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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
24.05.2014 Una pre-cronaca della vista del Papa tutta a senso unico
quella di Fabio Scuto

Testata: La Repubblica
Data: 24 maggio 2014
Pagina: 17
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Proteste e arresti, Israele blindato per l'arrivo del Papa»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/05/2014, a pag.17, con il titolo " Proteste e arresti, Israele blindato per l'arrivo del Papa ", il pezzo di Fabio Scuto. Una titolazione sopra le righe, per 15 ultraortodossi fermati e migliaia di agenti in strada, ciò che avviene in tutti gli stati democratici per garantire la sicurezza dell'ospite in arrivo. Peggio del titolo, la cronaca di Scuto, tra i cristiani che ha incontrato, nemmeno una parola sulla loro persecuzione sotto il regime di Abu Mazen, va tutto bene madama la marchesa, peccato che la realtà sia un'altra, ma Scuto è a bocca cucita. Questo per la cronaca da Betlemme. Ma anche da Gerusalemme è disinformatzia di alto livello, al posto della firma di Scuto poteva esserci quella di Michele Giorgio, tanto lo stile è simile.
Leggere per credere:

DAL NOSTRO INVIATO a BETLEMME .
I lavori fervono sulla Piazza della Mangiatoia davanti alla basilica della Natività. Ventiquattro ore prima dell’arrivo del Papa a Betlemme, mercanti e funzionari locali, i religiosi e la security, stanno mettendo a punto gli ultimi ritocchi. «Sono contento della visita del Papa anche se breve, spero che invierà un messaggio abbastanza forte sostegno di cristiani palestinesi » dice Louis Mickel, che ha una bottega dietro la Natività. Forse la visita sarà troppo breve per trarre qualche vantaggio economico per i venditori di souvenir, ma i residenti sperano di trarne almeno un vantaggio politico. «Questa è la Palestina, dove religione e politica sono interconnesse», ci spiega la signora Vera Baboun, il sindaco di Betlemme, mentre si informa in Piazza sullo stato dei preparativi. Appesi alle facciate dei palazzi, enormi fotomontaggi di capolavori del barocco cristiano che mostrano un sorprendente parallelo tra gli eventi biblici e le vite dei palestinesi: il Muro, le demolizioni, la costrizione fisica... In questa Piazza il “Baba”, così gli arabi chiamano il pontefice, celebrerà messa davanti a quasi diecimila persone (novemila gli inviti ufficiali).
Al Phoenix Center, nel campo profughi di Deheisheh che dista
dal centro di Betlemme un paio di chilometri, stanno lavando i pavimenti e mettendo a punto gli ultimi dettagli. Domani pomeriggio il “Baba” si fermerà qui mezz’ora per incontrare 40 bambini provenienti da questo campo e da altri tre nella zona. «Vogliamo mostrare al Papa la nostra sofferenza, le cattive condizioni economiche, la mancanza di lavoro, i giovani che non hanno futuro», ci dice Mamoun Lahham, direttore del Phoenix Center. Ogni bambino, aggiunge, indosserà una maglietta con il nome del villaggio di cui è originario, o più precisamente dove un tempo abitavano i genitori, i nonni o bisnonni. Nel momento in cui l’elicottero del Papa toccherà terra e sarà accolto dal presidente Abu Mazen, per i circa 3.000 uomini delle forze di sicurezza palestinesi inizierà il “giorno più lungo”. Ci saranno anche agenti in borghese mescolati fra la folla nel percorso che Bergoglio — su un’auto scoperta, come ha espressamente chiesto — farà tra l’eliporto e la Piazza della Mangiatoia.
Dall’altra parte del Muro, in Israele, la tensione è accesa soprattutto dall’ostilità scatenata
dagli ebrei religiosi nelle ultime settimane, specie a Gerusalemme per la visita nella Città vecchia e della preghiera che il Pontefice farà nel Cenacolo sul Monte Sion. Dopo l’arrivo in elicottero all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, dove sarà accolto dal presidente Shimon Peres e dal premier Benjamin Netanyahu, il trasferimento nella Città santa. Qui scatterà l’Operazione chiamata in codice “Tonaca Bianca” dalla polizia in coordinamento con lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna israeliano. Gli agenti in divisa saranno 8.500, una rete di telecamere comprese le 320 che di solito controllano la Old City, seguirà i movimenti del Papa. Qui il pontefice visiterà il “miglio santo”, il sito religioso più sensibile della Terra Santa — la parte della Città Vecchia venerata dai musulmani come la Spianata delle Moschee e dagli ebrei come Monte del Tempio. Papa Francesco lascerà un biglietto tra le pietre del Muro del Pianto, dopo la sosta al Santo Sepolcro — dista solo duecento metri — dove concelebrerà con il Patriarca ortodosso Bartolomeo I.
La tensione si accende anche su un’altra sosta del tour di Francesco, che è al centro di una disputa tra Israele e Vaticano — la Sala del Cenacolo. Gli ebrei ultra- ortodossi nei giorni scorsi hanno tappezzato Gerusalemme con manifesti furiosi sostenendo
che Israele darà al Vaticano il controllo del sito. Una “falsità” secondo le autorità israeliane. La sala dell’Ultima Cena è in un edificio crociato — è appartenuto ai frati francescani nel XIV° secolo, è passato alle autorità ottomane nel XVI° secolo ed è stato ripreso da Israele nel 1948. Ad accendere gli animi e scatenare gli ultrareligiosi c’è il fatto che, il piano terra dell’edificio è venerato dagli ebrei come la tomba di re Davide.
Ieri la polizia ha messo agli arresti 15 attivisti di estrema destra sospettati di voler «creare problemi» e rafforzato la protezione di alcuni luoghi santi cristiani. Nelle stradine della Città Vecchia i manifesti di benvenuto, stridono con le transenne metalliche e l’ordine ricevuto dai negozianti di chiudere durante la passeggiata del Papa verso il “miglio santo”. «Dicono che è per la sicurezza, ma è solo politica: gli israeliani vogliono dare l’impressione al Papa che siamo una comunità fantasma », dice sconsolato Fadj, proprietario di un negozio di alimentari, «ci saranno solo i gatti a dare il benvenuto al Baba».

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