Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Omofobo sì, Israelofobo no L'intervento di Giacomo Khan sulla polemica che coinvolge la sinistra ebraica
Testata: Il Foglio Data: 21 maggio 2014 Pagina: 4 Autore: Giacomo Khan Titolo: «Ebrei contro»
Il 28 gennaio 2014 scrivevamo (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=52209) che non avremmo più pubblicato articoli di Giulio Meotti. La motivazione, chiara e diretta, non si prestava ad equivoci: Meotti è uno dei giornatisti più fanaticamente omofobi nel pur affollato gruppo di coloro che si sono auto-investiti del compito di impedire che una parte dei nostri concittadini potessero godere degli stessi diritti di tutti. Una posizione che pone alcune domande sull'ammirazione che Meotti da sempre ha dimostrato verso Israele, sulla quale anche a IC nessuno ha mai sollevato critiche, malgrado in diverse occasioni ci fossimo chiesti come tanta stima potesse andare d'accordo con la società israeliana, che in fatto di diritti delle minoranze - quella LGBT in particolare - avrebbe dovuto far drizzzare i capelli in testa a Meotti. Non abbiamo citato neppure il suo nuovo libro, ma non per il suo contenuto - anche perchè non è entrato a far parte delle nostre letture - che può essere condiviso o meno. Su questo libro sono sorte molte polemiche, che non condividiamo, soprattutto da quella parte dell'ebraismo italiano che si ritiene depositaria della 'coscienza laica'. Meotti sbaglia, a prescindere. Condividiamo invece l'intervento di Giacomo Kahn, direttore del mensile SHALOM, pubblicato sul FOGLIO oggi, 21/05/2014, a pag.4, con il titolo " Ebrei contro".
Giacomo Kahn
Al direttore - Giulio Meotti – autore del recentissimo pamphlet “Ebrei contro Israele” – non ha bisogno di essere difeso. Il suo libro, per coloro che avranno la voglia di scoprire che il legame affettivo tra ebrei della diaspora e Israele è molto più flebile di quanto si possa pensare (smontato così il pregiudizio che gli ebrei sono più fedeli a Israele che allo stato nel quale vivono), è un pugno nello stomaco perché non ha paura di attaccare i grandi e “intoccabili” pensatori moderni dell’ebraismo internazionale, anche italiano. Intellettuali (scrittori, professori universitari, giornalisti, qualche politico, storici, scienziati), menti eccellenti nei loro campi professionali così attenti alla difesa dei diritti dell’uomo e di coloro che soffrono, ma altrettanto disattenti quando a dover essere difesi sono gli israeliani. Di più, ebrei che hanno scelto di porsi come agenti attivi di quella campagna di delegittimazione dello stato di Israele, offrendo la loro voce, il loro volto e le loro idee, così tanto ascoltate dal mondo non ebraico, per contestare non solo le politiche dei governi israeliani, ma addirittura per scardinare i princìpi giuridici e morali sui quale si è fondato lo stato di Israele. Le ragioni di questo odio di sé (e uso questa espressione perché insegnano i Maestri dell’ebraismo: “Kol Yisrael arevim zeh lazeh”, tutti gli ebrei sono responsabili l’uno dell’altro) le spiega fin troppo bene Meotti che porta decine e decine di citazioni a riprova delle sue accuse. Quello che mi interessa testimoniare è la reazione della sinistra ebraica italiana, almeno di quella parte che quotidianamente scrive sul giornale telematico prodotto dall’Unione delle comunità: una levata di scudi fortissima, una censura preventiva, un attacco personale a Meotti e non alle sue tesi, in un modus operandi che di sinistra ha veramente poco e di ebraico non ha nulla. La stroncatura è stata fatta – come esplicitamente scritto – ancora prima di leggere il libro e Meotti è stato additato prima come un nemico (Anna Foa), poi come essere inferiore (David Bidussa), fino all’epiteto di antisemita, dando spazio alla stroncatura di Sergio Luzzatto sul Sole 24 Ore e tutto ciò senza diritto di replica, senza alcuna possibilità per Meotti di illustrare le sue tesi. Si è giunti addirittura alla stroncatura in forma di autocensura: Meotti e il suo libro non sono stati degni di essere nemmeno nominati nella versione in lingua inglese della newsletter dell’Ucei che ha liquidato il libro come la rappresentazione di un mondo agghiacciante senza spazi culturali e nel quale si vorrebbe imporre il pensiero unico. Una campagna talmente denigratoria da aver costretto Meotti a scrivere alla redazione una breve considerazione, a cui è seguita una imbarazzata giustificazione Questa reazione emotiva contro il libro di Meotti è la dimostrazione di quanto sia problematico il rapporto che lega una parte dell’ebraismo di sinistra con Israele. Una reazione che non guarda alla sostanza della tesi espressa nel libro: i nemici di Israele e del popolo ebraico si alimentano e si rafforzano quando le critiche spietate, i giudizi sbilanciati, le accuse ossessive e ripetitive prive di fondamento, come quella di operare l’apartheid contro i palestinesi, vengono ripetute come un mantra anche dagli stessi ebrei. Non è detto che Meotti abbia sempre ragione, o quanto meno non è detto che tutti gli intellettuali da lui citati debbano essere messi per forza tra i delegittimatori di Israele. Quello che lascia perplessi è il totale ribaltamento della realtà operato dai suoi critici: il libro di Meotti non vuole imporre nessun pensiero unico, è invece la denuncia pubblica di un mondo nel quale una parte dell’ebraismo progressista pensa che il proprio destino sia autodeterminato, libero e svincolato da quello dello stato di Israele e che si può rimanere liberi intellettuali ebrei nella diaspora anche se Israele dovesse scomparire o venire assorbito in uno stato bi-nazionale. Meotti getta in faccia – e capisco che questo possa far male – l’ipocrisia di quelli che all’interno del popolo ebraico si ostinano a non comprendere che Israele è una garanzia di sopravvivenza, un’assicurazione sulla vita dei nostri figli che nonostante Hezbollah, nonostante Hamas, nonostante la minaccia della bomba nucleare degli ayatollah iraniani essi possono sentirsi ebrei liberi nella diaspora, perché sanno che hanno un posto che li difenderà sempre e che li accoglierà. Non è purtroppo un discorso ipotetico: fiumi di ebrei partono dalla Francia, dall’Ungheria, dall’Ucraina, dai Paesi Bassi e dal nord Europa allarmati dal crescente antisemitismo e da un populismo antieuropeistico che alimenta i nazionalismi e guarda alle minoranze, al pluralismo e alle diversità come una minaccia. Un sentimento anti ebraico che cresce in tutto il mondo come dimostrato da un recente sondaggio della Lega anti diffamazione (Adl) svolto in 102 paesi. Senza andare troppo lontano rimanendo in Europa: sono dichiaratamente antisemiti il 45 per cento dei polacchi, il 26 per cento degli svizzeri, il 30 per cento dei russi, il 29 per cento degli spagnoli, il 27 per cento dei tedeschi, il 20 per cento degli italiani, il 37 per cento dei francesi e un sorprendente 69 per cento di greci. Lo stereotipo più comune in tutto il mondo (più diffuso anche in Italia) è quello che per il 41 per cento degli intervistati “gli ebrei non siano affidabili come i cittadini”. “E’ il pregiudizio più pericoloso – ha spiegato il presidente dell’Adl, Abraham Foxman – da cui derivano tutti gli altri”. Di questo avrei voluto che la sinistra ebraica italiana discutesse e invece tutti a dare addosso a Meotti.
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