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AVVENIRE sempre contro Israele 31/05/2014

Gentile redazione di Informazione Corretta,

ieri Avvenire si è superato: è riuscito nello stesso giorno a chiamare "barriera di protezione" il muro di Melilla e, come al solito, "muro di separazione" quello di Betlemme. Allora ho deciso di scrivere questa lettera al direttore, che vi accludo qui sotto.
Grazie per il lavoro che fate,
Un caro saluto da Bolzano
Bruno Gandolfi

Gentile Direttore,
da vecchio lettore di Avvenire, edotto negli anni da Piergiorgio Liverani a prestare particolare attenzione all'"antilingua" (raffinato strumento ideologico per cambiare il significato delle cose), vorrei sottoporle questo mio esercizio sul tema sperando nella promozione, se non a pieni voti, almeno con la sufficienza. La parola chiave è "muro" (anche Avvenire ha dedicato a due "muri" una grande fotografia in prima pagina nel corso del recente viaggio del Papa ). Su Avvenire di giovedì 29 maggio leggo la breve dalla Spagna, a pagina 19: "assalto a Melilla alla doppia barriera di protezione della frontiera alta sei metri". Poi, a pagina 22, nell'intervista dell'ineffabile Susan Dabbous al filosofo musulmano Abu Sway: "i palestinesi non possono recarsi nei loro luoghi sacri a causa del muro di separazione". Ma insomma, Lei mi sa dire quando un muro è "di separazione" e quando "di protezione"? Avvenire non l'ha mai spiegato. Mi sono allora documentato. A Melilla non c'è bisogno di "proteggersi": chi assale il muro sono i diseredati, i "clandestini" che tentano di entrare in un territorio UE (enclave spagnola), non vogliono uccidere nessuno, solo cambiare vita. Invece nello stato di Israele non c'è bisogno di "separarsi" (non esiste alcun apartheid, nessuna separazione tra cittadini israeliani ebrei e musulmani e cristiani, tutti hanno gli - stessi diritti): il muro è stato costruito nel 2004 proprio per "proteggersi" dalle incursioni dei terroristi suicidi che fecero in quegli anni più di 1000 morti tra la popolazione civile israeliana. Come lei ricorderà, dai Territori (quindi non dallo Stato di Israele ma da un'area geografica contigua, senza sbarramenti frontalieri perchè in attesa di uno status da definire con trattative dirette e soggetta alle norme previste dai trattati di Oslo del 1993) partivano civili palestinesi - anche donne e ragazzi - che si facevano esplodere nei bar, nei bus e nei ristoranti di Israele. La costruzione di una struttura frontaliera come ce ne sono altre in tutto il mondo, 7% di muro e 93 % di rete metallica con sensori che in Israele chiamano "barriera difensiva" - un termine che non ricordo abbia mai usato alcun giornalista di Avvenire - ha fatto cessare drasticamente e in modo incruento le incursioni terroristiche. Eppure, per il suo giornale si tratta sempre di un "muro di separazione", o del "muro della vergogna", mentre altri muri-frontiera (Melilla, Cipro, Texas) sarebbero invece "di protezione" da uno pseudo-nemico per giunta disarmato. Viene da pensare che solo lo stato di Israele non abbia il diritto di proteggersi ma, per la perfidia (le dice qualcosa?) dei suoi governanti, possa solo "separarsi" da quelli che, evidentemente, considera esseri inferiori. E qui siamo al punto cruciale, all'antilingua: Lei davvero non ha mai pensato che continuare a parlare di "muro di separazione", senza spiegare mai i motivi della sua costruzione (come fa Avvenire, e mi dispiace ribadirlo) contribuisca ad alimentare la bufala dell'apartheid israeliano e, con essa, quell'antisemitismo che, come dicono recenti statistiche, è in grande crescita in tutto l'occidente ma nei paesi musulmani rasenta ormai il 95% della popolazione? Solo un anima bella potrebbe pensare che, se il governo israeliano domani abbattesse il muro, arriverebbe la pace e non la ripresa degli attentati ai civili: il terrorismo, come ha ricordato il Papa è il "male assoluto" e il muro è stato costruito per ostacolarlo; quando il terrorismo finirà, quando finiranno l'istigazione all'odio e i proclami genocidi e i razzi sulle città, quando lo stato di Israele potrà finalmente fidarsi dei suoi vicini, allora il muro cadrà, in una notte, come a Berlino. Per ora possiamo solo pregare.

Perfetta la sua analisi, il quotidiano dei vescovi italiani dovrebbe vergognarsi per l'ostilità - mista a menzogne - che caratterizza il loro giornale.
IC redazione


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