Tel Aviv, la città dai mille volti 'aperta' 24 ore su 24
Testata: Io Donna Data: 28 giugno 2014 Pagina: 60 Autore: Michele Ciavarella Titolo: «Tel Aviv. Una e centomila»
Riprendiamo da IO DONNAsupplemento al CORRIERE della SERA di oggi, 28/06/2014, l'artcolo di Michele Ciavarella dal titolo "Tel Aviv. Una e centomila".
Due immagini di Tel Aviv
Sdraiata sulla costa del Mediterraneo, protesa verso l'Occidente ma gelosa del suo sapore mediorientale, avamposto del rinnovamento e laboratorio di convivenze inaspettate. Così è Tel Aviv, la Manhattan del Mediterraneo, come la definiscono i suoi abitanti, e la Sin City (città del peccato) internazionale, come invece l'hanno soprannominata i suoi vicini di Gerusalemme. Salto nel futuro e declinazione della tradizione, il segreto di questa città nata quasi per caso agli inizi del Novecento (epoca di cui sfoggia ancora gli oltre 400 edifici in stile Bauhaus) è tutto in questa doppia personalità, nel continuo sdoppiamento di carattere che per ventiquattro ore al giorno si sussegue con un movimento ciclico senza fine. «Israele ha tre grandi città: Gerusalemme, Haifa e Tel Aviv. Nella prima si prega, nella seconda si lavora, nella terza ci si diverte» ama dire Abraham Yehoshua, uno dei massimi scrittori israeliani (Fuoco amico, Einaudi). In realtà, in Israele si possono fare le tre cose insieme in un solo giorno, anche perché Tel Aviv è aperta ventiquattro ore al giorno, i bar e i ristoranti si adattano all'orario che cambia semplicemente variando il menu o spostando i tavolini, quelli che durante il giorno sono giardini al chiuso di notte diventano club, i chiostri di Rothschild Boulevard, che di giorno vendono cappuccini e succhi di frutta, alla sera servono long drink alcolici e ogni sorta di cocktail alla moda. E i ristoranti kosher, o quelli con cucina internazionale o con cucina locale ma non kosher alternano le pietanze, passando dalla shakshuka (uova piccanti) per la prima colazione, alle mezze (antipasti), alla carne e al pesce per la cena, senza mai porre un limite preciso di orari. A Tel Aviv i bar si contano a migliaia, i locali sono mobili e la vita notturna sconfina con quella mattutina. E le serate si scelgono in base al tipo di musica (e di gente) che si vuole frequentare. A sinistra, una veduta della città. Ed è proprio in questo essere senza nessun confine o limite, nel suo avere molte eccezioni per ogni regola che, con i suoi 500mila abitanti quasi totalmentebilingue (hebrew e inglese), Tel Aviv è una città più internazionale di altre più popolate città europee, meta sia di donne e uomini israeliani che mal sopportano l'intromissione delle regole religiose nella vita sociale sia di quelli che dalle varie destinazioni mondiali la scelgono per la sua capacità di trasformare preferenze e desideri personali in un trend de vie. Le spiagge larghe e attrezzate perfino con palestra e personal trainer, che incrementano l'aspetto e l'attitudine "healthye sexy" dei suoi muscolosi abitanti maschili e femminili, la fanno somigliare a Los Angeles o a Miami, i locali diurni e notturni la trasportano verso Londra, Berlino e New York, il mercato di Carmel la ancora alle tradizioni mediorientali in un continuo mescolarsi di sensazioni e di personalità. Non ci sono aree riservate a un pubblico giovane o agé, etero o gay, abbienti e non abbienti. A Hilton Beach come su Rothschild bd o nella zona chic intorno a Montefiore street, e nella caratteristica Shabazy fino alla curatissima e ristrutturata Jaffa (l'ex città ora quartiere inglobato a prevalenza di abitanti arabo-isreliani), tutto è trasversale. Perché Tel Aviv è una città che ne racchiude centomila, una per ogni personalità di chi la sceglie per viverci o anche solo per il tempo del divertimento.
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