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La Stampa Rassegna Stampa
01.06.2014 Come vede il mondo Elie Wiesel
Nell'intervista di Alain Elkann

Testata: La Stampa
Data: 01 giugno 2014
Pagina: 18
Autore: Alain Elkann
Titolo: «Un progetto morale per i giovani»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/06/2014, a pag.18, con il titolo "Un progetto morale per i giovani", l'intervisa a Elie Wiesel di Alain Elkann.


Alain Elkann                Elie Wiesel

La "  Elie Wiesel Foundation for humanity", concentrata sui diritti umani e sulla pace, è schierata anche contro il razzismo. Organizza conferenze e incontri annuali con altri vincitori del premio Nobel, come lo stesso Wiesel.
Wiesel arriva in ufficio seguito da una guardia del corpo. Porta all’occhiello della giacca blu scura di velluto la gran croce della legione d’onore, una decorazione che hanno pochissime persone in tutto il mondo. Ci sediamo nel suo ufficio, circondato da libri, e come sempre parliamo di noi e dei nostri pensieri. Poi gli chiedo se vuole rispondere ad alcune domande per un’intervista. Risponde di sì, sorridendo, «come sempre».
Sta  scrivendo un nuovo libro? «Sto sempre scrivendo un nuovo libro. Ho 60 volumi pubblicati e 40 manoscritti ancora da pubblicare».
Scrive sempre in francese?
«Sì, a penna in francese e quindi ribatto sulla macchina da scrivere con due dita».
Quando scrive?
«Mi alzo alle 5 del mattino e quindi scrivo dalle 6 in poi per cinque ore». Dopodiché comincia la sua giornata attiva?
«Sì, vengo spesso alla mia fondazione. Lavoriamo su tutti gli argomenti che riguardano l’umanità. Ripeto ad altri Nobel che “abbiamo ricevuto più di chiunque altro e dobbiamo restituirlo”».
Lei è professoredi scienze umane?
«Ho una cattedra alla Boston University e durante l’inverno  insegno a Tampa in Florida. Non faccio mai lo stesso corso».
Che cosa pensa di Israele?
«Non ho mai vissuto in Israele, ma è uno dei Paesi della mia vita. Avrei potuto vivere senza Israele, ma, siccome è diventato un Paese, non posso vivere senza. È un miracolo, ogni giorno una sorpresa! Ma non seguo la politica». 
 In Russia c’è una dittatura?
«Putin cerca di essere e di non essere un dittatore. Non posso dire che è un dittatore, perché non è Stalin».
Si parla molto del fatto che l’America sembra essere più debole: lo pensa anche lei?
«Economicamente è ancora la più forte economia. E l’America è il primo potere del mondo».
Lei ha collaborato con Obama?
«Non mi coinvolgo mai nella politica. Ma fin dal 1979, quando JimmyCarter fu eletto, ho incontrato tutti i Presidenti e li ho sempre difesi. Ho lavorato per loro, ma al di fuori dalla politica. Nessuno ha cercato di influenzarmi politicamente». Qual è la situazione politica oggi? «
Quando sono venuto in America nel 1956, il razzismo era legge nel Sud. Oggi non lo è più. Il problema è stato cancellato in modo democratico».
E per quanto riguarda la Cina?
«È una nazione ricca che guarda al proprio destino. Il resto del mondo deve fare più sforzi per portarla più vicina all’America».
Cosa pensa del terrorismo?
«I terroristi devono essere eliminati. Il terrorismo non è un’opzione. Oggi il problema reale è l’Iran. È un Paese forte e ho preso posizione sul “New York Times” con un articolo: “L’Iran non deve diventare una potenza nucleare”.
La cosa, finora, ha funzionato. Ma ne siamo proprio sicuri?».
Cosa pensa del mondo arabo?
«Là non c’è una tradizione democratica. Il Corano è un grandissimo testo, ma non è un testo democratico. Il mondo musulmano, però, sta cambiando».
E l’antisemitismo? «
È altrettanto antico quanto il popolo ebraico. Oggi non c’è antisemitismo come ideologia. Il mondo civile deve pensare che è stupido».
E cosa pensa di Papa Francesco?
«Gli ultimi due Papi sono stati bravi. Sono sicuro che incontrerò Francesco: è un uomo aperto e mi piace ciò che dice sugli ebrei e Israele».
Lei come si considera?
«Sono un ebreo e un cittadino americano. Sono uno scrittore, un professore e un testimone».
Perché scrive in francese, se è americano?
«Dopo la guerra ho vissuto in Francia per alcuni anni. Quando sono arrivato sapevo solo dire bonjour, ma il francese è diventata la mia lingua. La scoperta di me stesso è avvenuta in francese».
Che cosa la occupa e preoccupa al momento?
«Sempre le stesse cose. Ciò che succede. So che andiamo in fretta e non so dove stiamo andando. I progressi più importanti sono stati realizzati nella scienza: in 50 anni abbiamo fatto più progressi che nei precedenti 500».
Che cosa pensa dei giovani?
«Vogliono imparare, hanno sete di conoscenza. Vogliono capire e ricordare. La cosa principale è insegnare loro dove andare. Non andare verso l’oppressione, non andare verso la dittatura, non andare verso il razzismo e il pregiudizio. Questo è un progetto morale».
Lei oggi si sente una persona felice? «La felicità non è mai stata importante per me, ma è importante capire ed essere capito».

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