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La Stampa Rassegna Stampa
23.06.2014 Sessanta bambine di origine extracomunitaria infibulate: come la Svezia nasconde il crimine
Cronaca di Monica Perosino

Testata: La Stampa
Data: 23 giugno 2014
Pagina: 10
Autore: Monica Perosino
Titolo: «La Svezia sotto choc. Sessanta bimbe mutilate»
Riprendiamo, dalla STAMPA di oggi, 23/06/2014, a pag. 10, l'articolo di Monica Perosino dal titolo "La Svezia sotto choc. Sessanta bimbe mutilate"
Dall'articolo si apprende che in Svezia "
nessuno allude all’origine delle vittime". Si tratta di un errore, che non consente di capire il fenomeno e quindi di combatterlo adeguatamente. L'infibulazione è praticata prevalentemente tra immigrati di origine musulmana ed spesso è giustificata in nome dell'islam. In ogni caso, è sempre legata alla cultura d'origine di chi la  pratica. Negare questa realtà non la cambierà, e censurando ogni critica  alle culture delle comunità immigrate in Europa si contribuirà  piuttosto a nascondere e a perpetuare problemi come quello dell'infibulazione.


Campagna contro l'infibulazione

Di seguito,  l'articolo:


Monica Perosino

Un altro strappo, inatteso e doloroso. Proprio nel Paese, la Svezia, in cui le regole, la legge e la difesa dei diritti sono ormai talmente interiorizzati da essere dati per scontati. Eppure la spaccatura tra la società-stereotipo e quella reale sembra essere sempre più profonda.
Dopo le prime aggressioni neonaziste a una manifestazione di pacifisti a marzo, le «schedature» segrete dei Rom, gli scontri delle «banlieu» dell’anno scorso, i raid degli estremisti di destra contro gli immigrati, ancora una volta la patria del benessere viene risvegliata dai colpi della realtà.
I servizi sanitari di Norrköping, città di 80 mila abitanti della Svezia orientale, hanno scoperto che 60 bambine e ragazze dai 4 ai 14 anni hanno subito mutilazioni genitali, 30 di loro sono nella stessa classe. La maggior parte è stata vittima della peggiore forma di mutilazione «rituale», con l’asportazione totale di clitoride e grandi labbra e l’area genitale cucita quasi completamente. In Svezia la pratica è illegale già dal 1982 (in Italia solo dal 2006), e viene punita con quattro anni di prigione, dieci nei casi più gravi. Dal 1999 è reato anche se praticata in altri Paesi. E ora l’allarme è altissimo, visto che molte mutilazioni vengono fatte all’estero, durante le vacanze estive, quando molte famiglie tornano ai loro Paesi d’origine dove sono ancora oggi un rito di passaggio all’età adulta diffusissimo. Secondo l’Eige, l’agenzia europea per l’uguaglianza di genere, la diffusione delle Fmg in Svezia ha coinciso con l’enorme flusso migratorio dall’Africa subsahariana - soprattutto dalla Somalia - negli Anni 80. Per questo i legislatori scandinavi, ancora una volta, hanno tentato di prevenire il danno con una regola. Ma non è bastato.
Gli effetti sulla ragazzine sono devastanti: infezioni gravissime, infertilità, disturbi psichici, emicranie, crampi e, naturalmente, l’annientamento completo e definitivo della vita sessuale. «Abbiamo scoperto le mutilazioni durante i colloqui periodici con gli studenti: è stato uno choc – dice Juno Blom, direttrice del Dipartimento di sostenibilità sociale dell’Östergötland – . Questo è un risveglio vergognoso per tutti noi». «Vergogna», è questa la parola che corre di bocca in bocca, sui giornali, in televisione, nelle eterne riunioni che caratterizzano tutte le pieghe della società fondata sul confronto. Vergogna e senso di colpa. Per questo nessuno osa fare differenze tra i membri della società-stereotipo e quelli più reali della società multirazziale, nessuno allude all’origine delle vittime. Sono svedesi, punto. Svedesi da proteggere. «Il caso Norrköping - spiega Blom - potrebbe essere strumentalizzato da forze xenofobe. Esacerbare ancora di più le tensioni. Non deve succedere. Qui in Svezia è incredibilmente importante che tutti siano trattati allo stesso modo».

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