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La Stampa Rassegna Stampa
03.06.2014 Viaggio nella 'rinascita culturale' di Ramallah
Recensione di Maurizio Molinari a 'Buongiorno Palestina' di Fiamma Arditi

Testata: La Stampa
Data: 03 giugno 2014
Pagina: 29
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Ramallah, la Palestina ci prova con la cultura»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/06/2014, a pag. 29, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Ramallah, la Palestina ci prova con la cultura".



M.Molinari     Fiamma Arditi



Ramallah

Ecco l'articolo: 

 Occhi neri come la barba che gli copre metà del viso, pantaloni alla pescatora e camicia a quadretti: Khaled Hourani è il direttore dell'Accademia delle Arti della Palestina che è riuscito a portare un Picasso dall'Olanda a Ramallah al termine di una battaglia, legale e politica, durata oltre due anni. La sua storia è una delle 21 che Fiamma Arditi racconta nelle 317 pagine del suo Buongiorno Palestina, in uscita per i tipi di Fazi, che accompagna il lettore nelle viscere di una società in rapida trasformazione. «Ramallah, capitale della West Bank, negli ultimi anni si è animata di una vita culturale vibrante, quasi febbrile», scrive Arditi, indicando in Hourani «uno degli artefici di questa rinascita culturale, di questi fermenti di cui l'Occidente sa poco o nulla». Da qui l'importanza del volume, con la descrizione dall'interno di una comunità di artisti, giornalisti, musicisti, registi, scrittori e poeti che si allarga a macchia d'olio, ritrovandosi nei caffè e nelle case, confrontandosi e dibattendo una miriade di progetti che hanno in comune la volontà di far germogliare una Palestina capace di costruirsi dal di dentro, lasciandosi alle spalle la stagione di guerre, violenze, attentati e Intifade. L'universo descritto da Arditi, scrittrice a giornalista a New York, non potrebbe essere più aderente alla realtà, anche lì dove spiega come «molti palestinesi durante la settimana vengono a Ramallah per sentirsi a casa, vedere i loro amici, vivere senza tensione». Pagina dopo pagina le storie si alternano e sovrappongono: lo scrittore Raja Shedadeh si racconta inerpicandosi sulle colline brulle, Khadun Bshara descrive il recupero dei villaggi più antichi, Rashid Masharawi interpreta un cinema senza rabbia, Suad Amiry la convergenza tra scrittura e architettura. Sono i tasselli di una identità collettiva che tenta di farsi spazio superando la dinamica dell'immanente conflitto con i vicini israeliani. Emblematica a riguardo la figura di Nadera Shalhoub Kevorvian, docente palestinese di Criminologia all'Università ebraica di Gerusalemme, residente nella Città Vecchia al confine tra i quartieri armeno ed ebraico, che ha per allievi tanto giovani arabi-israeliani quanto residenti negli insediamenti in Cisgiordania. «Gli studenti sono studenti», spiega, «li seguo uno per uno e so che spesso non sono consapevoli di quello che avviene». Per Fiamma Arditi, che ha fondato e dirige il Film Festival «Senza Frontiere - Without Borders», è un percorso reso possibile dal fatto che «in molti mi hanno aperto la porta delle loro vite, facendomi entrare in un cantiere in moto perpetuo, fucina di idee e di progetti», consentendo al lettore di «avvicinarsi alla Palestina contemporanea, mettendo meglio a fuoco, entrando nelle situazioni e calandosi nei panni dell'altro»: senza mai cedere alla tentazione di schierarsi in un conflitto nel quale, come ripete lo scrittore israeliano Amos Oz, «non c'è una ragione e un torto ma sono contrapposti due pari diritti».

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