Bisogna davvero essere i più buoni? Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
spero che siate contenti di questa notizia: la signora Abbas sta bene. Per chi non lo sapesse e fosse incuriosito dalla mia comunicazione, aggiungerò che la signora in questione, molto discreta e nelle foto che abbiamo molto velata, alla faccia della pretesa laicità della sua famiglia, è moglie del dittatore palestinese Mahmoud Abbas. La ragione di dar notizie della sua salute è che la signora si è sottoposta due giorni fa a un delicato intervento di chirurgia. E l'ha fatto, questo il punto fondamentale, all'ospedale Asuta di Tel Aviv.
Amina Abbas, moglie di Mahmoud Abbas (Abu Mazen)
Guardate un po', non in una clinica dello Stato di cui è first lady, neppure nella Giordania di cui forse lei, ma certamente il marito, custodisce gelosamente il passaporto. Non dagli amici egiziani, non da quelli iraniani, non in un altro paese arabo o musulmanto qualunque, dal sultanato di Brunei alla Mauritania – pure sono tutti sostenitori del marito, amici dei palestinesi, insomma sono tutti buoni. E non è andata a operarsi neppure negli Stati Uniti. Certo, il volo è costoso, ma nei dieci anni di presidenza del marito (quattro anni di termine legale, sei di proroga autodonata), la sua famiglia si è parecchio arricchita, probabilmente di qualche miliardo di euro: un biglietto aereo se lo poteva permettere. E forse Obama, che notoriamente è buono anche lui, poteva darle uno strappo. No, è andata in Israele, dai nemici, nello stato di apartheid, dai coloni, dagli occupanti ( http://www.jpost.com/Middle-East/Wife-of-Palestinian-Authority-President-undergoes-surgery-in-Tel-Aviv-359392 ). Penso che sarebbe interessante chiedersi il perché. Si fidava dei medici? O della sicurezza? O di entrambi?
Un mio corrispondente, che non nomino per rispettare la sua privacy, ma ringrazio per le frequenti informazioni che mi invia, mi ha scritto facendomi notare che “Anche Abu Mazen stesso e' stato trattato in un ospedale israeliano. E qualche mese fa, ho dimenticato di dirvelo, la nipotina di Ismail Haniye [il primo ministro del governo di Hamas a Gaza ] è pure stata trattata all'ospedale Schneider per bambini.” Interessante, vero? Non solo i dirigenti dal'Autorità Palestinese, ma anche quelli di Hamas affidano se stessi e i propri parenti agli ospedali israeliani. Si fidano, chissà perché. Fatemi aggiungere un paio di informazioni in più. La prima è che è capitato abbastanza spesso che arabi i cui figli o se stessi sono stati salvati da ospedali israeliani hanno cercato di farne strage con cinture esplosive (http://www.ilvangelo-israele.it/news/isr_301.html) o si sono augurati che altri lo facessero al posto loro. La seconda, che conoscete bene, è che queste persone e chi sta loro vicino, sono responsabili di numerosi crimini inumani nei confronti degli stessi israeliani dei cui ospedali si fidano: il rapimento dei tre adolescenti che ci angoscia in questi giorni, quello di Gilad Shalit, catturato in territorio israeliano e tenuto sottoterra per quattro anni; lo sgozzamento di neonati insieme a tutta la famiglia, i tentativi continui di uccidere civili inermi con sassi sulle macchine in corsa, bombe molotov, coltellate, razzi diretti sulle case della gente.
E' un paradosso, non vi pare? Lo stesso paradosso per cui gli arabi sospettati di essere terroristi e trattenuti durante le indagini con un provvedimento amministrativo, secondo le norme di diritto inglese ereditate dal mandato britannico e applicate nei territori contesi di Giudea e Samaria per non usare il diritto israeliano e suscitare con ciò l'indignazione dei benpensanti di tutto l'Occidente, fanno lo sciopero della fame lamentandosi di essere trattenuti senza una sentenza, mentre Hamas ha il record mondiale di condanne capitali pro capite e sia Hamas che Fatah praticano allegramente la tortura nelle loro prigioni e ammazzano senza curarsi di processi chi vende una proprietà immobiliare a un israeliano – per non parlare dei diritti di Shalit o dei tre rapiti ora, che nessuno da quella parte ha mai difeso.
C'è insomma un gioco delle parti. Quando gli interessa usano le garanzie che l'etica e il diritto occidentale fornisce loro: tribunali regolari, stampa libera, ospedali i cui medici rispettano il giuramento di curare tutti i malati senza badare ad appartenenze religiose, statali ed etniche, condizioni di classe e così via. Ma da parte loro si guardano bene dall'applicare anche lontanamente vincoli del genere al loro interesse. Protestano se sono arrestati secondo norme antiquate, ma non hanno nessuno scrupolo a rapire gli innocenti, come i tre ragazzi e anche tutte le studentesse del Mali rese schiave e violentate, che non si è riusciti a liberare da mesi. Rapiscono anche i loro amici, come quel Padre Dall'Oglio gesuita, che è stato preso mesi fa, nonostante la sua dichiaratissima simpatia per l'Islam e la ribellione in corso in Siria. Ammazzano prigionieri disarmati come Fabrizio Quattrocchi e Daniel Pearl, rapiti e poi ammazzati davanti a una telecamera per eternare la bella azione.
Il fatto è che nessuno giudica male questi assassini e rapitori. La loro opinione pubblica porta in trionfo chi ammazza vilmente (per esempio con una bomba) o rapisce gli infedeli (http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=11731). Qui si vede che lo scontro non è solo politico, ma di civiltà; o meglio della civiltà occidentale faticosamente conquistata e della barbarie islamica che perpetra il più vile terrorismo, gli omicidi più laidi, i rapimenti più criminali, senza che una coscienza morale si ribelli dalla loro parte. In questo gli islamisti sono peggio dei nazisti: vi sono stati dei militari tedeschi che si sono rifiutati di compiere le stragi di ebrei disarmati che il nazismo comandava e non hanno subito gravi danni, sono solo stati rimandati ai reparti combattenti; mentre il solo insegnante universitario che ha avuto il coraggio di portare i suoi studenti a vedere Auschwitz (tutt'altro che un filoisraeliano, solo uno storico scrupoloso) è stato sottoposto a una vera persecuzione (http://www.timesofisrael.com/palestinian-lecturer-who-led-auschwitz-trip-quits-after-backlash/ ).
L'aspetto più grave di questo scontro fra civiltà e inciviltà, fra rispetto dei diritti umani e barbarie è l'atteggiamento dei “progressisti” che applicano sistematicamente un doppio standard. Si è visto qualcuno dei numerosi filopalestinesi, anstisemiti o diversamente semiti italiani. Avete visto qualcuno a scelta fra Morgantini, Lerner, De Magistris, Ovadia, Vattimo, Gomel, Grillo, Orlando eccetera eccetera, che si scandalizzano per ogni nuovo appartamento costruito da Israele (e anche senza) mostrare un riflesso di interesse per i tre ragazzi rapiti ? Io no. Naturalmente non posso sapere tutto, magari qualcuno ha detto qualcosa su questo (e in questo caso me ne scuso), ma io non ho letto nulla. La sinistra, che si fa fiera del suo amore per il progresso e i diritti, quando si tratta di israeliani, tace. L'Europa fa uno scandaloso comunicato insieme alla Lega Araba (http://www.timesofisrael.com/israel-summons-eu-envoy-over-blatantly-one-sided-declaration/) E lo stesso, più o meno, fa la Chiesa, che tanto si entusiasma a parlare di pace, che non riesce però a giudicare i rapimenti e gli omicidi, che certo non fanno bene alla pace. Li capisco, non hanno il coraggio di alzare la voce per difendere le loro vittime, che nei paesi islamici sono numerose, pensano che a chinare la testa gli islamisti si stancheranno di tagliarle. La storia però insegna che non è così.
Un' ultima riflessione. E' giusto che Israele curi la signora Assad e compagnia bella, inclusi gli islamisti che sono lì anche per distruggere Israele? Francamente non lo so. Capisco l'etica medica; ma non bisogna pensare che degli atti che a noi sembrano morali appaiano tali alle beste scatenate di Hamas, Fatah e degli islamisti tutti. Per loro è debolezza. Agli europei il buon comportamento israeliano, i soccorsi che scattano per primi anche a favore dei nemici che si trovano coinvolti nelle catastrofi naturali, dà un vago fastidio, lo vedono come una sgradevole dimostrazione di superiorità. Alle bestie aumenta l'odio, non lo diminuisce. Io capisco che il comportamento morale si fa per se stessi e non per gli altri. Ma, come ho già detto ieri, forse bisognerebbe ripensare i rapporti di Israele con palestinisti e altre popolazioni arabe. Non voglio dire che dobbiamo rinunciare ai nostri principi etici e politici nei tribunali, negli ospedali e in politica. Ma dobbiamo sapere che abbiamo dei nemici e non dei “partner per la pace”, come pretendono gli ipocriti. Dobbiamo trattarli come tali. C'è bisogno della forza e non della bontà.