A proposito della lettera che si può trovare al seguente link
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=90&id=53452
riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Mi riferisco al lettore che dà una sua lettura al rapporto tra cattolici ed ebrei. Una sua lettura, peraltro non del tutto condivisa dalla Chiesa stessa. Tanto che nelle nostre celebrazioni, la prima lettura è tratta generalmente dall'Antico Testamento. A conforto del lettore, va detto che la categoria dei "cristiani" (le virgolette sono un obbligo) decisamente contrari a recepire l'A.T. è una forte minoranza, circoscrivibile ai lefèvriani, sui quali malgrado i giornalisti non è stata tolta nessuna scomunica. In pratica: un cristiano autentico NON può non sentirsi anche EBREO, in quanto il Cristianesimo è la continuazione dell'Ebraismo, mentre un autentico pio ebreo NON può non sentirsi per lo mano in parte anche Cristiano, dato che nel Cristianesimo viene rivelato quanto velatamente annunciato nell'Ebraismo. Questo sta a simboleggiare il velo del Tempio che si lacerò al momento della morte di Gesù.
Con quell'episodio non è vero che il rapporto con Israele cambiava. Iniziava un nuovo capitolo della Storia del Popolo Eletto.
Shalom
Mario Salvatore Manca di Villahermosa
Caro amico,
Informazione Corretta non intende entrare in questioni di ordine religioso.
Ci limitiamo a osservare, perciò, che gli ebrei religiosi in generale non ritengono che il cristianesimo sia la rivelazione di "quanto velatamente annunciato nell'Ebraismo", e vedono in quest'ultimo, com'è loro diritto, una religione pienamente autonoma.
Per quanto riguarda la concezione cristiana dell'ebraismo, ci sembra che il problema non sia tanto quello della ricezione delle scritture ebraiche come rivelate, quanto quello del riconoscimento della legittimità della lettura ebraica di queste scritture. Mentre la Chiesa ha sempre considerato un'eresia il rigetto della scritture ebraiche, la tesi che dopo Cristo gli ebrei non fossero più in grado di comprendere i loro stessi libri sacri ha costituito un elemento fondamentale di quella "teologia della sostituzione" per la quale agli ebrei sarebbe succeduta la Chiesa come "Vero Israele".
Noi, però, ci occupiamo dello Stato di Israele e della sua lotta per l'esistenza e, pertanto, guardiamo ai fatti.
Molti avversano il diritto all'esistenza di Israele, e talora non si può escludere che tra le loro motivazioni vi siano anche antichi pregiudizi religiosi. Altri, come Lei, appoggiano questo diritto e guardano a Israele con spirito di giustizia.
IC redazione