abu Mazen e Hamas. Come fate a governare insieme?
«Prima di tutto il nuovo governo di unità nazionale è formato da personalità non politiche. Di proposito. I palestinesi non possono più permettersi di restare divisi. Sotto la pressione degli insediamenti i Territori si stanno trasformando in tanti piccoli Bantustan».
Crede ancora alla soluzione due popoli, due Stati?
«Non dipende da noi palestinesi. Se gli israeliani la vogliono, siamo pronti. Ma stanno andando nella direzione opposta».
Devono fermare gli insediamenti. E poi?
«Abolire tutte le leggi liberticide. Le leggi segregazioniste. Smantellare i 743 checkpoint che tagliano a fette i Territori palestinesi».
Se no?
«Se non vogliono i due Stati punteremo a un solo Stato, democratico, dove arabi ed ebrei possano vivere insieme».
Quello che gli israeliani non accetteranno mai. Che deve fare l’Occidente?
«Premere su Netanyahu. Servono sanzioni, estendere il boicottaggio».
Si riferisce alle sanzioni contro le aziende che operano nelle colonie in Cisgiordania?
«Non solo su quelle. Su tutto Israele. Le colonie sono il terminale di una politica illegale».

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