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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Antisemitismo islamico in Nord America 21/06/2014

Antisemitismo islamico in Nord America
Manfred Gerstenfeld intervista Steven K. Baum

(Traduzione di Angelo Pezzana)


Steven Baum

Steven Baum, vive a Albuquerque, dove per 30 anni ha esercitato la professione di psicologo clinico. Un interesse che ha poi compreso la psicologia del genocidio, dell’anti-semitismo e dell’odio. Ha pubblicato numerosi libri e articoli su questi argomenti. Ha fondato e dirige il Journal for the Study of Anti-Semitism.

 “Il Rapporto 2014 dell’ Anti Defamation League ha reso evidenti i molti aspetti dell’anti-semitismo contemporaneo. In modo evidente il diffusissimo pregiudizio anti-semita nel mondo musulmano, che finora non è stato oggetto di studi approfonditi. Nel 2009 ho pubblicato il primo studio comparato in Nord America dell’anti-semitismo musulmano e cristiano, interrogando per ognuno dei due gruppi cento persone, dati che ho poi confrontato con le opinioni di cento ebrei nordamericani “

“ Dai risultati è risultato chiaro come l’anti-semitismo dei musulmani intervistati fosse maggiore di quello dei cristiani, sia negli Usa che in Canada. La media dei test che riguardavano gli stereotipi negativi sugli ebrei – dopo averli separati da quelli che riguardavano Israele - erano più del doppio rispetto a quelli cristiani. Separando la cultura dalla religione, gli arabi musulmani erano decisamente i più anti-semiti. Gli arabi cristiani e i musulmani non arabi originari della Bosnia e del Pakistan, lo erano meno. I nativi cristiani nord americani lo erano ancora meno.

“ Dopo ho cercato di evidenziare statisticamente gli elementi che caratterizzavano le posizioni più anti-semite. I cristiani erano spesso persone la cui esperienza personale e l’identità erano state messe in discussione, lasciandoli impreparati di fronte alla crescita del proprio anti-semitismo. I musulmani, invece, credevano che esperienza e identità come gruppo – cioè il loro ambiente socio-culturale e religioso- fosse invariabilmente minacciato dagli ebrei.

“ Ovviamente c’erano delle eccezioni. Una minoranza di musulmani ha dimostrato un basso livello di anti-semitismo, più o meno come quello della controparte cristiana. I musulmani meno anti-semiti non si identificavano con i propri gruppi sociali, ma con chi rivelava una identità personale più evoluta. Erano meno autoritari, meno conformisti, meno religiosi, e psicologicamente più evoluti. Emotivamente più avanzati non condividevano le opinioni di quei gruppi religiosi che credevano vere le minacce degli ebrei, tendevano invece a dimostrare simpatia verso questi ultimi. Questi risultati sono coerenti con gli studi sui soccorritori durante la Shoah. Se si escludono i motivi economici o politici, l’analisi psicologica di chi ha aiutato rivela la loro provenienza da famiglie di buona cultura e dalla mentalità aperta, lontani dagli standard tradizionali, con uno sviluppo emotivo e individuale più alto della media.

“ In questo studio, la maggior parte dei musulmani aveva una forte aderenza con il proprio gruppo, con una cultura di odio verso gli ebrei. Che fossero sciiti o sunniti, non faceva nessuna differenza se si trattava di anti-semitismo. L’odio di entrambi i gruppi era identico.

“ Le credenze sociali di una nazione possono essere patologiche e fonte di  superstizioni, spesso immaginarie e ridicole. Ma quando queste credenze diventano politiche, sostenute da una religione di Stato,dal governo e dalla cultura popolare, la maggior parte della gente le accetta in pieno come veritiere. 

 “ L’assimilazione può includere nuovi valori culturali, abbigliamento e stile di vita, ma non eliminerà credenze ben radicate come l’anti-semitismo. Nel mio studio l’anti-semitismo musulmano non sembra diminuire anche dopo anni di vita nella società nordamericana, anzi, ho notato persino un aumento.

 “ Lo sviluppo identitario e della personalità sono anch’essi una chiave per capire il pregiudizio. Nel 2004, i ricercartori belgi Vassilis Saroglou e Philippe Galand iniziarono una indagine sulle identità di gruppo di 246 tra nativi e giovani musulmani, immigrati di area mediterranea. Scoprirono attraverso una serie di test psicologici che gli immigrati musulmani differivano dai nativi belgi: erano profondamente religiosi, non erano interessati ad approfondire la conoscenza di se stessi ed erano meno disponibili a nuove esperienze. Non fu quindi una sorpresa che queste caratteristiche si accompagnassero con l’ostilità verso l’America.

“ L’indagine confermò che i più anti-semiti erano quelli più legati alla religione, mentre lo erano meno i più assimilati. L’ex presidente Bill Clinton anticipò i risultati dell’indagine durante una intervista dove gli venne chiesto perché esistevano disumanizzazione e violenza. Disse che bisognava andare oltre ‘il più antico e primitivo problema, il nostro tribalismo, la nostra tendenza di andare oltre un orgoglio naturale nel nostro gruppo identitario’.

 “ Vi furono anche altri risultati psicologici, collegati in genere a un minore anti-semitismo, fra i cristiani. Nevrosi e psicosi erano più presenti insieme a un alto livello di rabbia, autoritarismo nell’islam e nell’essere arabi. Ma anche cristiani nord americani, di origini mediorientali, erano anti-semiti, che non derivava necessariamente dalla religione, ma piuttosto dalla cultura di origine, portatrice di pericoli veleni.

” Baum conclude: “ Occorre essere molto cauti nel trarre conclusion da questo studio, che ci indica con i suoi risultati che molta ricerca va ancora fatta.

Manfred Gerstenfeld è presidente emerito del  “Jerusalem Center for Public Affairs” di Gerusalemme. Ha pubblicato più di 20 libri. E’ stato di recente ristampato il suo libro “ Israel’s New Future” con una nuova introduzione e il nuovo titolo di “Israel’s New Future Revisited”.
Il suo nuovo libro può essere acquistato su Amazon


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