Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
A Istanbul si promuove un 'islam diverso', ma senza condannare l'antisemitismo di Erdogan e tacendo dei crimini di Boko Haram
Testata: Corriere della Sera Data: 19 maggio 2014 Pagina: 15 Autore: Monica Ricci Sargentini Titolo: «Pluralismo e religione. Gli intellettuali islamici raccolgono la sfida»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/05/2014,l'articolo di Monica Ricci Sargentini dal titolo "Pluralismo e religione. Gli intellettuali islamici che raccolgono la sfida". Vi si legge di un convegno internazionale, nel quale i "professori e gli esperti di Islam, riuniti alla Bilgi University per gli «Istanbul Seminars» organizzati da Reset" ipotizzano "un Islam diverso, capace di convivere con la democrazia, il pluralismo e di praticare la parità di genere". Ci si chiede quale credibilità possa avere questa proposta di un "islam diverso", dal momento che viene lanciata da un paese il cui premier, Erdogan, di cui peraltro sono note le tendenze autoritarie, ha recentemente dato prova anche del più violento antisemitismo, insultando un contestatore con l'appellativo di "specie di sperma d'Israele". http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=53435 . Del resto la Tunisia, la cui Costituzione è citata nell'articolo come modello di possibile convivenza tra islam e modernità, è anche il paese che vieta l'ingresso agli israeliani http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=52722 Dalla Tunisia proviene una relatrice al convegno, Ferida Abidi, membro del partito fondamentalista Ennadha e presidente della "Commissione dei diritti e delle libertà" del suo paese. Abidi, riferisce Sargentini, "non vuol sentire parlare dei casi che hanno fatto scalpore nel mondo come quello della studentesse rapite in Nigeria" e "nei suoi occhi, incorniciati dal velo, spunta una chiara diffidenza verso chi porta ad esempio ciò che in molte parti del mondo scatena l’islamofobia". Non si vede però come un islam pluralista e aperto alla modernità possa nascere senza condannare e combattere crimini che proprio in nome dell'islam vengono commessi.
M. R.Sargentini Recep Tayyp Erdogan Ferida Abidi
Ecco l'articolo.
ISTANBUL — Mentre il mondo s’indigna per le studentesse nigeriane rapite da Boko Haram e per la condanna a morte di una sudanese cristiana per apostasia, a Istanbul filosofi, storici, giuristi e attivisti dei diritti umani ci presentano un Islam diverso, capace di convivere con la democrazia, il pluralismo e di praticare la parità di genere. Le condanne a morte per blasfemia o apostasia, le persecuzioni dei cristiani, la limitazione della libertà delle donne sono applicazioni di una verità, quella contenuta nel Corano, o una sua distorsione? A sentire i professori e gli esperti di Islam, riuniti alla Bilgi University per gli «Istanbul Seminars» organizzati da Reset, esiste una via diversa da quella del fondamentalismo che alla lunga potrebbe diventare predominante. «Il Corano deve essere contestualizzato alla nostra epoca — dice l’indonesiano Syafiq Haysim, esperto di questioni di genere all’interno dell’Islam e co-fondatore della Rahima Foundation — prendiamo ad esempio la poligamia. Ai tempi di Maometto era molto praticata, quindi il Corano cerca di limitarne l’uso. Questo vuol dire che al giorno d’oggi andrebbe abolita se consideriamo l’evoluzione dei tempi. È assurdo dire che se non accetti la poligamia vai contro Allah». Il problema è che l’Islam è una religione senza centro, manca un’autorità gerarchica, e quindi ognuno applica la sharia in modo diverso. «Il pluralismo — sostiene Haysim — è assolutamente compatibile con la nostra religione. A Medina Maometto ha scritto una Costituzione in cui tutti i gruppi sono presenti nella struttura politica: musulmani, ebrei, cristiani e pagani. In Indonesia, per esempio, abbiamo più chiese che moschee. Certo ci sono stati episodi di mancato rispetto delle minoranze anche da noi ma li stiamo superando». Compromesso è la parola chiave per l’israeliano Avishai Margalit, professore di filosofia a Princeton e autore di «A decent society: «Dobbiamo sempre pensare che la conseguenza del pluralismo è la capacità di arrivare al compromesso, di trovare un consenso, in modo da evitare il conflitto. Io sono ottimista. Sono convinto che queste società dovranno cedere al pluralismo attraverso la pluralità. Andiamo verso mondi sempre più variegati in cui non esiste una sola verità, una sola religione, una sola cultura. Più le società musulmane diventeranno plurali e più ci sarà una pressione verso il pluralismo. Io penso che ci vorranno dieci o quindici anni». Margalit fa l’esempio della Costituzione tunisina, approvata lo scorso gennaio dopo infinite discussioni e limature, e considerata un esempio di modernità senza precedenti nei Paesi arabi: «C’è stato lo scontro sulla parità di genere, all’inizio si parlava di complementarità con l’uomo che, chiaramente, era la negazione dell’uguaglianza. Poi quel passaggio è stato tolto ma è rimasto il cavallo di troia della difesa della moralità. Nell’articolo 49 si dice che la legge limita le libertà garantite dalla Costituzione per proteggere i diritti altrui, la sicurezza pubblica, la difesa nazionale, la sanità pubblica o la morale pubblica. È chiaro che il passo si presta alle più diverse interpretazioni». La Costituzione tunisina afferma la libertà di credo e di coscienza e proibisce il takfir , cioè il trattare una persona come miscredente o apostata. Ferida Abidi, avvocata, ne va particolarmente fiera perché lei stessa ha contribuito alla stesura della Carta. Abidi, che è membro dl partito islamico Ennahda e presidente della Commissione dei diritti e delle libertà, non vuol sentire parlare dei casi che hanno fatto scalpore nel mondo come quello della studentesse rapite in Nigeria. Nei suoi occhi, incorniciati dal velo, spunta una chiara diffidenza verso chi porta ad esempio ciò che in molte parti del mondo scatena l’islamofobia. «Le libertà, l’uguaglianza, la fratellanza — dice convinta — sono gli obiettivi dell’Islam così come la democrazia, che è l’equivalente della nostra Shura ed è basata sul dialogo. L’Islam ha sempre dato un grande spazio alla donna che è uguale all’uomo. Il mio partito ha condannato il rapimento delle giovani in Nigeria che è contrario ai principi dell’Islam». «Maometto non odiava di certo i libri, anzi diceva di leggere» incalza Syafiq Haysim. Dal pensatoio dei Seminari di Istanbul, quel ponte ideale sul Bosforo che unisce culture diverse sembra più reale che mai.
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