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La Stampa Rassegna Stampa
30.06.2014 Netanyahu: barriera difensiva contro lo 'Stato islamico'
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 30 giugno 2014
Pagina: 12
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Iraq, l'Isis proclama il Califfato 'Uniremo il mondo islamico'»
Riprendiamo, dalla STAMPA di oggi, 30/06/2014, a pag. 12, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Iraq, l'Isis proclama il Califfato 'Uniremo il mondo islamico' ".


Maurizio Molinari  Benjamyn Netanyahu

GERUSALEMME Abu Bakr al Baghdadi corona il sogno di Osama bin Laden e dichiara la nascita del Califfato jihadista con un editto che ne descrive l'estensione: da Aleppo a Diyala, alla periferia di Baghdad. L'annuncio segue di pochi giorni la conquista delle aree di frontiera fra Iraq e Siria che garantiscono continuità territoriale alle aree controllate dai jihadisti sunniti e per formalizzare la nuova realtà al Baghdadi cambia nome all'organizzazione nata nel 2013: lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) diventa semplicemente Stato Islamico (Is) ratificando il superamento dei due Stati creati all'indomani della fine della Prima Guerra Mondiale dalle potenze coloniali europee sulla base dell'accordo Sykes-Picot del 1916. Il portavoce di Al Baghdadi, Abu Mohammed alAdnani, parla di «restaurazione del Califfato» adoperando una terminologia che, sulla base della legge islamica, indica nel Califfo il successore legittimo di Maometto. E' tale interpretazione che spiega perché  al-Adnani fa appello alle altre organizzazioni jihadiste - da Al Qaeda ad Al-Nusra fino ai gruppi salafiti - affinché «aderiscano allo Stato Islamico» consentendogli di rafforzarsi e affrontare le sfide militari immediate, a cominciare dalla battaglia di Tikrit dove l'esercito iracheno insegue la riconquista. Ciò significa che al-Baghdadi tenta di portare a termine il progetto di essere lui a riunire i jihadisti, sfidando in primo luogo Ayman al Zawahiri divenuto leader di Al Qaeda dopo l'eliminazione di Osama bin Laden. In attesa di vedere come Al Qaeda e Al Nusra - che in Siria risponde agli ordini di al-Zawahiri - reagiranno alla sfida, al-Baghdadi inizia da subito ad emettere editti firmandosi «II Principe dei Fedeli». Nelle ultime 72 ore in più località siriane sono state eseguite dai jihadisti crocefissioni di una dozzina di ladri sulla base di tali «editti del Principe». Il superamento dell'ordine geopolitico frutto di Sykes-Picot, che avevano spartito i resti dell'ultimo impero musulmano, quello ottomano, fra Gran Bretagna e Francia, apre la strada alle rivendicazioni regionali di altre due grandi etnie: gli sciiti e i curdi. I primi sono in maggioranza nel Sud dell'Iraq, dove godono del fermo sostegno di Teheran, mentre i secondi controllano il Kurdistan iracheno, da Erbil a Suleymania, e alcune aree della Siria dell'Est. Proprio ai curdi si è riferito ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu affermando che «lo Stato ebraico deve riconoscere le legittime aspirazioni all'indipendenza del Kurdistan» lasciando intendere che nel grande gioco strategico che si apre sulle rovine di Iraq e Siria, Gerusalemme punta a un legame privilegiato con i curdi. In forza di un legame antico fra i due popoli ed anche di interessi concreti, testimoniati dal recente inizio della vendita di petrolio curdo al porto di Ashkelon. Sostenere i curdi per Netanyahu significa muovere una pedina contro Siria, Iran e Turchia - accomunate dall'ospitare regioni curde - e smarcarsi ancor più dagli Usa, difensori dell'unità irachena. Ma soprattutto Israele si prepara a sostenere l'impatto del Califfato: da qui l'annuncio di Netanyahu della costruzione di una «barriera anti-islamici da Eilat al Golan». Facendo intendere la debolezza della Giordania. Sono le doglie di un nuovo Medio Oriente, che si sommano a quanto avviene a Gaza dove i continui razzi di Hamas spingono Israele a mettere in preallarme le truppe con il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, che avverte: «Potremmo rioccupare tutta la Striscia».

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