Israele agisca senza curarsi del giudizio del mondo 04/07/2014
Ho letto con interesse l'ultima cartolina di Ugo Volli ("Complicità oggettiva") e, come è¨ spesso il caso, condivido in gran parte quanto lui dice sulla complicità dell'Occidente riguardo alla guerra terroristica dei Palestinesi contro Israele. i paesi occidentali, se da un lato fanno della sicurezza di Israele una questione di principio, soprattutto per ragioni storiche, dall'altro si pongono oggi in chiaro antagonismo alla politica e alle ragioni dello stato ebraico, e diventano indirettamente, ma comunque in piena coscienza della scelta, sostenitori e collaboratori dei nemici di Israele.. L'Europa rivela in questa attitudine un pregiudizio anti-israeliano che è chiaro indice di antisemitismo. Pertanto Israele si trova a dover combattere su due fronti principali (oltre alla minaccia sempre incombente dell'atomica iraniana), preso tra il fuoco incrociato del terrorismo palestinese e confinante da una parte e dalla non meno pesante e più che mai complice ostilità diplomatica e mediatica del mondo occidentale dall'altra, ostilità che irrazionalmente mira ad accrescere la pressione su Israele affinchè soddisfi le impossibili condizioni poste dai Palestinesi ai fini di una finta pace. . Il vero problema però e qui sta il punto,è insito in Israele stessa, incapace com'è di liberarsi dalla morsa stretta attorno a lei, troppo vulnerabile alle critiche e alle pressioni interne e esterne, soprattutto dei paesi occidentali, troppo paurosa di essere mal giudicata e di perdere il loro sostegno, di cadere in un isolamento senza via d'uscita. Il palpabile timore israeliano di attirarsi le ire degli "alleati occidentali", la mancanza di una coerente politica indipendente da intromissioni esterne, le contraddittorie e confuse affermazioni espresse a caldo da vari ministri, i cedimenti al ricatto e i tentennamenti del governo israeliano - tutto ciò trasmette un segnale di apparente e generale debolezza dà vigore ai suoi nemici, incoraggiandoli nella loro costante offensiva terroristica, mediatica e diplomatica. E' un errore affrontare le aggressioni esterne sotto il costante timore dello spettro di un possibile boicottaggio globale di Israele, perché il paventato boicottaggio ha ben poche probabilità di concretizzarsi realmente, e già solo per il fatto che esso andrebbe a toccare in primo luogo i Palestinesi che il mondo ha adottato come suoi beniamini. E' un errore credere che l'antisionismo e l'antisemitismo possano sparire mostrandosi malleabili e attenti a non urtare le "sensibilità " altrui; anzi, probabilmente l'effetto è il contrario. E' un errore pensare che lo status quo possa essere mantenuto senza un deterioramento progressivo della situazione per Israele sul fronte terroristico e politico-diplomatico. Quindi, e per concludere, non basta più semplicemente reagire alla violenza e alle minacce che piovono incessantemente sul paese. Israele deve finalmente imparare di nuovo ad agire in base ai suoi vitali interessi, a prescindere da cosa possa dire o maledire il mondo, in particolare l'Occidente ipocrita e opportunista. L'immagine di un Israele tenace e deciso, che non si lasci più irretire nelle maglie e nei ricatti dei nemici, ma nemmeno piegare alle pressioni dei presunti amici (sempre pronti a biasimare, esortare, condannare e minacciare in nome di principi astratti e preconcetti), cambierà in modo positivo e determinante la sua posizione, riaffermando con vigore l'autonomia e la forza intrinseca del paese. Israele deve vincere innanzitutto la paura che ha degli altri, del loro giudizio e della loro condanna, solo così potrà tornare a vincere le sfide che le si pongono innanzi, e non solo sul campo di battaglia.
lettera firmata
Siamo d'accordo con lei sul fatto che Israele debba agire senza curarsi del giudizio del mondo. Secondo le parole di Golda Meir citate da Ugo Volli ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=54006 ) , preferendo le sue "condanne" alle sue "condoglianze", spesso ipocrite. Redazione IC