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La Stampa Rassegna Stampa
20.05.2014 Libia: l' Egitto dietro il tentativo di golpe anti-islamista ?
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 20 maggio 2014
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Libia, le forze speciali passano con i golpisti. Tripoli: c’è dietro l’Egitto»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/05/2014,  a pag. 15, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo   "Libia, le forze speciali passano con i golpisti. Tripoli: c’è dietro l’Egitto".

       
Maurizio Molinari     Khalifa Haftar

Gruppi jihadisti accusano l’Egitto di appoggiare l’assalto del generale Khalifa Haftar a Bengasi, Tripoli chiama a difesa del traballante governo le milizie islamiche e ottiene l’immediato avallo di Algeri: l’accelerazione della crisi militare in Libia porta con sé lo spettro di un duello per procura fra i potenti vicini che potrebbe coinvolgere altri Paesi del mondo arabo.
A puntare l’indice contro il Cairo sono i «Leoni del monoteismo», una milizia jihadista della Cirenaica, secondo cui Haftar avrebbe iniziato venerdì l’assalto a Bengasi sostenuto da «elicotteri egiziani». È una tesi che rimbalza su alcuni siti islamici maghrebini perché attribuisce al generale egiziano Al Sisi, ex ministro della Difesa e candidato presidente, la volontà di portare in Cirenaica la «guerra totale» contro i fondamentalisti che lo vede già protagonista in patria del pugno di ferro nei confronti dei Fratelli Musulmani.
D’altra parte non è un mistero che proprio i generali egiziani imputano ai jihadisti della Cirenaica di essere stati una sorta di arsenale per i Fratelli Musulmani di Morsi, consentendogli di attingere ad armi e istruttori che spesso venivano trasferiti, attraverso i contrabbandieri del Sinai, alle milizie di Hamas nella Striscia di Gaza. Si spiega così quanto afferma Muhammad Hijazi, generale delle forze libiche pro-Haftar, che dagli schermi di Al-Arabiya paragona «i terroristi di Bengasi ai Fratelli Musulmani» promettendo: «Schiacceremo entrambi». La decisione di alcuni reparti speciali e della base di Tobruk di sostenere Haftar lascia intendere l’esistenza di un piano preordinato. Alla scelta di Haftar di puntare su militari e clan tribali per espugnare Bengasi, roccaforte dei jihadisti, risponde il governo di Tripoli guidato da Abdullah al Thani facendo appello proprio alle milizie islamiche per difendersi dai rivoltosi. E rilanciando verso Haftar vecchi sospetti di «connivenze con la Cia» in una «rivolta ciadiana contro Gheddafi fallita 25 anni fa».
È in tale cornice che il governo algerino del rieletto Abdelaziz Bouteflika ha espresso, attraverso i suoi portavoce, «pieno sostegno al governo di Tripoli» (che nel frattempo è stato costretto però a «sospendere» l’attività del Parlamento) dichiarando lo stato di emergenza nelle regioni settentrionali, nell’area ricca di petrolio e gas ai confini con la Libia. «L’Egitto ha interesse a eliminare gli islamici dalla Cirenaica e l’Algeria a garantire la stabilità delle regioni petrolifere in Tripolitania» osservano fonti occidentali al Cairo. E non è tutto perché sul «Muftah» gli analisti Ayat Mneina e Ayman Grada vanno oltre: «Se il Qatar dovesse intervenire in Libia a sostegno degli islamici porterebbe sauditi ed Emirati a compiere la scelta opposta a favore di Haftar» innescando un conflitto per procura che evoca quella siriana. Da qui la scelta del ministero degli Esteri egiziano di gettare acqua sul fuoco: «Siamo contrari a ogni tipo di intervento esterno in Libia».

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