Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Un bacio sulla guancia intollerabile per l'Iran del 'moderato' Rohani quello dato dal presidente del festival di Cannes alla giurata Leila Hatami
Testata: Corriere della Sera Data: 20 maggio 2014 Pagina: 37 Autore: Stefania Ulivi Titolo: «Teheran condanna la giurata. Il bacio di Leila è un caso politico.»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/05/2014, l'articolo di Stefania Ulivi dal titolo "Teheran condanna la giurata. Il bacio di Leila è un caso politico". Le parole di condanna pronunciate dal viceministro della Cultura iraniano Hossein Noushabadi contro l'attrice Leila Hatami, giurata a Cannes, per il bacio sulla guancia datole dal presidente del Festival Gilles Jacobsono state commentate da Simin Nouri, che dirige l’Associazione delle donne iraniane in Francia, con parole del tutto condivisibili: "il bacio e la polemica che ne è seguita dicono moltissimo della condizione di «misoginia imperante in Iran». Condivisibile è anche la considerazione finale dell'autrice dell'articolo, Stefania Ulivi: "il paradosso è che la censura arriva mentre l’attrice è stata chiamata qui per esercitare il suo insindacabile giudizio. Libero arbitrio, qualcosa che nell’Iran del moderato Rohani fa ancora molta paura" . Aggiungeremmo solo le virgolette all'aggettivo "moderato" riferito a Rohani, visto che l'avvento del nuovo presidente iraniano non ha posto fine alla sistematica violazione dei diritti umani operata dal regime degli ayatollah, né al suo appoggio al terrorismo, nè alla sua negazione del diritto all'esistenza di Israele.
Stefania Ulivi Gilles Jacob e Leila Hatami Ecco l'articolo:
CANNES — Gilles Jacob si è affidato anche a Twitter per cercare di smorzare quello che sta diventando un caso internazionale tra Iran e Francia. Il presidente del Festival di Cannes, squisito padrone di casa, mercoledì sera, in occasione dell’inaugurazione di Cannes 67, ha accolto sul red carpet l’attrice Leila Hatami, una della componenti della giuria di Jane Campion, con un bacio sulla guancia. Rabbiosa la reazione delle autorità iraniane. «Che si tratti o meno di un’artista, la donna iraniana è il simbolo della castità e dell’innocenza», ha commentato con durezza il viceministro della Cultura del governo di Rohani Hossein Noushabadi stigmatizzando il comportamento «inappropriato» della acclamata protagonista di Una separazione di Asghar Farhadi. «Coloro che partecipano a avvenimenti internazionali devono tenere in considerazione la credibilità e la castità degli iraniani, per non mostrare un’immagine negativa». Jacob ha affidato a due tweet la difesa dell’attrice. «Sono io che ho baciato Mme Hatami. In quel momento, lei rappresentava per me tutto il cinema iraniano, dopo è ridiventata se stessa». E, ancora. «Questa polemica basata su un’abitudine consolidata in Occidente non avrebbe dovuto aver luogo». Leila Hatami è più di un’icona per il cinema iraniano. Nata a Teheran 41 anni fa, figlia d’arte. Il padre è il rinomato regista Ali Hatami, la madre attrice celeberrima, Zari Khoshkam. Una figura fondamentale per Leila. «Mio padre era molto possessivo» ha raccontato tempo fa in un’intervista. «Mia madre, dopo un po’, non ha fatto più film se non con la sua regia. Dopo la rivoluzione islamica a mia madre è stato proibito continuare perché all’inizio della carriera aveva recitato in ruoli considerati leggeri. Da allora si è accontentata di fare il bucato e cucinare. È stato durissimo per lei e per molti altri. Io non l’ho mai dimenticato». Oggi la censura colpisce lei, non per un french kiss , ma per il castissimo bacio di un signore gentile di 83 anni (la legge islamica istituita nel 1979 proibisce ogni contatto fisico tra un uomo e una donna che non sia della stessa famiglia) che rischia di avere un’eco maggiore di tutte le denunce sulla libertà di espressione artistica dei cineasti iraniani. Pare sia stato criticato anche il vestito troppo corto che lasciava scoperte le caviglie. Laila Hatami non è nuova a gesti dal grande significato simbolico. Come quando, in un’intervista nel 2012 a Euronews , alla domanda sulla condizione delle donne nel cinema iraniano, più che le sue parole furono le lacrime che non riuscì a trattenere a fare il giro del mondo. Il bacio e la polemica che ne è seguita dicono moltissimo della condizione di «misoginia imperante in Iran», ha commentato Simin Nouri, che dirige l’Associazione delle donne iraniane in Francia. Il paradosso è che la censura arriva mentre l’attrice è stata chiamata qui per esercitare il suo insindacabile giudizio. Libero arbitrio, qualcosa che nell’Iran del moderato Rohani fa ancora molta paura.
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