I veri problemi della 'nazionale palestinese' di calcio sono il terrorismo e il rifiuto di Israele ma Stefano M. Torrelli li ignora
Testata: Corriere della Sera Sette Data: 27 giugno 2014 Pagina: 56 Autore: Stefano M. Torrelli Titolo: «Gaza gioca la sua partita»
Ripendiamo da CORRIERE della SERA SETTE di oggi, 27/06/2014, a pag. 56, l'articolo di Stefano M. Torrelli dal titolo "Gaza gioca la sua partita". Colpisce come Torrelli ignori completamente, in una rubrica dedicata al Medio oriente, la vicenda del rapimento di tre adolescenti israeliani, e dedichi invece spazio alla nazionale di calcio dell'Anp. L'accetazione della delegazione palestinese come membro della Fifa ha un chiaro significato politico, e si inserisce nella strategia di Abu Mazen mirante ad ottenere il riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese, anche in assenza di un accordo di pace con Israele. L'attenzione mediatica sulle difficoltà dei calciatori palestinesi ad ottenere visti per recarsi all'estero di solito non sottolinea questo aspetto, mentre Torrelli scrive "la domanda di fondo a questo punto è: la Palestina esiste? Ebbene, per la Fifa sì", senza tuttavia soffermarsi sul fatto che questo unilateralismo rivela quanto poco l'Anp sia davvero interessata a negoziati con Israele . Ciò che Torrelli omette del tutto è però il fatto che il calciopalestinese non è privo di collegamenti con il terrorismo. Il presidente della federazione calcistica palestinese, Jibril Rajoub, era responsabile delle forze di sicurezza palestinese sotto Arafat: non fermava i terroristi che colpivano Israele durante la "seconda intifada", ma li proteggeva e li stipendiava. Recentemente poi, il calciatore della "nazionale" palestinese Sameh Fares Mohammad è stato arrestato perché utilizzava le sue trasferte all'estero per svolgere funzioni di "corriere" di Hamas:
In pieno clima Mondiali, il presidente della Fifa (la Federazione internazionale del calcio) Joseph Blatter, dal Brasile, ha invitato Israele e Palestina a collaborare maggiormente almeno in ambito sportivo, soprattutto richiamando l'attenzione sulla necessità che Israele allenti le restrizioni sui movimenti delle persone, laddove si tratti dei calciatori che devono spostarsi per giocare. Certo, verrebbe da dire che non sono questi i problemi più stringenti della popolazione di Gaza e della Cisgiordania, ma si tratta comunque di aspetti della vita quotidiana che simboleggiano le difficoltà affrontate da chi vive in questa martoriata terra. Come è possibile condurre anche le attività più normali e ludiche, come uno sport, se ci si trova nell'impossibilità di praticarlo per via delle restrizioni dovute a un conflitto quasi secolare? In effetti, le federazioni di Israele e Palestina sono state invitate a un tavolo comune nel congresso mondiale tenutosi nelle Isole Maurizio lo scorso anno. Da quel momento, per ammissione dello stesso presidente della federazione palestinese Jibril Rajoub, qualcosa è migliorato nei rapporti tra le due parti, anche se molti passi in avanti devono ancora essere fatti. Lo dimostra il fatto che il vicepresidente della federazione palestinese, Mohammad Ammassi, non è potuto andare in Brasile per il Mondiale, a causa del divieto da parte del governo israeliano di lasciare la Striscia di Gaza, per via di questioni burocratiche circa la tempistica del rilascio dei visti. Ma la domanda di fondo a questo punto è: la Palestina esiste? Ebbene, per la Fifa sì, dal momento che la federazione palestinese è a tutti gli effetti membro dell'organizzazione guidata da Blatter. La Nazionale palestinese, pur con tutti i limiti dovuti alle difficoltà di spostamento, ha appena ottenuto un risultato storico: per la prima volta nella storia, prenderà parte alla Coppa d'Asia che si svolgerà in Australia il prossimo gennaio 2015. Si tratta della più importante competizione continentale per le nazionali e la qualificazione della Palestina è giunta dopo la vittoria alla Afc Challenge Cup, un torneo riservato alle federazioni asiatiche emergenti, che si è svolto nelle Maldive lo scorso maggio. Superando in finale le Filippine, la Palestina ha vinto il torneo e ottenuto la storica qualificazione alla Coppa d'Asia. Giocherà nel girone con Iraq, Giordania e con il Giappone guidato dal tecnico italiano Alberto Zaccheroni. Chissà se arriverà anche ai Mondiali, magari nel 2022 in Qatar?
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