Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
La vittoria di Al Sisi, occasione per l'Egitto e per l'Europa Analisi di Souad Sbai
Testata: Libero Data: 30 maggio 2014 Pagina: 16 Autore: Souad Sbai Titolo: «L' Egitto ha scelto il generale. Per l'Italia è un'occasione d'oro»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/05/2014, a pag. 16, l'articolo di Souad Sbai dal titolo "L' Egitto ha scelto il generale. Per l'Italia è un'occasione d'oro".
Souad Sbai Abdel Fattah Al Sisi
Gli egiziani si riprendono l’Egitto. E se lo riprendono a suon di consensi, manifestando liberamente la propria volontà elettorale, stavolta sì, superando la prova della democrazia. Quella prova che in molti avevano invocato anche quando venne eletto per un pugno di voti MohammedMorsi, la cui vita al Palazzo Presidenziale, per fortuna della popolazione egiziana, è durata come il volo di una rondine. Che ha portato nella terra dei Faraoni la primavera, quella vera. Il momento della verità, della possibilità del cambiamento risiede nelle mani del generale AlSisi, che dopo aver liberato la patria dal pericolo estremista tenta il passo più difficile, riportare l’Egitto nell’alveo della civiltà dopo un periodo buio ed estremamente pericoloso. Molte le speranze che in lui risiedono, su entrambe le sponde del Mediterraneo.Non è infatti un mistero che Al Sisi abbia messo al centro del suo programma la volontà di riannodare i fili della cooperazione con l’Europa e con gli Usa, tentando allo stesso tempo di strutturare un solido sistema di sicurezza per il Paese, già in parte attuato mettendo al bando le formazioni politiche a fondamento religioso, le quali, come la fratellanza, sono state estromesse dalla contesa elettorale. Il ricordo dei pochi mesi di governo Morsi e la conseguente discesa verso il baratro dell’Egitto è ancora vivissimo e la crisi si fa sentire più forte che mai. È il momento dell’uomo forte, che in patria viene accostato non a Mubarak, come già in Europa gli amici dell’estremismo hanno iniziato a fare, bensì a Nasser che fu nonostante tutto il padre dell’Egitto moderno e la cui figura è ancora oggi amatissima. Per una volta, dunque, si dia ascolto agli egiziani e non alle sirene provenienti dal Golfo, che hanno tentato di zittire la voce dei moderati con una falsa rivoluzione. Il popolo stavolta ha scelto in libertà e ha detto Al Sisi. Ha detto stabilità. Non si può noncogliere, in questo senso, la grande opportunità che la salita al potere del generale porta con sé anche per l’Europa e per l’Italia: quale momento più propizio per instaurare, anche in virtù della nostra vocazione euro mediterranea, rapporti stretti con il Cairo che permettano di cooperare per la gestione e il contenimento dei flussi migratori? Chi più di Al Sisi può, con mano ferma e idee chiare, sostenere gli sforzi europei? La sua elezione porterà con sé, e i sintomi già si vedono chiaramente, effetti anche nel resto del quadrante nordafricano, dove la Tunisia è in continuo fermento e la Libia vede in queste ore lo scontro fra militari e integralisti legati ad Al Qaeda. Chi pensa che i destini d’Europa e del mondo arabo non siano legati a doppio filo non comprende come oggi potrebb eessere l’ultima possibilità di stringere un patto storico, di cui l’Italia dovrebbe farsi promotrice. La cacciata dell’estremismo e l’azzeramento delle élite dei Fratelli Musulmani al Cairo è un fatto epocale, che pone l’Egitto davanti al poter operare senza ostacoli per riportare alla popolazione pane, lavoro e sicurezza. Una grande sfida aspetta il generale che sta per diventare presidente d’Egitto, ovvero far tornare la fiducia verso il suo Paese. Una fiducia totalmente disintegrata da un governo della fratellanza che non aveva saputo porre le basi per un solo provvedimento utile al popolo, cosa che ha scatenato le ire e le manifestazioni oceaniche che hanno portato al suo collasso.Auguri all’Egitto, dunque, nella speranza che il virus della libertà contagi anche chi, in Nordafrica e in Europa, aveva pensato che gli estremisti fossero la soluzione. E ha portato grandi nazioni ad un passo dal baratro.