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Informazione Corretta Rassegna Stampa
16.06.2014 IC 7 - Il commento di Federico Steinhaus
Dallo 08/06/2014 al 14/06/2014

Testata: Informazione Corretta
Data: 16 giugno 2014
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Dallo 08/06/2014 al 14/06/2014»
Il commento di Federico Steinhaus
Dallo 08/06/2014 al 14/06/2014


Sia pure con molta riluttanza, scrivo questo commento che mi costringe a fare la parte della Cassandra o, come dice Renzi, del gufo. Che il Medio Oriente come lo conoscevamo fino a tre anni fa non esista più è sotto gli occhi di tutti, ma che stia collassando un sistema di equilibri interni al mondo arabo grazie al quale, sia pure entro limiti ristretti, alcuni scenari erano prevedibili con buona approssimazione è un fatto nuovo, del quale siamo testimoni passivi. Alle convulsioni della Siria si sono ora aggiunte con forza dirompente quelle di un Iraq abbandonato al suo destino e dunque facile preda dell’estremismo jihadista, o meglio del terrorismo globale. Siria ed Iraq, insieme all’Egitto, hanno sempre rappresentato un punto di stabilità (grazie all’autoritarismo tirannico dei governanti) nello scenario regionale; ora questi due conflitti fratricidi, che sono collegati e procedono di pari passo, consentono al jihadismo sunnita di mirare ad impadronirsi del potere politico ed economico in entrambi gli stati. In Egitto la casta militare, che dopo la caduta della monarchia ha sempre rappresentato l’affidabile strumento di governi accentratori e tirannici, ha deciso di esporsi in prima persona attuando repressioni feroci e brandendo il bastone del potere senza vie di mezzo. Questa forza le ha dato la possibilità di liberarsi della minaccia incombente del jihadismo dei Fratelli Musulmani e della longa manus iraniana, ma se le milizie terroriste prevalessero a nord di Israele, come sembra probabile, il loro raccordo con Hamas, a sua volta al potere in Palestina, sarebbe reso più semplice e potrebbe incidere anche su quanto avviene al Cairo. In economia si dice che la moneta cattiva scaccia quella buona, ed il medesimo concetto trasposto in politica afferma che chi è più forte ed organizzato inevitabilmente va ad occupare gli spazi lasciati vuoti dal più debole. Questo significa che sarà Hamas, non Fatah, a governare di fatto la Palestina e che la Palestina avrà un ruolo importante nel fare da ponte fra Siria, Iraq ed Egitto (senza contare la Giordania, il cui trono potrebbe traballare). La politica debole ed esitante di Obama, che ha abbandonato la regione al suo destino, non ha ancora finito di far danni, ed ora, in grave ritardo, se ne accorge anche lui. Anni fa ho espresso l’opinione che un Iran nucleare rappresenta una minaccia più grave per il mondo arabo che non per l’occidente, e che sarà pertanto il mondo arabo stesso ad ostacolarne la realizzazione. Oggi l’Iran manda le sue forze migliori in Iraq per sostenere gli sciiti al potere ed incarica Hezbollah di aiutare Assad in Siria, ma sullo sfondo rimane la dirompente prospettiva di uno stato in mano al fanatismo religioso e dotato della bomba nucleare oltre che dei missili a lunga gittata per portarla in tutta la regione. Questo è un momento chiave per verificare la capacità dell’Iran di infiltrarsi e quella del mondo arabo di contrapporglisi, ma la determinazione di Israele non potrà sostituire il ruolo politico degli Stati Uniti, né Israele potrebbe essere il capro espiatorio per qualcosa che dovrebbe preoccupare il mondo intero. In questa situazione incandescente Israele costituisce un baluardo efficace per difendere i valori della democrazia occidentale, in primo luogo quello della libertà. L’elezione di un uomo multiforme, onesto, liberale come Rivlin alla presidenza d’Israele può dare una scossa e rimettere in gioco anche interessi comuni con alcuni degli stati confinanti e sud e ad est. Arrigo Levi, che ha scritto la prefazione ad un mio libro in fase di pubblicazione, sostiene che io sono troppo pessimista. Spero ardentemente che lui abbia ragione ed io torto.


Federico Steinhaus

http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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