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Il Manifesto - L' Osservatore Romano Rassegna Stampa
29.06.2014 Disinformazione omissiva sulla ricerca di Gilad, Eyal e Naftali
sul quotidiano comunista e su quello vaticano

Testata:Il Manifesto - L' Osservatore Romano
Autore: Michele Giorgio - la redazione
Titolo: «Pressioni di Tel Aviv contro il boicottaggio delle colonie e del «made in Israele» - Getta la spugna l'inviato speciale statunitense in Vicino Oriente»
 Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 29/06/2014, a pag. 6, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "Pressioni di Tel Aviv contro il boicottaggio delle colonie e del «made in Israele»" e dall'OSSERVATORE ROMANO, a pag.3,  l'articolo dal titolo "Getta la spugna l'inviato speciale statunitense in Vicino oriente".
Il quotidiano comunista e quello vaticano descrivono entrambi le operazioni israeliane per il ritrovamento dei tre ragazzi israeliani rapiti omettendo informazioni essenziali. In particolare il fatto che gli arrestati siano membri di organizzazione terroristiche (talora condannati per atti di terrorismo, rilasciati nello scambio per Gilad Shalit) e gli attacchi all'esercito israeliano nelle zone nelle quali sta conducendo le ricerche.
Michele Giorgio si compiace delle sanzioni europee a Israele, ma teme che non vengano applicate per le "forti pressioni", non meglio specificate, di quest'ultimo. Il titolo del MANIFESTO
"sposta" la capitale di Israele da Gerusalemme a Tel Aviv.



Di seguito, gli articoli:


IL MANIFESTO - Michele Giorgio:
"Pressioni di Tel Aviv contro il boicottaggio delle colonie e del «made in Israele»



 
GERUSALEMME Israele tace e, dietro le quinte della diplomazia. prepara la sua reazione. L'Autorità nazionale palestinese invece festeggia le prese di posizione di sei paesi europei, Italia inclusa, che hanno ammonito i loro cittadini, in particolare gli imprenditori, dal realizzare affari negli insediamenti colonici costruiti in violazione delle leggi internazionali nei territori palestinesi e siriani occupati da Israele nel 1967. Per il ministero degli esteri dell'Anp, gli avvertimenti sono coerenti con la posizione di lunga data dell'Unione europea sulla questione degli insediamenti colonici, in linea con le interpretazioni delle Nazioni Unite della legge internazionale che afferma «il diritto inalienabile del popolo palestinese all'autodeterminazione'. «La potenza occupante (Israele) - sottolinea l'Anp - si è mostrata riluttante a fermare la costruzione delle colonie e gli annunci giunti dall'Europa sono importanti per evitare la complicità nelle violazioni israeliane del diritto intemazionale". Il governo palestinese si aspetta ora che i paesi europei facciano i passi successivi, vietando l'importazione e la distribuzione nel mercato comune di merci provenienti dalle colonie, quindi prodotte nei territori palestinesi e commercializzate con il marchio «Made in Israele». Quanto l'Europa sia pronta ad andare più in avanti nell'applicazione delle sue direttive, è difficile valutarlo. Le pressioni israeliane sono forti e ampie sono le differenze da paese a paese nei confronti della questione palestinese e della colonizzazione di Gerusalemme Est. Cisgiordania, Gaza e delle alture del Golan. Accanto a paesi pronti, almeno in apparenza, a sanzionare le politiche israeliane nei Territori occupati, altri, specie nell'Est europeo, si mostrano indifferenti e in sede Ue si comportano come difensori d'ufficio di Israele. Fratture apparse evidenti anche negli ultimi giorni quando accanto alle espressioni di solidarietà alle famiglie dei tre ragazzi ebrei scomparsi il 12 giugno mentre facevano l'autostop nei pressi della colonia di AlIon Shvut, in Cisgiordania - Eyal Yifrach, Gilad Shaer e Naftali Fraenkel -, e con ogni probabilità rapiti, sono mancate le condanne del pugno di ferro usato dall'esercito israeliano che, denunciano i palestinesi, più che cercare i giovani rapiti ha voluto infliggere una punizione collettiva all'intera popolazione. Ieri altri 18 palestinesi sono stati fermati dalle forze armate israeliane e vanno ad aggiungersi agli oltre 500 già incarcerati nelle ultime due settimane di operazioni militari nella regione di Hebron e in altre zone della Cisgiordania. Altri sei palestinesi sono stati uccisi, tra i quali due adolescenti, e decine feriti durante raid dei soldati in villaggi e campi profughi. Un quadro grave che ha fatto scendere in campo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per diritti umani, che si è detto allarmato dalla repressione e dalle vittime provocate dalle operazioni israeliane. «Siamo allarmati per le perdite di vite e per il forte aumento delle tensioni nella Cisgiordania occupata. in particolare a Hebron e dintorni, in seguito alle operazioni israeliane,,, ha dichiarato a Ginevra un portavoce dell'Alto Commissariato. «Lanciamo un appello per inchieste rapide ed esaustive ...nei casi in cui si è verificato un eccessivo uso della forza (contro i civili palestinesi)', ha aggiunto il portavoce.

L'OSSERVATORE ROMANO - "Getta la spugna l'inviato speciale statunitense in Vicino Oriente"



Tel Aviv, 28. L'inviato speciale degli Stati Uniti in Vicino oriente, Martin Indyk, ha lasciato ieri l'incarico dopo un anno di lavoro. Come riporta il quotidiano israeliano «Haaretz», citando fonti dell'Amministrazione Obama, Indyk ha fatto questa scelta a causa dello stallo nei negoziati tra israeliani e palestinesi. Era stato nominato inviato speciale degli Stati Uniti in Medio oriente lo scorso luglio quando il segretario di Stato, John Kerry, aveva annunciato di voler arrivare a un accordo di pace tra le due parti in nove mesi. Tuttavia, nonostante l'impegno di Washington, un'intesa di base, necessaria per far ripartire i negoziati, è ancora lontana. Nel frattempo, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani si è detto allarmato dalla repressione e dalle vittime provocate dalle operazioni lanciate dall'esercito israeliano in questi giorni per ritrovare i tre studenti di una scuola rabbinica dispersi dal 12 giugno scorso, probabilmente sequestrati. «Siamo allarmati per le perdite di vite e per il forte aumento delle tensioni in Cisgiordania, in particolare a Hebron e dintorni, in seguito alle operazioni israeliane» ha dichiarato un portavoce dell'Alto commissariato, Rupert Colville. Sei palestinesi, tra i quali due adolescenti, sono stati uccisi dalle forze israeliane nelle ultime due settimane. Inoltre, come riferisce l'Alto commissariato, dal 12 giugno «circa 500 palestinesi sono stati arrestati, centinaia di abitazioni perquisite; come redazioni, università e organizzazioni umanitarie». E la tensione è alta anche al confine con Gaza. Cinque razzi lanciati ieri sera dalla Striscia hanno raggiunto il territorio israeliano senza provocare danni o vittime. Poco prima due miliziani palestinesi erano stati uccisi in un attacco aereo israeliano contro la loro automobile a Gaza. Secondo la radio militare, i due avevano preso parte a un altro attacco di razzi nei giorni scorsi contro la città di Ashqelon.

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