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I viaggi diocesani in 'Terra Santa' 04/06/2014

Gentilissima Redazione,
poichè negli ultimi tempi mi sembra di aver notato una Vostra accresciuta severità (uso intenzionalmente un eufemismo) verso il termine 'Terra Santa', vorrei far notare che - per quanto numerose possano essere le persone che ne facciano uso per non nominare lo Stato di Israele - l'espressione, di per sè, non ha alcunchè di ostile nei confronti di Israele, almeno quando venga usata a proposito di pellegrinaggi o in un contesto religioso cristiano.
Essa esprime il vincolo di Fede e di amore, il legame spirituale ed anche affettivo, che unisce ogni cristiano credente alla Terra in cui il Figlio di Dio si è fatto uomo, è nato, vissuto per quasi tutta la vita, morto e risorto e in cui è nata la Chiesa.
Per quanto i cristiani siano di nazionalità diverse e sparsi in tutto il pianeta, e per quanto ogni luogo in cui si celebri l'Eucaristia sia altrettanto santo della Basilica del Santo Sepolcro (la quale, a sua volta, è¨ più¹ santa per l'Eucaristia che per il Sepolcro vuoto), l'intensitè del vincolo con la Terra di Gesù e la reverenza per essa (che nell'appellativo 'Santa' si esprime) discendono dallo stesso rapporto del cristiano credente con Gesù, Signore, Maestro e Fratello. Allo stato attuale, inoltre, il termine 'Terra Santa' nella pubblicità dei pellegrinaggi e nei resoconti dei pellegrini (i programmi, almeno quelli che ho avuto occasione di leggere, specificano di volta in volta 'Israele', 'Giordania', 'Autonomia palestinese' secondo le località incluse nell'itinerario) presenta il grande vantaggio di essere un'espressione breve ed emozionante in luogo di un'interminabile perifrasi del tipo 'Israele, Territori dell'Autonomia palestinese, Territori contesi controllati da Israele e Giordania' (secondo le opinioni politiche e le interpretazioni giuridiche di ciascuno i 'Territori' fra la 'linea verde' e il Giordano potrebbero essere indicati anche con altre perifrasi, incluso 'Stato di Palestina').
In sintesi, 'Terra Santa' (santificata, consacrata da Dio con la Sua presenza) indica tutta la biblica Eretz Israel, vista dai cristiani sotto il profilo del suo ruolo nella storia della salvezza e soprattutto in relazione al Signore Gesù. Per correttezza, aggiungo che ho avuto modo di constatare che talora l'espressione viene usata anche da ebrei quale sinonimo o appellativo di Eretz Israel: ovviamente, non sono qualificata per indicare l'esatto contenuto teologico dell'espressione in questo caso, ma, dal contesto, direi che esprimeva, affettivamente, l'intensità dell'amore per la Terra di Israele ed il suo valore sotto il profilo religioso.
Perciò, continuerò a parlare dei miei viaggi in Israele e del mio pellegrinaggio in Terra Santa ed a difendere la legittimità della scelta linguistica, salvo che qualcuno parli della Knesset come del 'parlamento della Terra Santa' o dello shekel come della 'moneta della Terra Santa' o mescoli i concetti con espressioni del tipo 'Terra Santa e Palestina'. Con i più cordiali saluti,

Annalisa Ferramosca

P.S.: a scanso di equivoci, in un quarto di secolo di attività di catechista cattolica, ho sempre parlato molto più di 'Israele' o 'Terra di Israele' che di 'Terra Santa' o di 'Palestina' (termine, quest'ultimo, che ho abbandonato non appena ho notato, parecchi anni fa, i tentativi di arabizzazione di Gesù¹), fino al punto che una volta un mio allievo di sette od otto anni disse in classe che la Madonna è 'israeliana': ovviamente spiegai che quest'ultimo termine si usa solo per i cittadini dello Stato di Israele in epoca contemporanea, ma non ho smesso di parlare di 'Israele' e 'Terra di Israele' e della discendenza di Gesù dai Patriarchi di Israele

Gentile amica, teoricamente lei ha ragione, concordiamo sulla sua interpretazione storica della espressione 'Terra Santa'. Peccato però che la realtà sia diversa. I pellegrinaggi organizzati dalle diocesi cattoliche sono una delle più raffinate tecniche di propaganda anti-israeliana. Che i pellegrini siano 'anche' in Israele gli viene sottaciuto, quando rientrano e gli si chiede 'come hai trovato Israele', rispondono che sono stati in Terra Santa, e non hanno torto, di Israele hanno visto molto poco, e quel poco spiegato da guide arabo-cristiane, o da preti, indottrinate in senso pro-palestinese. E' ben raro che vengano portati a vistare 'Yad Vashem', ad esempio. E'questa la realtà dei viaggi diocesani, Israele li sopporta per non creare frizioni diplomatiche con il Vaticano, anche se la loro opera di disinformazione non dovrebbe essere più tollerata. Ma Israele è una democrazia, al suo interno possono operare anche coloro che remano contro, e, forse, anche questo è un segno di forza.
IC redazione


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