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La Stampa Rassegna Stampa
20.05.2014 David Blu, il campione simbolo di Israele
Ritratto del giocatore del Maccabi Tel Aviv, di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 20 maggio 2014
Pagina: 36
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «“Fiero di essere ebreo e nero”. Blu, il nuovo simbolo d’Israele»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/05/2014, a pag. 36, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo  " 'Fiero di essere ebreo e nero' Blu, il nuovo simbolo d’Israele".

              
Maurizio Molinari    David Blu


Avendo messo a segno 29 punti in complessivi 33 minuti di gioco nelle ultime due partite David Blu è il giocatore con cui Israele identifica la vittoria del Maccabi Tel Aviv nella Eurolega ed è una star che si proietta ben oltre il campo da basket perché rappresenta l’identità di una nazione in rapida trasformazione.
Nato nel 1980 in California da padre afroamericano e madre ebrea, emigrato in Israele ed orgoglioso delle radici familiari nel riscatto dalla schiavitù, David Bluthenthal - accorciato in Blu - è un campione nel quale si rispecchiano i giovani israeliani come i figli degli immigrati africani che popolano i quartieri più poveri a Sud di Tel Aviv. Perché si dice «orgoglioso di essere nero ed ebreo» con una determinazione pari a quella che dimostra nei tiri da tre punti, come quello che ha cambiato le sorti della semifinale con il Cska di Mosca e pochi attimi dalla fine. A descrivere il fenomeno-Blu è stato il parterre di Piazza Rabin, inondata da un tappeto umano di migliaia di fan composto anche da sudanesi, eritrei ed altri africani arrivati in Israele negli ultimi dieci anni attraversando a piedi il deserto del Sinai in cerca di lavoro o di asilo politico. Le statistiche indicano che a Tel Aviv 1 abitante su 8 non è israeliano, dando vita ad un sottobosco di povertà che alimenta il degrado, ma nell’abbraccio collettivo a David Blu ed agli altri «eroi di Milano» - come li definiscono i quotidiani locali - queste ferite scompaiono, riproponendo l’unicità del Maccabi Tel Aviv, capace di continuare a rappresentare, di generazione in generazione, le trasformazioni nazionali. Se il coach David Blatt è stato il regista di un campionato d’Europa vinto a sorpresa, la maglia numero 13 forte di 2,01 metri d’altezza ha portato la magìa dei canestri da 3 punti: 5 centri su 9 con il Cska di Mosca e 2 su 4 con il Real Madrid, percentuale di realizzazione del 53,8% rivelatasi un’arma strategica contro gli avversari, inclusa l’EA7 Milano che nei playoff era stata punita in questa maniera per ben 9 volte. Quando gli viene chiesto di spiegare da dove viene il «tiro magico», Blu risponde raccontando l’adolescenza a Venice, il college all’University of Southern California, l’essere «ebreo e nero, della California e dell’Arkansas» come anche la grinta con cui reagì alla morte della madre Suzanne, uccisa dal cancro quando lui aveva 14 anni, e l’amore per moglie e quattro figli (la più grande avuta da un precedente matrimonio). Affascinato dalla genealogia, Blu ha scoperto che il cognome originale materno proviene da una famiglia di ebrei-tedeschi proprietari di schiavi nel XIX secolo ma è stato il padre afroamericano Ralph, convertito all’ebraismo, che più lo ha segnato. Fu infatti lui nel 1997 a spingerlo a entrare nel team americano delle XV Maccabiadi che si trasformarono nel trampolino verso il mondo prof. Ed è un precedente che evoca il mito Tad Brody, il cestista del New Jersey, anch’egli debuttante alle Maccabiadi nel 1965, decisivo per far nascere il moderno basket israeliano.

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