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Se la strategia è la ritirata 27/06/2014

A volte può capitare di non essere d'accordo con il professor Volli: quando indica gli sbagli, gli errori, la stupidità  delle politiche estere di Obama. di Francesco, della Ue. A me pare che vi sia un obiettivo comune, lucido e strategico: la ritirata. La si può fare con più o meno onore, ma quel che conta è ritirarsi. E' una politica perseguita con intelligenza e determinazione, che sta avendo un indiscusso successo: ci stiamo ritirando. Che cosa succede durante le ritirate agli avamposti ? Sono avamposti i cristiani in Nigeria, o negli altri luoghi dove sono perseguitati ? Ed Israele è un avamposto ? Non serve una critica razionale, perchèloro hanno un'altra "razionalità ", serve rispetto, rispetto per i nemici!

lettera firmata

Risponde Ugo Volli:

Gentile lettore, ho il sospetto che siamo più in accordo che in disaccordo. Esistono gli errori tattici e quelli strategici. Ritirarsi (facendolo fra l'altro con la velocità di una vera e propria fuga) è molto pericoloso. Per farlo con sicurezza, bisogna lasciarsi dietro degli amici, non dei nemici vecchi vincitori e degli ex amici traditi. Ritirarsi poi ha un prezzo. Per gli americani, che hanno un oceano di mezzo e ormai estraggono tutto il loro petrolio in casa con nuove tecnologie, il prezzo di ritirarsi dal Medio Oriente è la perdita dell'egemonia mondiale, che si vede con la loro progressiva irrilevanza in altri teatri di guerra, come il Mar della Cina e il Mar Nero. Per l'Europa, che ha il Mediterraneo come confine meridionale e ha la stupidità di portarsi il nemico in casa a milioni, il ritiro dal Medio Oriente significa che il prossimo conflitto con l'Islam si terrà sul terreno europeo e non su quello mediorientale. Avremo cioè la distruzione, i morti, la violenza indiscriminata in casa. Se le pare una strategia intelligente...


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