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Ugo Volli
Cartoline
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L' impazienza di sua eccellenza – e ciò che essa rivela 29/06/2014
L' impazienza di sua eccellenza – e ciò che essa rivela
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra, Lars Faaborg-Andersen, ambasciatore dell'Unione Europea in Israele



Cari amici,

ci sono dei momenti della storia in cui il carattere dei popoli si rivela in discorsi, per lo più sotto la forma retorica dell'impazienza e dello sdegno. Ricordate per esempio il famoso discorso della corona del 10 gennaio 1859 di Vittorio Emanuele II (probabilmente scritto da Cavour) in cui il futuro re d'Italia affermava che “mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi”? Be' qualcosa del genere sta accadendo anche con l'Europa. Il nostro continente, ha dichiarato Lars Faaborg-Andersen, suo ambasciatore in un paese del Medio Oriente che vi dirò fra un attimo “sta perdendo la pazienza”; o meglio, la stanno perdendo alcuni suoi grandi paesi che non sopportando le prudenze e i ritardi opposti da altri stati meno audaci, hanno deciso di agire da soli.

Mi sembra un proposito nobile, anche se forse non troppo comunitario. Vi chiederete, immagino, per che cosa questi paesi siano così arrabbiati da perdere addirittura la pazienza – dote che agli stati non dovrebbe mancare. Forse sono sdegnati per gli undicimila bambini morti (oltre ad altri centocinquantamila adulti) in Siria? Per la sistematica caccia ai cristiani che la nuova banda islamista dell'Isis persegue in Iraq e in Siria? Per i rapimenti di donne e bambini a centinaia che praticano i terroristi islamici di Boko Haram in Nigeria e Mali? Per i trucchetti con cui gli ayatollah coprono il loro progetto di armamento atomico e di dominazione globale ? Per la violazione continua dei diritti umani in Somalia e in Sudan ? Per il caos libico ? Per i processi egiziani in cui le condanne a morte si distribuiscono a centinaia per seduta ? Per il sistematico finanziamento del terrorismo in tutto il Medio Oriente realizzato dal Qatar e la sua propaganda televisiva da parte di Al Jazeera, tv di proprietà dello stesso emiro del Qatar ? Magari addirittura per il terrorismo palestinese, il rapimento di tre studenti sulla strada del ritorno da scuola e la serie interminabili di missili sparati da Gaza che continuano a piovere sulle città israeliane, cioè sui civili... Ma no, figuriamoci!

Il grande ambasciatore  Lars Faaborg-Andersen, con quel nome un po' fiabesco e la faccia sofferta da vero diplomatico dei diritti civili non vive infatti in nessuna delle ridenti capitali degli stati che vi ho citato, né a Damasco, né a Baghdad né al Cairo né a Teheran. Sta a Gerusalemme – o meglio lavora a Gerusalemme quando deve parlare col governo presso cui è ambasciatore, dato che questo ha sede lì – ma tiene casa e ufficio a Tel Aviv, perché la generosa “comunità internazionale” pensa di dover decidere lei qual è la capitale di Israele e in genere considera il clima marittimo più confacente ai suoi rappresentanti di quello di montagna... come se la Bolivia decidesse lei che la capitale d'Italia dev'essere Firenze e non Roma, non avendo mai inghiottito la breccia di Porta Pia. A parte queste lepidezze, è l'ambasciatore europeo in Israele che ha spiegato che alcuni paesi europei (alcuni e non tutti, né l'organizzazione nel suo complesso) avevano perduto la pazienza (http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/EU-envoy-European-losing-patience-with-Israel-over-settlement-building-360810). Chissà perché l'ha fatto lui, visto che si tratta di Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna ( http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/182235), tutti stati che mantengono delle costose ambasciate a Gerusalemme, anzi a Tel Aviv, anche loro per quella buffa diplomatica preferenza della spiaggia alle montagne della Giudea. E magari la spiegazione potevano darla gli ambasciatori dei singoli stati, visto che sanno parlare e conoscono bene l'inglese, da quel che mi risulta.

Fatto sta che la pazienza non l'hanno persa per tutti i buoni motivi che vi ho detto sopra, ma per le costruzioni negli insediamenti israeliani oltre la linea verde. Le quali peraltro sono relativamente poche (che volete che sia programmare un migliaio di appartamenti l'anno, una ventina di condomini su una popolazione di seicentomila abitanti, come Firenze e Bari messi assieme; programmare, dico, perché non sono state realizzate), non in nuovi insediamenti, ma all'interno di città e villaggi che risalgono agli anni Settanta del secolo scorso, o magari sono sobborghi di Gerusalemme. Ora queste costruzioni sono perfettamente legali, perché sono fatte non in un territorio occupato, come scrivono gli ignoranti ideologici che governano l'Europa, ma in una regione geografica che, secondo gli accordi di Oslo sottoscritti da Israele e dall'OLP (la casa madre dell'Autorità Palestinese) devono essere assegnati secondo trattativa diretta fra le parti e fino ad allora sono amministrati in tre zone, una palestinese una mista e una israeliana, dove per l'appunto si progettano le costruzioni.(  http://www.focusonisrael.org/2013/09/24/israele-confini-1967-diritto-internazionale/  )


Federica Mogherini e Yasser Arafat

Che cosa hanno fatto i governi che hanno perso la pazienza? Hanno emesso un comunicato in cui ammoniscono gli imprenditori locali a non investire nelle attività situate oltre la linea verde, che sarebbe a loro dire illegale e rischioso. Lo ha fatto anche l'Italia, con quella simpatica ragazza di  Mogherini, di cui ho visto delle belle foto ricordo con Arafat, che ha scelto proprio il momento del riacutizzarsi del terrorismo palestinese per fare il suo gesto, attirandosi l'ironia del suo predecessore Terzi ( http://www.lastampa.it/2014/06/27/esteri/non-mi-sembra-un-grande-tempismo-su-israele-tweet-di-terzi-alla-mogherini-AqxAU6qmPlkKYXr9YvErON/pagina.html ) il che illustra perché gli amici di Israele non possono fidarsi del PD, anche quando è guidato da una persona intelligente e non antisraeliana come Renzi: gli spiriti animali del terzomondismo sono più forti di ogni scelta di vertice.

Ora io, se fossi il ministro degli esteri di Israele (ma per mio mestiere faccio un altro mestiere infinitamente meno difficile), pagherei un bell'annuncio sui giornali economici internazionali avvertendo che l'economia di Italia, Spagna e anche Francia è allo sbando, che le tasse sono infernali, la corruzione diffusa e che per esempio si discute intensamente negli ambienti economici italiani se sia preferibile un default sul debito o una patrimoniale devastante (leggete qui se non ci credete, siete avvertiti anche voi http://www.investireoggi.it/economia/una-tassa-patrimoniale-per-litalia-pressing-della-bundesbank-su-renzi/ ; http://phastidio.net/2014/06/02/lucrezia-reichlin-e-lutopia-del-default-pianificato/), invitandoli a investire invece in un'economia solida e in forte crescita come quella israeliana. E non è che in Francia o in Spagna la situazione sia migliore, siete avvertiti anche voi.

Per fortuna, come vi dicevo, faccio un altro mestiere, che è quello di capire le cose. E mi interrogo: perché la soave Mogherini e i suoi colleghi di tutti i paesi più importanti d'Europa, con tutto quel che succede in giro per il mondo, perdono la pazienza con Israele e non si sentono neppure un po' scocciati con la Turchia che occupa Cipro, paese membro dell'UE da quarant'anni (e costruisce anche lei)? Perché trattengono la loro impazienza nei confronti della Russia che occupa pezzi della Georgia e dell'Ucraina, paesi associati all'UE ? Perché non si interessano del Tibet, del Sahara occidentale, e anche del rifiuto della Spagna di concedere un referendum per l'indipendenza alla Catalogna, che secondo i sondaggi vincerebbe largamente, della Francia di fare lo stesso con la Corsica, della Gran Bretagna con la Scozia ? Perché sentono il bisogno di mentire sullo stato giuridico di Giudea e Samaria, dicendolo illegale quando non lo è, perché si sentono autorizzati a intervenire su dispute territoriali in cui non hanno nessun titolo e nessun interesse legittimo ? Perché la Francia non si occupa del fatto che alcune decine di migliaia di suoi cittadini ebrei quest'anno trovano così intollerabile la condizione di sicurezza sul suo territorio da decidersi a emigrare, condividendo questo primato con l'Ucraina in piena guerra civile, e invece si preoccupano della condizione civile degli arabi di Giudea e Samaria, che suoi cittadini non sono?

Non è una lamentela infantile sull'ingiustizia del mondo, è una domanda seria. Il dato di fatto evidente è che vi è una politica discriminatoria contro Israele da parte della maggioranza dei grandi stati europei, cui si unisce l'Italia ogni volta che è governata dal PD. La domanda è: perché? Certamente, Israele è più piccolo di Russia e Cina, è democratico, è più facile fare il prepotente con lui che con la Russia o la Cina. E poi certamente, da un secolo prima la Gran Bretagna e poi anche la Francia e la Spagna e con entusiasmo levantino anche l'Italia (dalla Dc al Pci al Msi ai loro eredi) hanno pensato di ammorbidire le responsabilità del loro colonialismo (o di mantenere una qualche forma di colonialismo soft) appoggiando gli arabi nelle loro rivendicazione ai danni dei concorrenti.  Ma non basta. Israele è il paese che i burocrati europei, i politici dei vari stati, i giornalisti della maggior parte dei media amano odiare, si sentono virtuosi a disprezzare. Per invidia, in parte: è difficile trovare un tale successo politico-economico in un' Europa che vola verso il disastro economico e il suicidio demografico (lo sapete che il tasso delle nascita europee ha raggiunto la dimensione record di 1,3 figli per donna, il che significa che manca un terzo al semplice ricambio aritmetico della popolazione, che avviene al tasso di 2,1?). Perché è identificato più con l'America quando era dinamica e attiva, non europeizzata come ora. Certamente.

Ma non basta, non si spiegano le cose così. C'è qualcosa di più profondo, un'incomprensione più radicale, un odio più antico e fondamentale. L'Europa non vuole che gli ebrei abbiano uno Stato, come non lo vogliono gli arabi. Con la differenza che gli arabi (quelli che non sono consapevolmente genocidi) possono illudersi di voler espellere il “corpo estraneo” dell'ebraismo dal Medio Oriente (per usare le parole di un documento ecclesiastico) in direzione dell'Europa. Ma gli europei non si sognano di accogliere sul loro territorio in futuro alcuni milioni di quelli che, se la loro politica avesse successo (ma io credo e spero di no), sarebbero esuli dalla “Palestina”. E quindi se coerenti, devono essere ancora più genocidi degli arabi. Dove finirebbero, cara Mogherini, gli ebrei israeliani, se Hamas o Fatah potessero realizzare il loro programma, anche col tuo appoggio? Dillo, pensaci, che stai lavorando per una nuova Auschwitz. Se non te ne sei accorta, prova a concentrarti...

Ora quest'odio antico e tendenzialmente genocida, che l'Europa coltiva da un paio di migliaia di anni ha un nome: antisemitismo. Questo è il carattere dei popoli che si rivela nel volgare “perdere la pazienza” di sua eccellenza l'ambasciatore  Lars Faaborg-Andersen.


Ugo Volli

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