Romanzo viennese David Vogel
Traduzione di Alessandra Shomroni
Giuntina euro 16,50
Ballerine che si fanno invitare volentieri al caffè e sorridono ammiccanti al primo complimento. Mature borghesi annoiate, studentesse con molti grilli per la testa, o donne di strada, belle e perdute. Nel Romanzo viennese di David Vogel ci sono signore e signorine per tutti i gusti e per tutte le tasche, o almeno così pare al protagonista, un giovanotto un po’ strafottente e piuttosto perdigiorno. Michael Rost ha l’irruenza dei diciott’anni, è senza il becco di un quattrino e, almeno a giudicare dagli effetti sulle viennesi, ha tutta la stoffa di un solenne sciupafemmine. Ogni stagione ha il suo colore, e questa di Michael, scappato da una casa ebraica di provincia per scoprire la metropoli e immergersi nel gran mondo, ha una tinta inconfondibile. Di viola e di malva sono vestite le dame, e il cavaliere regala loro, immancabilmente, mazzi di tenere violette. Seduzioni avvolte di lillà, in nome di quella “violettomanie” così début du siècle, un morbo cromatico di cui si ammalò persino Marcel Proust. Qui nel romanzo ebraico di Vogel (1891-1944), scoperto nel lascito dell’autore solo tardivamente, il viola non si accompagna a gentili romanticherie. Michael prorompe di vitalità e il libro vuol essere una scorribanda tra le emozioni e il sesso. Così il ragazzone s’impegna in un triangolo osé con la sua avvenente padrona di casa e con la di lei figliola. Situazione tanto eccitante quanto foriera di guai, tutti puntualmente sciorinati in una prosa acerba e inquieta. Mettetevi il vestito buono, portatela a cena e, se sta per piovere, che almeno le nuvole siano violette. Successo assicurato.
Giulio Busi
Il Sole 24 Ore