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Ugo Volli
Cartoline
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Contraddizioni 24/06/2014

Contraddizioni
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra, i tre ragazzi israeliani rapiti rappresentati come topi presi in trappola, sulla pagina Facebook di Fatah

Cari amici,

a quel che si vede dai media, nell'opinione pubblica araba di Giudea e Samaria si verificherebbe uno strano paradosso. Da un lato vi sarebbe una grande gioia e perfino fierezza per il rapimento dei tre studenti israeliani ( http://www.idfblog.com/2014/06/15/palestinians-praise-kidnapping-3-israeli-teenagers/  )abbiamo visto tutti le foto dei dolci offerti ai passanti quando la notizia si è diffusa e poi il saluto con le tre dita sollevate, fatto fare perfino ai bambini piccoli; abbiamo letto dichiarazioni di compiacimento, giustificazioni e lodi e appelli a rendere più difficili le indagini, per esempio cancellando le registrazioni delle telecamere di sicurezza: anche se non sono rivendicazioni vere e proprie, si tratta di un'assunzione di responsabilità collettiva piuttosto impressionante per quel che resta un crimine, anche nei termini della recente adesione dell'Autorità Palestinese ad alcuni trattati internazionali per consolidare la sua pretesa alla statualità.


I tre ragazzi rapiti


Propaganda araba, espressioni di esultanza per il rapimento

Per esempio l'articolo 34 della Quarta convenzione di Ginevra (quella continuamente invocata a torto contro la costruzione di case per gli israeliani nelle zone disputate di Giudea e Samaria) proibisce la presa di ostaggi; l'articolo 11 della Convenzione sui diritti del fanciullo (CRC) impedisce il trasferimento illecito e non-ritorno del minore all'estero; l'articolo 19 della CRC che obbliga le parti a proteggere i bambini da ogni forma di violenza fisica o mentale, lesioni o abusi, abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento; l'articolo 35 della CRC impone di adottare tutte le misure idonee a prevenire il rapimento, la vendita o il traffico di bambini. l'articolo 36 della CRC protegge i bambini contro ogni forma di sfruttamento pregiudizievole al loro benessere; l'articolo 37 fa divieto della tortura  o di altri trattamenti o punizioni dei bambini, privazione illegale o arbitraria della loro libertà e prigionia. (http://www.humanrightsvoices.org/site/articles/?a=8108)

Dunque da un lato c'è l'approvazione di un chiaro reato alla luce della legalità internazionale e del sentimento comune e la richiesta esplicita da parte di Hamas di rapire israeliani per liberare col ricatto i terroristi condannati (http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=5764); dall'altro fonti palestinesi non certo di poca importanza, per esempio il ministro degli esteri mettono in dubbio il rapimento (http://www.timesofisrael.com/israel-may-have-fabricated-kidnapping-says-palestinian-fm/), prontamente seguiti in questo dalle Nazioni Unite (http://unitedwithisrael.org/un-chief-no-concrete-evidence-of-kidnapping/): non si sa se davvero i tre ragazzi siano stati rapiti, dicono, magari è stata un episodio di criminalità comune, o magari Israele ha fabbricato tutto per avere il pretesto di attaccare Hamas e mettere in crisi l'accordo con Hamas, dove sono le prove che un rapimento è davvero avvenuto? Sono questioni veramente sciocche, oltre che provocatorie, che fanno il paio col negazionismo dell'11 settembre; in quale società democratica qualcuno si potrebbe permettere un crimine del genere? Chi oserebbe simulare un rapimento del genere in Israele dove due anni fa è stato pagato il prezzo di mille assassini per riscattare Shalit ? 

Infine i media affermano che la società palestinese (o forse piuttosto quella sua parte non piccola che vive di “resistenza”, cioè fa il mestiere di nemico di Israele) non sopporterebbe gli sforzi che l'esercito israeliano fa per recuperare i rapiti, con gli inevitabili disagi che ne derivano (perquisizioni, blocchi, scontri con chi si oppone), che vengono descritti come “punizione collettiva (http://www.bloomberg.com/news/2014-06-21/palestinians-seek-un-help-to-stop-israeli-arrests-after-kidnap.html), e c'è chi dice che da questa insofferenza potrebbe nascere la mitica “terza intifada” che Hamas minaccia da tempo (http://www.usnews.com/news/articles/2014/06/19/could-kidnapping-of-israeli-boys-lead-to-intifada), cioè una sollevazione generale che la popolazione governata dall'Autorità Palestinese ha evitato accuratamente in questi anni, vuoi perché gode di una notevole crescita del suo benessere, vuoi perché vede che cosa accade in Siria, in Iraq, in Libano, in Egitto, in Libia in seguito alle rivolte di questi anni e non ha la minima voglia di essere ricacciata nel caos e nei lutti e nelle distruzioni che ne seguono. E' chiaro che qualcuno (in particolare quelli che vivono di “lotta”, magari sulla base dei finanziamenti internazionali e magari delle nostre tasse e non di onesto lavoro, ci sperano e fanno il possibile che i torbidi di questi giorni, gli attacchi alla polizia (http://www.timesofisrael.com/watch-palestinians-attack-pa-police-in-ramallah/)e la resistenza all'azione delle forze di sicurezza israeliane aumentino. E c'è chi pesca nel torbido anche dalla Knesset di Gerusalemme, in particolare quel personaggio esibizionista e per nulla rispettosa del suo ruolo che risponde al nome di Heneen Zoabi, deputata del partito nazionalista arabo Balad (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/181823). E però ci sono segni anche in senso contrario, come gli appelli di giovani arabi israeliani per la liberazione dei loro coetanei (potete vedere qui la dichiarazione filmata di un parente della stessa Zoabi, che per questa è stato insultato e minacciato di morte ( https://www.youtube.com/watch?v=3GtK1OLhqEk).

Insomma, da un lato si esalta il delitto, dall'altra lo si nega, dall'altra ancora si rifiutano le sue conseguenze, cioè l'azione della polizia. Non trovate che sia un comportamento infantile e contraddittorio? Certamente è così, questo dipende da un certo modo di far politica dei palestinisti, da un loro infantilismo per cui tutto sarebbe concesso, pur di danneggiare i nemici. Sarebbe ora che la società, la politica e la stampa occidentale smettessero di appoggiare questo stato d'animo e cessassero di confondere i professionisti dell'antisionismo (i palestinisti) con la società civile araba, che per fortuna talvolta pensa e agisce in maniera diversa.


Ugo Volli


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