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Ugo Volli
Cartoline
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E' servita a qualcosa? 09/06/2014
 

E' servita a qualcosa?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

 Cari amici,

 ho seguito come forse avete fatto anche voi l'”incontro di preghiera” convocato dal Papa per la pace in Medio Oriente: ma un po' distrattamente. Che volete, il sole, la prima giornata di caldo dopo una primavera un po' uggiosa, gli alberi profumati dai fiori... E poi mille problemi veri, chi sarà il nuovo presidente di Israele e chi dell'Unione Europea, che si inventerà l'amministrazione Obama per danneggiare Israele dopo il riconoscimento del governo con Hamas, se volete anche le rivelazioni interminabili sulla corruzione italiana, perfino i mondiali... Perché dare peso a tre anziani signori che invece di giocare a bocce si trovano a recitare salmi e fare dichiarazioni nei giardini vaticani?
Certo, pregare è una buona cosa; ma siamo sicuri che preghino lo stesso Dio? O che capiscano la sua realtà in maniera compatibile? E siamo sicuri che preghino per la stessa cosa? Che abbiano desideri compatibili?
E' facile dire pace... magari alla maniera di “fecero un deserto e lo chiamarono pace”.

 Ma la pace che vuole Abbas, una Palestina tutta sua, dal fiume al mare, senza neanche un ebreo fra le scatole, è compatibile con la pace che vuole Peres, quella di due stati l'uno accanto all'altro, uno per gli arabi, uno per gli ebrei?
Ammesso che la preghiera serva, servono a qualche cosa preghiere contrapposte? E siamo sicuri che il papa non abbia un suo pensiero sulla pace, che include un po' di potere temporale della Chiesa in Medio Oriente?
Se bisogna chiamare Dio a risolvere quel che gli uomini non sanno o non vogliono sistemare, bisogna almeno chiedergli qualcosa che sia coerente, non invocare progetti contraddittori, rispetto a cui l'appoggio divino verrebbe preso come uno strumento di parte.


Ma forse lo scopo era meno ambizioso... C'era bisogno di conoscersi, di scambiarsi delle idee? Ma no, Abbas è un capo dei terroristi di Fatah da sempre... Come recita Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Mahm%C5%ABd_Abb%C4%81s ) “È stato tra i fondatori dell'organizzazione al-Fatah ed è entrato nel Consiglio Nazionale Palestinese nel 1968; nel 1981 è divenuto membro dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Ha partecipato ai colloqui di pace di Madrid del 1991 e di Oslo del 1993, in cui ha ricoperto il ruolo chiave di coordinatore. Nel 1996 ha assunto la carica di Segretario Generale del Comitato Esecutivo dell'OLP. Nel 2003 è divenuto Primo Ministro”... eccetera eccetera.
Era lì durante i dirottamenti arei, il tentato colpo di stato in Giordania (settembre nero), il tentativo di ritagliarsi uno stato in Libano, l'attentato di Monaco, la prima e la secondo intifada, ha visto tutto e fatto tutto, anche se adesso fa la pecorella. E' qualcosa di peggio di un negazionista, non dice che la Shoah non c'è stata, ma che l'hanno organizzata i sionisti (http://www.tabletmag.com/scroll/170686/mahmoud-abbas-still-a-holocaust-denier ). Anche Peres ha visto tutto, è stato militare nel '47, primo ministro nell'84 e nel 95, ministro degli esteri nel 2002, capo del partito laburista e suo scissionista, premio Nobel e presidente di Israele. I due si devono essere parlati moltissime volte e certamente non si sono intesi, nonostante il noto pacifismo di Peres. I due popoli si conoscono da migliaia di anni, dai tempi di Isacco e Ismaele, o se volete da quando Maometto massacrò le tribù ebraiche che vivevano nella penisola arabica.
Da allora in terra d'Israele, ma anche in Mesopotamia, nel Maghreb, in Spagna: un po' di tolleranza, sì, ma quanta oppressione, che senso millenario di superiorità araba rispetto ai fuoricasta ebrei... anche questo spiega l'inaccettabilità, l'affronto di uno stato governato dagli ebrei in una terra che è stata governata dall'Islam per un migliaio d'anni.
E, giusto per dire una verità elementare, gli arabi combattono da centoventi anni l'immigrazione ebraica in Terra di Israele. Molti di loro sono arrivati da quelle parti a seguito dello sviluppo economico provocato dagli investimenti degli ebrei che compravano terre, si insediavano, le sviluppavano con metodi moderni, facevano rifiorire l'agricoltura. Ma li odiavano da subito.
I primi scontri avvennero alla fine dell'Ottocento, il primo grande pogrom di massa con strage di ebrei è del 1920. Non c'era nessuno stato ebraico, allora, nessuna “occupazione”. Solo che gli arabi non sopportavano di avere gli ebrei come vicini, volevano eliminarli tutti.
Il programma è sempre quello. Basterà una preghierina per superare queste distanze? No, non basta. Mi sono guardato sul web la riunione organizzata da Papa Francesco, con qualche pausa, lo ammetto; ho ascoltato le preghiere pronunciate con professionalità un po' scolastica da cardinali, rabbini ed imam, ho visto le facce dei leader composte di noia paziente, salvo quella di Abbas che mi è sembrato torvissimo, come se meditasse su un chiodo che gli avevano messo sulla sedia, o si chiedesse quanti giubbotti esplosivi potessero far tacere quello sgradevole vicinato.
Ho letto anche il suo discorso, nella versione ufficiale distribuita dal Vaticano: tutta una rivendicazione di Gerusalemme araba, col viaggio notturno di Maometto in testa e l'idea che la pace andasse garantita sì, ma al popolo palestinese, composto secondo lui da musulmani, cristiani e... samaritani (sapete, quella setta staccatasi dall'ebraismo 25 secoli fa, che conta un migliaio di fedeli in tutto).


Non manca qualcuno, mi sono chiesto? Non è lì per dire che vuol fare la pace con Israele? Gli ebrei poi li ha aggiunti in fondo, a braccio, indicando anche quelli con cui era obbligato a fare la pace, ma con una faccia da funerale che lo iettatore del paese è molto più allegro... Io ho guardato l'evento su una diretta web, senza i commenti. Chi invece ha assistito alla trasmissione del Tg3 della Rai mi ha parlato di una conduzione fortemente antisraeliana, con commenti assurdi e infondati, che non ha lasciato neanche spazio al discorso di Peres, coprendolo con chiacchiere. Una vergogna.
Come se la circostanza dovesse servire a parlar male delle costruzioni di case israeliane e dei controlli di sicurezza, e tutto il resto fosse superfluo, compresa la pace. Neppure loro credevano “all'evento di pace” e lo sostituivano con la solita propaganda filopalestinese.
Insomma, come previsto non è accaduto nulla. Le preghiere non erano preghiere, ma citazioni di preghiere; i discorsi non erano impegni di pace ma testimonianze a futura memoria che si fosse nominata la pace.
Persino Francesco, di solito così vivace, era moscio moscio, parlava con quella voce flautata e piatta degli ecclesiastici quando non vogliono scoprirsi troppo. Se dal Cielo qualcuno ascoltava, certamente non si è troppo commosso.
La stampa internazionale del resto, inclusa quella israeliana e quella araba, da quel che sono riuscito a capire, non ha dato rilievo particolare alla circostanza. C'è voluto tutto il servilismo dei giornali italiani per inventarsi un rilancio diplomatico, una svolta epocale, la prossima soluzione dei problemi del Medio Oriente, un evento storico che in realtà non c'è stato.
Al massimo un'educata cerimonia. Già oggi si volta pagina e dopo aver fatto quel che gli americani chimano “lip service”, servizio con le labbra alla pace, si torna alla politica vera.
Muhammad Abbas cerca di spedire tutti i siluri diplomatici che può su Israele, Netanyahu non li teme ma deve fare attenzione a quelli ben più grossi che vengono da Washington e da Bruxelles, e anche alle complicità interne di chi vorrebbe rovesciarlo per essere più in sintonia con Obama (sai che bello percorrere il viale del tramonto con la compagnia di un signore così elegante).

 Anche questa è fatta, un'altra occasione puramente cerimoniale costruita per pronunciare discorsi neanche troppo convinti e impegnativi sulla pace, per dare gloria e verginità politica al Vaticano e non per affrontare i problemi reali. Quei problemi che erano perfettamente evidenti nel discorso di Abbas, nella sua negazione totale dei diritti di Israele, della realtà del rapporto del popolo ebraico con la sua terra.
Vogliamo dirla tutta? La pace non è più vicina di un centimetro. E di questa propaganda per il ruolo pacificatore del Vaticano e per le bugie dei palestinesi avremmo fatto volentieri a meno.

Ugo Volli


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