IC 7 - Il commento di Claudia De Benedetti Dal 22/06/2014 al 28/06/2014
Testata: Informazione Corretta Data: 30 giugno 2014 Pagina: 1 Autore: Claudia De Benedetti Titolo: «Il commento di...»
Il commento di Claudia De Benedetti Dal 22/06/2014 al 28/06/2014
Claudia De Benedetti
Tre giovani mamme d’Israele vivono lunghissimi, interminabili giorni di angoscia nell’attesa di poter riabbracciare liberi i loro figli Eyal Gilad e Naftali: giovani che tornavano a casa da scuola e sono stati rapiti perché israeliani, perché ebrei. Una folta missione di solidarietà guidata dal presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici è andata in questi giorni a Kfar Etzion, dove i tre ragazzi studiano in una scuola religiosa. I partecipanti, indossando una maglietta bianca con l’hastag #bringbackourboys, hanno testimoniato con la loro presenza e con il loro affetto di aver ben radicato nel cuore l’insegnamento ebraico che incoraggia ogni ebreo ad impegnarsi per essere responsabile del proprio fratello. A Nof Ayalon, dove abita uno dei tre ragazzi rapiti, l’abbraccio commosso e la preghiera collettiva con le famiglie dei giovani sono stati momenti altamente significativi. E il popolo ebraico ancora una volta, come troppo spesso nella sua storia, si stringe intorno alle famiglie israeliane colpite dall’odio efferato, testimonia la sua unione, la sua solidarietà, la sua partecipazione. I maestri della tradizione ebraica insegnano che dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme parte della sacralità che esso custodiva si è trasferita nella vita familiare, che la tavola intorno alla quale la famiglia si riunisce ha assunto qualcosa del ruolo dell'altare. Se il popolo ebraico vive da quasi duemila anni senza quello che era il cuore pulsante della sua vita, la condizione per cui, come dice la Torah, il divino abitava in mezzo al popolo, ciò è accaduto perché il senso di appartenenza, l'identità, i valori, la vita ebraica sono stati custoditi nelle famiglie, prima di tutto dalle spose di Israele. La famiglia è il luogo dell'educazione, della trasmissione, della pratica quotidiana dell'ebraismo, la cellula viva del popolo di Israele. Proprio con la forza che viene da una vita religiosa autentica e radicata nel profondo del cuore, Rachel Frankel, madre di Naftali, ha trovato la forza di salire su un aereo, volare a Ginevra e parlare al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Accanto a lei le madri di Eyal e Gilad. Riporto le sue parole perché sono esemplari, umane, disarmanti nella loro chiarezza:“Mio figlio Naftali ha 16 anni, adora suonare la chitarra e giocare a basket. È un bravo studente e un bravo ragazzo, serio e allegro al tempo stesso. Eyal ama fare sport e cucinare. Gilad è un pasticciere dilettante ed è appassionato di cinema. Mio figlio mi ha mandato un messaggio col suo telefonino dicendomi che stava rientrando a casa, poi è sparito. L'incubo di ogni madre è aspettare, è che l'attesa che il proprio figlio torni a casa sia infinita. Vogliamo esprimere la nostra profonda gratitudine per le preghiere, il sostegno e tutta l'energia positiva che ci sono arrivati da ogni parte del mondo. In questa assemblea, vorrei ringraziare il Segretario generale delle Nazioni Unite per aver condannato il rapimento dei nostri ragazzi, esprimendo solidarietà alle nostre famiglie, e per aver chiesto il loro rilascio immediato. Ringrazio anche la Croce rossa internazionale per aver affermato chiaramente che le leggi umanitarie internazionali vietano la presa di ostaggi, e per aver preteso il rilascio immediato e incondizionato dei nostri ragazzi. Al tempo stesso, io credo che molti potrebbero e dovrebbero fare molto di più. E per questo motivo che oggi noi tre madri siamo qui, davanti alle Nazioni Unite e davanti al mondo intero, per chiedere a tutti di fare tutto ciò che potranno per riportare a casa i nostri figli. È sbagliato sequestrare i bambini - bambini e bambine innocenti - e usarli come strumenti di qualsiasi lotta. E crudele. Questo consesso ha il compito di tutelare i diritti umani. Vorrei chiedere dunque: ogni bambino non ha il diritto di tornare a casa propria sano e salvo da scuola? Noi vogliamo soltanto che i nostri figli tornino nelle nostre case, nelle loro camerette. Vogliamo riabbracciarli”. Desidero concludere queste mie considerazioni proponendo alcuni dati riportati da Yoram Ettinger ( http://www.theettingerreport.com/Overseas-Investments/Financial-Times--boycott-of-Israel-falters.aspx) che meritano di essere considerati per comprendere quale straordinario paese sia Israele. Dal 1984 al 2013 la popolazione è cresciuta da 4,1 a 8,2 milioni di persone; l'inflazione annua è stata ridotta dal 447% all’1,5%; le riserve di valuta straniera sono cresciute da 3,3 a 90 miliardi di Dollari USA; le esportazioni sono salite da 10 a 90 miliardi di Dollari USA. Si è ridotto il rapporto deficit/PIL dal 17% al 2,5%; si è ridotto il rapporto spese per la difesa/PIL dal 20% to 5.5%; è aumentato il PIL da 26 miliardi di dollari a quasi 300 miliardi di Dollari USA e il PIL pro capite annuo è salito da 7.000 a 39.000 dollari USA. Nonostante il terrorismo, nonostante i boicottaggi, nonostante la terribile instabilità e violenza da cui è circondato, lo stato di Israele avanza e progredisce non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale, politico e culturale. http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90