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Ugo Volli
Cartoline
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Il solo modo di farci la pace è sconfiggerli 11/06/2014

Il solo modo di farci la pace è sconfiggerli
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra, Mahmoud Abbas (capo dell'Anp) e Ismail Haniyeh (capo del governo di Hamas a Gaza)

Cari amici,

“la pace si fa coi nemici” ripetono come un mantra quelli che “non sono contro Israele” naturalmente, ma contro “le politiche di questo governo” - e naturalmente di tutti quelli precedenti a partire dall'indipendenza.
L'ultimo governo appoggiato da Haaretz (il giornale palestinese in lingua ebraica, che tutti citano come autorevolissimo, ma in Israele diffonde meno del 4% delle copie giornaliere dei quotidiani) dicono sia stato quello del mandato britannico, quello che cercava di consegnare il mandato agli arabi e di impedire la nascita dello stato di Israele.
“La pace si fa coi nemici,” dicono, come se fosse un'ovvietà. E con chi altro? Con gli amici forse? Non ce n'è bisogno. Be', non è vero. La pace non si fa con i nemici finché continuano a essere nemici, cioè fanno la guerra.
La pace si fa coi nemici che sono disposti a fermarla, a smettere di essere nemici, che abbandonano il progetto che ha provocato il conflitto. Dato che di solito questo non avviene spontaneamente, la pace si fa coi nemici sì, ma sconfitti; anzi dopo che la loro sconfitta è diventata evidente; al massimo può accadere che tutti i due contendenti siano messi così male da rinunciare alla lotta. Ma il primo caso è di gran lunga il più frequente: le guerre si concludono con un vincitore e uno sconfitto, se no non terminano davvero, si sospendono e poi ricominciano.
Così accadde per le guerre puniche, per quella fra Atene e Sparta, per la guerra dei cent'anni, per il grande conflitto europeo fra il '14 e il '45, per le crociate e per mille altri conflitti grandi e piccoli. Sarà poco fine farlo notare, ma non è mai successo che una guerra sia finita perché i nemici si siano accorti che siamo tutti figli di mamma, o perché un sant'uomo si sia messo in mezzo a invocare l'onnipotente.
Almeno questo vale per le guerre vere, quelle che riguardano popoli, stati, nazioni. Le liti di paese, le risse, perfino le faide più feroci possono fermarsi perché ci si rende conto della loro inutilità e inumanità, anche se magari il prezzo da pagare è grande, come racconta Romeo e Giulietta (che è una tragedia sulle faide fra famiglie, quanto è anche una commedia sull'amore).
Se il nemico è il castellano del paese di fronte e tua figlia Giulietta si è innamorata di suo figlio Romeo, allora ci sta che un pasticcione di Frate Lorenzo richiami le famiglie al buon senso, magari sostenendo anche che la lite è colpa del Maligno, qualunque cosa sia costui.
Ma se lo scontro non è passionale, ma politico, una soluzione del genere non ha proprio senso. Che i giornali e la gente abbia la tentazione, anche e soprattutto nella civiltà della comunicazione in cui viviamo, di privatizzare e psicologizzare la politica, dicendo che Peres è un uomo di pace e Netanyahu invece è ostinato e insensibile, un po' come il vecchio Shylock, mentre naturalmente Abbas è una persona così distinta – be', questo va attribuito a un sentimentalismo di massa che nel nostro tempo è diventato anche un genere di letteratura (o fiction audiovisiva) “storica” di massa.

Il conflitto fra Israele e il mondo arabo non ha affatto questa natura psicologica e passionale. E' una lotta che dura da centocinquant'anni circa, cioè da quando gli ebrei, liberati finalmente almeno in parte dalle antiche schiavitù grazie al progresso del liberalismo in Europa, iniziarono a far ritorno alla loro terra, che nonostante le oppressioni romane, bizantine arabe e turche non avevano mai del tutto abbandonato.
Gli arabi, dal canto loro, decisero presto che non potevano sopportare un insediamento ebraico sul 3 per mille (28.000 kmq su 10 milioni) della superficie che rivendicavano, benché fosse in quel momento desolata, desertica, in buona parte disabitata. I primi incidenti cominciarono subito, nel 1920 ci fu la prima strage organizzata di massa degli ebrei. Da allora gli arabi hanno provato di tutto per cacciare gli ebrei da quell'angolo di terra: l'alleanza con la Gran Bretagna e quella con Hitler, quella con l'Unione Sovietica e quella con Obama; il terrorismo a porta a porta dei primi anni, le aggressioni dei grandi eserciti arabi fra il 48 e il 67, il terrorismo internazionale sugli aerei e quello nelle case, nei supermercati e negli autobus; la guerra dei razzi e quella dei coltelli.
Sono sempre stati sconfitti, come si vede dal fatto che gli ebrei sono ancora lì. Se avessero vinto anche solo una volta non ne sarebbe rimasto uno. Solo che gli Stati Uniti, la Russia, la Gran Bretagna, le grandi potenze internazionali, non hanno mai permesso a Israele di concludere la partita: né nel '48, né nel 56, né nel 57, né negli scontri con le formazioni terroriste annidate in Libano e a Gaza. E anche loro sono ancora là.
Non sono affatto interessati a costituire davvero uno Stato, avrebbero potuto farlo nell'82 e poi nel '99 e poi ancora nel 2004, ma non ci hanno neanche provato. Come non hanno protestato quando erano sotto la dominazione egiziana o giordana (https://www.youtube.com/watch?v=W9ReF4UUa4E ). Il problema non è uno Stato per loro, un compromesso per l'autogoverno; ma la distruzione di Israele, l'”espulsione” (si fa per dire, potete vedere nel link successivo cosa davvero sognano  ) degli ebrei da quella terra.

Abdullah Tell.jpg
Il colonnello Abdullah el Tell, comandante della Legione Araba giordana a Gerusalemme nel 1948


Il quartiere ebraico di Gerusalemme prima e dopo il bombardamento giordano

Fare la pace coi nemici? Certo che si può. Ma vi sono due tipi di pace. Nel primo essi ottengono quel che vogliono. Nel secondo ci rinunciano. Il primo non si chiama pace, si chiama resa. Ed è destinato ad avere la forma di Auschwitz. Se non ci credete, potete vedere qui che cosa sognano, o almeno che cosa sogna Hamas, che è stata appena associata al governo dell'Autorità Palestinese. E un video di un paio di mesi fa, vale la pena di essere guardato e meditato da tutti i buonisti che abitano anche il mondo ebraico: https://www.youtube.com/watch?v=ZE_uss5JvkM#t=38 .
Il secondo richiederebbe un cambiamento dell'opinione pubblica non solo “palestinese”, ma araba in generale, che non si vede all'orizzonte, anche se vi sono possibili accordi tattici fra Israele e gli stati sunniti moderati in funzione anti-iraniana. I compromessi sono stati tentati, ma non funzionano: la terra che si è ceduta “per la pace” (Gaza, parti di Giudea e Samaria e del Libano meridionale) non è andata alla pace, ma al terrorismo (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/181560#.U5cg8_l_uSo ). Nel mondo arabo anche i pochi non certo amici degli ebrei, ma desiderosi di fornire un quadro storico accurato al conflitto sono eliminati senza pietrà (http://www.timesofisrael.com/palestinian-lecturer-who-led-auschwitz-trip-quits-after-backlash/ ). Quella in corso è una guerra di sterminio e di massacro, (così definita dal segretario della Lega Araba del 1948, 'Abd al-Rahmān 'Azzām Pascià: http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Israele ). E' un tentativo prolungato di pulizia etnica. Per citare un paragrafo da una mia cartolina precedente (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=100&id=43173 ): Durante la Guerra d'Indipendenza i giordani "ripulirono" sistematicamente tutte le antichissime residenze ebraiche (Gerusalemme, Hebron ecc.) e naturalmente anche i numerosi insediamenti moderni, le fattorie e i villaggi (buona parte dei quali è stata di nuovo popolata dopo il '67 diventando nel gergo arabo e "pacifista" le "colonie"). Si trattò di un'azione molto violenta che comportò per esempio la distruzione di tutte le sinagoghe del quartiere ebraico di Gerusalemme, la devastazione di tutte le case ebraiche ecc. (http://www.zionism-israel.com/his/Hadassah_convoy_Massacre-4.htm ). Fu un caso? Il frutto delle cieche violenze della guerra? Niente affatto. Il colonnello Abdullah el Tell, comandante locale della Legione Araba giordana, ha descritto la distruzione del quartiere ebraico, nelle sue Memorie: "Le operazioni di distruzione calcolata furono messe in moto. . . . Sapevo che il quartiere ebraico era densamente popolato da ebrei. . . . Ho iniziato, pertanto, il bombardamento del quartiere con mortai, attuando danni e distruzione. . . . Solo quattro giorni dopo il nostro ingresso in Gerusalemme il quartiere ebraico era diventato il loro cimitero. Morte e distruzione regnavano su di esso. . . . All'alba di venerdì 28 Maggio 1948, il quartiere ebraico emerse distrutto in una nera nuvola, una nuvola di morte e agonia. . . . " Il comandante giordano riferì ai suoi superiori:" Per la prima volta in 1.000 anni, non un singolo Ebreo rimane nel quartiere ebraico. Non un singolo edificio rimane intatto. Questo renderà impossibile agli ebrei tornare qui '" (http://www.israpundit.com/archives/38787 ). Insomma fu una vera e propria deliberata pulizia etnica. Guardate qui alcune foto: http://proisraelbaybloggers.blogspot.com/2011/11/ethnic-cleansing-of-jerusalem.html .

 Si può fare la pace con nemici che hanno questo progetto? Magari usando qualche preghierina per aiutarli a diventare più buoni?
Ebbene no. Il solo modo di farci la pace è resistere, sconfiggerli.


Ugo Volli


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