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Informazione Corretta Rassegna Stampa
31.05.2014 Israele deve cambiare tattica con la Turchia
Analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 31 maggio 2014
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Israele deve cambiare tattica con la Turchia»

Israele deve cambiare tattica con la Turchia
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

Da quando il partito islamico ha preso il controllo del governo in Turchia, Israele tenta con tutte le sue forze di mantenere rapporti di pace con Erdogan, anche se, fin dagli anni ’80, aveva dimostrato ostilità verso gli ebrei, in linea con la vicinanza all’islam più estremo.
In quegli anni aveva scritto un libello “Mas-Kum-Ya” acronimo di “Massoni, Comunisti ed Ebrei”, e anche di recente ha apostrofato un manifestante dell’opposzione con l’espressione “sperma ebraico”, un insulto che i turchi considerano il più spregevole e umiliante.
Fin da quando Erdogan fu eletto nel 2002, Israele ha cercato di mantenere buoni rapporti, considerando che l’esercito era rimasto sostanzialmente laico. Tuttavia le nuvole islamiche poco per volta hanno oscurato i rapporti tra i due Paesi, sicché, come accade in ogni collaborazione, man mano che in Turchia cresceva la tendenza verso l’islamismo, altrettanto diminuiva il livello della relazione con Israele.
I portavoce ufficiali israeliani hanno tentato di minimizzare l’importanza di questi sviluppi, ma l’amara realtà colpì profondamente Israele quando Erdogan, tramite l’ong turca IHH, organizzò la flottiglia Mavi Marmara allo scopo di violare l’embargo che Israele aveva imposto su Gaza. IHH è nota in tutto il mondo come un’organizzazione islamista che sostiene il terrorismo. Questo fatto da solo giustifica l’azione israeliana di abbordaggio alla Mavi Marmara, anche se ha comportato l’uso della forza. Israele ha il diritto di difendersi dal contrabbando di armi a Gaza, e i terroristi armati rintanati sulla nave e camuffati da “attivisti a favore dei diritti umani” non hanno convinto nessuno della vera natura della loro missione. Persino la squadra investigativa delle Nazioni Unite, di cui la Turchia è membro, ha giustificato l’abbordaggio.
 Ma Erdogan continuò a sostenere che Israele aveva commesso un crimine, fece pressione affinché l’ammettesse, accettasse le responsabilità dei fatti e delle conseguenze, rimuovesse il blocco di Gaza, e pagasse un risarcimento alle famiglie dei terroristi che erano a bordo della nave.
Israele ha cercato di risolvere la situazione dietro le quinte e di raggiungere un modus vivendi tra le due nazioni, contando sul fatto che, a parte l’episodio della Mavi Marmara, non ci fossero altri problemi che potessero inficiare i rapporti con la Turchia. I responsabili politici israeliani credevano che una volta firmato un accordo d’indennizzo e pagata la somma richiesta, non ci sarebbero stati altri problemi e che le relazioni con la Turchia sarebbero tornate a quelle antecedenti il 2002.
Ma questa settimana è giunta la notizia che la Turchia ha denunciato all’Interpol alti ufficiali dell’esercito israeliano che erano in servizio attivo al momento dell’abbordaggio alla Mavi Marmara. Se l’Interpol accogliesse la querela turca, questi ufficiali non potrebbero più lasciare Israele, perché nel momento in cui entrassero in un Paese membro dell’Interpol, verrebbero arrestati, consegnati alla Turchia, imprigionati, interrogati, processati e rinchiusi nelle famigerate carceri turche.
L’obiettivo di questa mossa è di mettere in ginocchio Israele, obbligarla a mendicare dai turchi che venga risparmiata la vita dei propri ufficiali, i cui movimenti fuori da Israele sarebbero sotto il controllo della Turchia.
Israele ha affrontato la vicenda della Mavi Marmara nel modo peggiore possibile.
Fin dal primo giorno avrebbe dovuto dire ad alta voce: “La Marmara era una nave di terroristi che volevano infrangere un blocco legale su un’entità terroristica, e coloro che erano sulla nave erano dei terroristi. La nazione che ha inviato la nave sostiene il terrorismo e il suo Primo Ministro incoraggia il terrorismo. Israele ha agito come avrebbe fatto qualsiasi altro Paese in caso di attacco terroristico. Pertanto, le azioni di Israele erano giustificate. Non c’è alcun obbligo a risarcire le famiglie dei terroristi, nessun’altra nazione al mondo lo farebbe.”
 Contemporaneamente Israele avrebbe dovuto smettere - e potrebbe ancora farlo - di agire da inetto e cominciare a rendere pan per focaccia, aumentando la percezione del mondo sui numerosi terribili eventi in cui sono stati coinvolti l’attuale e i precedenti governi turchi: l’occupazione illegale del Nord di Cipro nel 1974; la pulizia etnica della minoranza greca nella Repubblica Turca di Cipro del Nord; la persecuzione dei curdi in Turchia e la totale abrogazione dei diritti umani di questa minoranza; la guerra illegale e illegittima contro la popolazione curda del Nord dell’Iraq; l’abrogazione dei diritti dei cristiani in Turchia; la legittimazione della trasformazione delle chiese in moschee; l’uccisione di cittadini turchi che prendono parte alle manifestazioni di protesta; gli aiuti a organizzazioni jihadiste come Al-Qaeda che stanno combattendo in Siria, e molti altri crimini in cui il governo turco è totalmente coinvolto.
Senza dimenticare quando, durante la Prima Guerra Mondiale l’esercito turco commise il genocidio dei cristiani armeni che per secoli avevano vissuto nell’Impero Ottomano.
Qualche settimana fa, il Ministro degli Esteri turco, Ahmed Davutoglu, aveva annunciato che la Turchia non avrebbe indennizzato i greci espulsi dal Nord di Cipro, dopo l’occupazione illegale del Nord, costretti a rifugiarsi nel Sud dell’isola, nonostante la decisione contraria della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che imponeva alla Turchia gli indennizzi.
Israele dovrebbe utilizzare questo precedente e dichiarare in modo ben chiaro: “La Turchia non paga indennizzi a cittadini pacifici e onesti. Perché noi dovremmo pagare un risarcimento alle famiglie di terroristi?”. Israele può anche rivolgersi all’Interpol con una denuncia contro Erdogan e il suo esercito per l’assassinio di cittadini che dimostravano l’anno scorso al Gezi Park di Istanbul.
Invece non fa nulla per mettere in difficoltà il governo turco, si comporta debolmente, cercando di mantenere un clima pacifico, anche se tutti sanno che quando si cede al ricatto, questo non fa abbassare le richieste del ricattatore. Anzi, è vero l’opposto: più il ricattatore riesce a spremere la sua vittima, più forte diventa il suo appetito e di conseguenza si alza il livello del ricatto.
Questa politica debole spinge impunemente Erdogan e il suo governo ad aumentare il livello di pressione su Israele.
Per questo, Israele deve dare inizio a una campagna di pubbliche relazioni in cui ponga in risalto la verità su Erdogan e la sua cricca, e, nello stesso tempo, lavorare con grande energia nei corridoi dell’ONU e dei governi occidentali per raggiungere lo scopo. Quando Erdogan si accorgerà che la pressione da lui applicata su Israele si ritorcerà contro di lui,  allora inizierà a prendere Israele sul serio, a calmare i suoi complici ricattatori e adeguarsi alle attese di Israele per giungere a un accordo, abbandonando una posizione di forza che potrebbe danneggiarlo.
Le bibliche spie che Mosè inviò a esplorare in Terra Santa riferirono: ”Ci sentivamo come delle piccole cavallette ed è così che i Cananei ci hanno percepito”.
Da allora le regole non sono cambiate: chi vede se stesso come una cavalletta e si comporta senza spina dorsale, non può aspettarsi che gli altri lo prendano sul serio e si rapportino a lui come davanti a Sansone.
Israele deve drasticamente cambiare tattica con la Turchia di Erdogan, soprattutto ora che è evidente l’estensione del danno provocato dall’averla trattata con i guanti.
I nemici di Israele devono sapere che le loro azioni comporteranno un prezzo molto alto, che fino ad ora sono stati esenti dal pagare. Solo questo può frenare i loro attacchi contro di noi. Il prezzo che i turchi dovranno pagare sarà utile come deterrente e di conseguenza la loro esitazione prima di una prossima mossa contro di noi sarà la ricompensa a Israele per aver cambiato politica da un fiacco pacifismo ad una presa di posizione frontale.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link: http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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