Gli imperdibili da mettere in valigia
i consigli letterari di Giorgia Greco
Giorgia Greco
“….i libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante; e il singolo libro non insinua soltanto se stesso nel nostro animo, ma fa penetrare in noi anche i nomi di altri, e così l’uno fa venire il desiderio dell’altro” (Lettera del 1346 di F. Petrarca all’amico Giovanni Anchiseo)
Da quel lontano 1346 i libri hanno cambiato aspetto e forma ma continuano ad essere compagni di strada preziosi, insostituibili occasioni per imparare o per divertirsi e le librerie luoghi di condivisione, scambio, crescita.
Dalla nostra libreria virtuale abbiamo scelto alcuni titoli fra le ultime novità pubblicate che speriamo possano accompagnarvi nelle giornate di riposo al mare, in montagna o semplicemente nella tranquillità della vostra casa.
L’amore violato Naomi Ragen
Newton Compton
Il mondo ebraico ortodosso dipinto nelle mille sfumature che lo compongono è il tessuto narrativo nel quale si innestano le storie di Naomi Ragen.
Scrittrice americana di successo che da trent’anni vive a Gerusalemme, giornalista del Jerusalem Post, autrice apprezzata di bestseller, Ragen si occupa anche di questioni legate al mondo ebraico e di diritti umani tenendo conferenze in tutto il mondo.
Presente all’ultima edizione del Salone del libro di Torino ha raccontato alle numerose persone venute ad ascoltarla la storia della propria vita e gli affascinanti personaggi femminili dei suoi romanzi pubblicati in Italia dalla casa editrice Newton Compton. Appartengono alla trilogia “haredi”: “Una moglie a Gerusalemme”, “L’amore proibito” e “L’amore violato”. Con quest’ultima opera, recensita in queste pagine, l’autrice ha voluto penetrare le ossessioni della sua infanzia descrivendo un quartiere di New York, città dove è nata, per fare un confronto fra la vita delle donne haredi della Diaspora e quelle rimaste in Israele. Descrivendo indimenticabili figure femminili la penna sapiente di Naomi Ragen ci regala il ritratto impietoso di una società colta nella sua complessità e nelle mille contraddizioni che la caratterizzano.
Ignorata dalla critica italiana, forse per le sue posizioni politiche prive di pregiudizi nei confronti di Israele, Ragen è una scrittrice di talento che merita di essere conosciuta e apprezzata dal maggior numero possibile di lettori.
Un caso di scomparsa Dror A. Mishani
Guanda
In un panorama letterario pressoché saturo di gialli l’eccellente detective novel di Dror Mishani, editor e docente di letteratura all’Università di Tel Aviv spicca per il paese da cui proviene lo scrittore, Israele, un luogo dalla letteratura molto fiorente ma poco incline a frequentare i thriller o i romanzi polizieschi.
Impegnati per molto tempo a rafforzare l’identità nazionale in una società ricca di ideali ma lontana dalla prosa di intrattenimento e a confrontarsi con protagonisti dall’aurea mitica dell’eroe come un agente del Mossad, gli scrittori israeliani solo recentemente si sono avvicinati a questo filone narrativo.
Il romanzo di Mishani, che si legge d’un fiato, ha per protagonista un detective di origini marocchine dai modi goffi e impacciati ma capace di grande empatia con i suoi interlocutori che si trova alle prese con la sparizione di un adolescente in un quartiere mizrahi, Holon, lo stesso in cui è nato e cresciuto l’autore.
Convinto che in Israele non vi siano serial killer o criminali efferati e che i delitti che avvengono sono da imputarsi a un parente o a un vicino di casa, l’ispettore Avraham Avraham cerca di tranquillizzare con eccessiva leggerezza la madre del giovane Ofer recatasi negli uffici della polizia per denunciarne la scomparsa. Vincitore del Premio letterario Adei Wizo edizione 2014, quello di Mishani è un thriller dalla trama incalzante, ricco di colpi di scena e sostenuto da una prosa eccellente che assicura una lettura avvincente dalla prima all’ultima pagina.
Yoshe Kalb Israel J. Singer
Adelphi
Romanzo dal ritmo incalzante scritto nel 1932 e pubblicato a puntate sul Jewish Daily Forward a New York dove l’autore si era trasferito nel 1933, narra la storia vera di un personaggio realmente vissuto in Galizia le cui vicende turbarono per molto tempo la comunità chassidica del luogo. La straordinaria vena affabulatoria dello scrittore che ci ha regalato opere imperdibili come I fratelli askenazi e La famiglia Karnowski, dà vita a un grande affresco delle comunità dei chassidim galiziani di quell’epoca descrivendo un mondo percorso da invidie, lotte intestine per il potere, mendicanti e ricchi aristocratici, credenze, superstizioni e ossessivi rituali colti con implacabile razionalità. Pagina dopo pagina si snoda la tematica centrale dell’ebreo errante, metafora della crisi di identità del primo ‘900 attraverso la storia di una doppia identità che l’autore interpreta alla luce della religione ebraica: l’identità religiosa è una e indivisibile. Può un ebreo essere assimilato?
La mia terra promessa Ari Shavit
Sperling & Kupfer
Giornalista, commentatore politico e editorialista di Haaretz, Shavit ha scritto un saggio appassionante e rigoroso nel quale racconta il suo paese, Israele, che sessantacinque anni dopo la sua fondazione deve ancora affrontare alcune questioni fondamentali riguardo alla sua esistenza e al suo futuro. Partendo dalla storia del bisnonno inglese e sionista che arriva in Palestina a fine Ottocento senza accorgersi degli arabi che vi abitavano, l’autore ci fa incontrare i pellegrini sionisti che nel 1897 partono per la Giudea convinti che solo nella madrepatria potranno ritrovare la loro identità; il giovane agricoltore che nel 1920 piantando un aranceto dà avvio al mercato degli agrumi; i soldati del centro di Gaza Beach sorto dopo l’Intifada del 1987. Attraverso interviste, documenti storici e testimonianze dirette Shavit ci restituisce un meraviglioso affresco della sua patria e della tragedia che mette in pericolo la sopravvivenza stessa di Israele, unendo in modo magistrale la dimensione storica e quella umana.
Storia degli ebrei italiani Riccardo Calimani
Vol. 1 Dalle origini al XV secolo
Vol. 2 Dal XVI al XVIII secolo
Mondadori
Per chi ama la Storia e desidera approfondire quella degli ebrei italiani non c’è nulla di meglio che immergersi nei primi due volumi dell’eminente studioso di ebraismo Riccardo Calimani.
La storia bimillenaria delle comunità ebraiche in Italia è la straordinaria avventura, tanto tormentata quanto poco nota, di una minoranza che ha saputo radicarsi capillarmente in tutto il territorio del nostro paese, dalle Alpi alla Sicilia, dal Friuli alla Sardegna e che, malgrado le umiliazioni e le vessazioni subite da parte delle autorità politiche ed ecclesiastiche locali, è riuscita a salvaguardare sempre le proprie tradizioni e la propria identità culturale partecipando attivamente alla vita sociale ed economica dei luoghi in cui si è insediata.
Nel primo volume lo storico ricostruisce la libera alleanza degli ebrei con la Roma repubblicana, i secoli dell'esilio dopo la distruzione di Gerusalemme (70 e.v.) voluta dall'imperatore romano Tito, per arrivare al rimescolamento delle varie comunità ebraiche del Vecchio Continente provocato dalla loro espulsione dalla Penisola iberica alla fine del XV secolo. Il vero punto di svolta di questo complesso itinerario è costituito dall'editto di Costantino (313), che, legittimando la cristianità, inaugura la lunga stagione dell'incontro-scontro tra giudaismo della diaspora e Chiesa di Roma.
Nel secondo volume Calimani ripercorre i tre secoli cruciali che vanno dall'espulsione nel 1492 degli ebrei dalla Penisola iberica e da tutti i domini spagnoli alla Rivoluzione francese (1789) e all'Impero napoleonico, fino alla Restaurazione di inizio Ottocento. Una storia contrassegnata da una radicale redistribuzione territoriale degli insediamenti ebraici - presenti, dal Cinquecento, quasi esclusivamente nelle regioni centro-settentrionali del nostro Paese - e, dal punto di vista politico e religioso, dalla poderosa influenza dell'Inquisizione e dai rigori della Controriforma. Punto di svolta decisivo di questa fase della storia della comunità ebraica italiana è l'istituzione del ghetto romano ("il serraglio degli ebrei") sancita dalla bolla di Paolo IV Cum nimis absurdum del 1555. Una scelta di segregazione, quella del ghetto, ideata a Venezia nel 1516, che si sarebbe estesa da Roma a numerose città della Penisola. E se è vero che fu applicata in modi diversi dai principi e signori locali, che agivano in funzione della loro autonomia dalla Santa Sede o per semplice convenienza di potere, a rimanere invariato fu invece il rapporto contraddittorio tra mondo cristiano e mondo ebraico, in bilico tra bisogni e interessi concreti e le ricorrenti pulsioni teologiche contro il "popolo maledetto"...
Agguato ai Nibelunghi Roni Dunevich
Mondadori
L’autore che ha pubblicato tre romanzi di spionaggio, in testa nelle classifiche in Israele, con lo stesso protagonista Alex Bartal, ha lavorato come copywriter e art director pubblicitario prima di diventare scrittore. Questa sua prima opera pubblicata in Italia è un thriller avvincente, dall’ottimo ritmo narrativo in cui l’attualità di mescola al passato dell’Olocausto in un racconto di stampo cinematografico. Quando Galia, un'agente speciale israeliana impegnata in una pericolosa missione in Turchia, viene catturata dalle autorità locali, Alex Bartal, che dirige la divisione operativa del Mossad dal quartier generale di Glilot, decide di intervenire per salvare la vita della coraggiosa collega. Questa vicenda non solo scatena un'ulteriore crisi in Medio Oriente ma è anche l'inizio di una misteriosa catena di delitti: uno dopo l'altro, infatti, molti agenti israeliani "dormienti", appartenenti al cosiddetto "Anello dei Nibelunghi", vengono eliminati. Non si conoscono tra loro e nessuno sa chi siano tranne chi li comanda, la cui identità è custodita gelosamente dal capo del Mossad. Convinto che tra i Nibelunghi si nasconda una talpa, Alex Bartal parte alla volta di Berlino per incontrare questo misterioso personaggio, ma l'uomo scompare subito dopo in circostanze oscure. Ha così inizio per Alex una corsa contro il tempo per anticipare le mosse del traditore che continua inesorabile a lasciarsi alle spalle una lunga scia di sangue.
Gli ebrei e le parole.
Alle radici dell’identità ebraica Amos Oz – Oz Salzberger Fania
Feltrinelli
Perché le parole sono così importanti per così tanti ebrei? Il romanziere Amos Oz e la storica Fania Oz-Salzberger si avventurano lungo le varie epoche della storia ebraica per spiegare la fondamentale relazione che esiste tra gli ebrei e le parole. Mescolando narrazione e studio, conversazione e argomentazione, padre e figlia raccontano le storie che stanno dietro ai nomi, ai proverbi, alle dispute, ai testi e alle barzellette più duraturi dell'ebraismo. Secondo loro, queste parole compongono la catena che lega Abramo agli ebrei di tutte le successive generazioni. Usando come cornice per la discussione questioni quali la continuità, le donne, l'atemporalità, l'individualismo, i due Oz riescono con maestria a entrare in contatto con personalità ebraiche di ogni tempo, dall'anonimo autore del "Cantico dei Cantici", passando per oscuri talmudisti, fino agli scrittori contemporanei. Suggeriscono che la continuità ebraica, persino l'unicità ebraica, non dipenda tanto da alcuni luoghi essenziali, monumenti, personalità eroiche o rituali, quanto piuttosto dalle parole scritte e da un confronto che si perpetua tra le generazioni. Ricco com'è di cultura, poesia e umorismo, questo libro è un viaggio tra le parole che sono al centro della civiltà ebraica e porge la mano al lettore, qualsiasi lettore, perché si unisca alla conversazione. Un libro affascinante, capace di avvincere come un romanzo.
I fratelli Oppermann Lion Feuchtwanger
Skira
Nel gennaio del 1941 la sorte dell'Europa e del mondo sembravano segnate [...]: avevamo letto 'I fratelli Oppermann' di Feuchtwanger, importato nascostamente dalla Francia, in cui si descrivevano le 'atrocità naziste'; ne avevamo creduto una metà, ma bastava..." (Primo Levi, "Il sistema periodico"). Questo romanzo che ricorda il capolavoro di Israel Singer, La famiglia Karnowski, è la storia di un'agiata famiglia di ebrei tedeschi travolta dall'avvento del nazismo, un racconto quasi profetico nel descrivere gli avvenimenti storici, pur essendo stato pubblicato nel 1934. Una società ora inconsapevole, ora politicamente impreparata, ora volutamente cieca di fronte alla Storia assiste all'affacciarsi del nazismo nella Germania degli anni Trenta: passato e futuro si fondono nella saga degli Oppermann, che da cittadini benestanti ed emancipati di una Berlino all'avanguardia precipitano nel vortice di una tragedia reale, fatta di svastiche, camicie brune, discriminazioni, inganni e tradimenti.
L’autore, romanziere e commediografo tedesco di origine ebrea che per la sua netta opposizione al nazismo andò in esilio prima in Francia e poi in America, dove rimase fino alla morte, ci ha regalato un’opera imperdibile, da leggere e consigliare agli amici.
La valigia quasi vuota Haim Baharier
Garzanti
Con questo libro l’autore sceglie per la prima volta di raccontare la sua vita avventurosa e girovaga: l'infanzia nella Francia degli anni Cinquanta e i suoi primi maestri, le amicizie e gli immancabili scontri con i coetanei, l'arrivo di monsieur Chouchani, mitica figura di clochard colto e claudicante, i rapporti con il mondo intellettuale dei sopravvissuti alla Shoah che frequenta la capitale francese. È qui che il giovane Baharier comincia a scrivere e a studiare, come allievo di Emmanuel Lévinas, uno dei maggiori filosofi del Novecento, e di Léon Askénazi, il padre della rinascita del pensiero ebraico in Francia, prima di trasferirsi negli Stati Uniti per approfondire la matematica e poi la psicoanalisi. Nel frattempo diventa commerciante di gioielli nell'impresa di famiglia, senza mai tralasciare lo studio dei testi sacri, fino a giungere in Italia. Qui l'autore reinventa la sua vita, svolgendo un'apprezzata attività di cura psicoanalitica e consulenza aziendale fondata sul Talmud e conducendo esclusive e memorabili lezioni di ermeneutica ed esegesi biblica. Ne "La valigia quasi vuota" Haim Baharier si racconta con sincerità, riuscendo a unire vicende private e grandi avvenimenti storici. Gli incontri, i luoghi e le esperienze vissute diventano così simboli da interpretare e da cui trarre insegnamenti.
Contro il giorno della memoria Elena Loewenthal
ADD Editore
Il 27 gennaio di ogni anno si evoca il ricordo della Shoah. Si organizzano eventi, incontri, celebrazioni ufficiali. Ma che cosa sta diventando questo Giorno della Memoria? Una cerimonia stanca, un contenitore vuoto, un momento di finta riflessione che parte da premesse sbagliate per approdare a uno sterile rituale dove le vittime vengono esibite con un intento che sembra di commiserazione, di incongruo risarcimento. Ma la memoria che si sventola in quella data non è degli ebrei, è dell'Europa intera: deve essere elaborata e fatta propria, non diventare uno spazio da addobbare con la retorica. Elena Loewenthal scrittrice e traduttrice torinese di origine ebraica che lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce letteratura israeliana dà voce ai suoi dubbi e alle sue riflessioni su quello che per lei è un grande errore collettivo, l'errore di chi vuole, per un giorno soltanto, provare ad addolcire una coscienza civile per alleggerire il senso di colpa.
Mosè ci ha portato nell’unico posto senza petrolio
A cura di Angelo Pezzana
Bollati Boringhieri
Un’ottima strada per avvicinarsi alla cultura ebraica è cominciare dalle storielle e dalle barzellette.
E dopo il successo dell’antologia sullo humour gay Si fa… per ridere, Angelo Pezzana, cofondatore del Salone del Libro di Torino e di FUORI!, primo movimento di liberazione omosessuale, oltre che direttore editoriale di Informazione Corretta dal 2000, si concentra sull’umorismo ebraico, raccogliendo divertenti storielle inedite.
«L’umorismo non è rassegnato ma ribelle», scriveva Sigmund Freud nel suo celebre Motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905). È la definizione più sintetica e precisa del Witz, del motto di spirito. Sarcastico e sfrontato, molto spesso provocatorio, spesso travolgente. E quasi sempre di argomento ebraico. Il Witz, spiega Freud, «rappresenta anche il principio del piacere, che sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali». Infatti di avversità gli ebrei se ne intendono. Si potrebbe quasi affermare che con le avversità abbiano maturato una certa empatia. Per carità, commentano i maestri, non scherziamo, ma nella vita ci vuole pazienza e umanità. Ed è proprio vero che dove non c’è umorismo, non c’è umanità. Una raccolta di storielle ebraiche imperdibile da leggere per divertirsi e imparare.
Poichè in vacanza si ha più tempo non solo per leggere ma anche per cucinare chiudiamo questa breve selezione di libri con una divertente raccolta di tradizioni culinarie degli ebrei romani augurandovi buona lettura e…buon appetito!
L’ebraismo vien mangiando Sandra Di Segni
Giuntina
L'ebraismo è una cosa che si mangia? Sembrerebbe di sì, a giudicare da queste esilaranti storielle di cucina e tradizioni giudaico-romanesche. Dai carciofi alla giudìa alle pizzarelle col miele, emerge una serie di divertenti quanto credibili bozzetti di riunioni familiari che ruotano attorno alla tavola, di tradizioni che si trasmettono (o si perdono) in cucina di madre in figlia, culminando in un "Glossario" che si candida a diventare un sarcastico Tommaseo della riunione di famiglia. Questo libro ci offre la risposta made in Italy al mito della Yiddishe Mame, completato dalle illustrazioni di Monica Incisa che interpretano egregiamente lo spirito pungente del testo.
Giorgia Greco