Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Shoah: la Knesset riconosce l'opera di salvataggio di Angelo Roncalli il futuro Papa Giovanni XXIII
Testata: Corriere della Sera Data: 18 maggio 2014 Pagina: 30 Autore: Alberto Melloni Titolo: «Roncalli durante la Shoah, il Riconoscimento che viene dalla Knesset»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/05/2014, a pag. 30, l'articolo di Alberto Melloni dal titolo"Roncalli durante la Shoah, il Riconoscimento che viene dalla Knesset ". L'accostamento, operato da Melloni, tra i centociquantamila morti della guerra in Siria e le violenze della guerra civile ucraina da un lato e dall'altro le scritte anticristiane in Israele (che per altro il governo ha condannato, assicurando che i responsabili verranno perseguiti), ci sembra improprio. L'articolo informa tuttavia correttamente sul riconoscimento da parte del Parlamento israeliano dell'opera di salvataggio svolta da Roncalli.
Alberto Melloni Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII
Ecco l'articolo.
Gli orrori di questo tempo si riflettono tutti nel cielo terso di Gerusalemme: il fumo di guerra della Siria, l’odore della carne degli ortodossi bruciati vivi a Odessa, le lacrime delle ragazzine di Chibok e delle loro madri, fino alle scritte anticristiane degli ultra-ortodossi, che indignano l’anima degli israeliani pensosi. Ma nell’azzurro che attende di vedere tornare a Gerusalemme come Papa quel gesuita sbarcato nell’ottobre del 1973 alla vigilia della guerra del Kippur, per un pellegrinaggio conclusosi subito e male, e insieme a lui il Patriarca ecumenico si accendono come le stelle della sera anche segni di speranza. Come quella che ha visto la Knesset discutere e votare una risoluzione che riconosce il ruolo avuto da Giovanni XXIII durante la Shoah, quando si adoperò per salvare i «concittadini di Gesù»; durante le nunziatura di Francia, quando permise ai bimbi salvatisi nei conventi di tornare alla fede dei padri; durante la discussione sulla nascita dello Stato e durante il papato quando impose al concilio di liberare la chiesa dal fardello dell’antisemitismo liturgico e teologico. Un gesto senza precedenti, propiziato dalla autorevolezza di Yair Tzaban, ex ministro di Rabin e di Peres, che rende nel luogo giusto ciò che fu tolto a Roncalli. Infatti, mentre Benedetto XVI premeva per chiudere la causa Pacelli, Yad Vashem non riconobbe a Roncalli il titolo di Giusto fra i Gentili: dire che aveva agito contro o oltre le istruzioni dei superiori, come è necessario per i diplomatici, sarebbe stato denunciato come una ingerenza, si diceva. Oggi, fatta la canonizzazione di papa Giovanni è stato il parlamento dello Stato a parlare: Yitzhak Herzog per l’opposizione, Uzi Landau per il governo, e ancora Amram Mitzna e il presidente Yuli-Yoel Edelstein (al quale l’Ambasciata d’Italia e la fondazione per le scienze religiose hanno regalato l’edizione nazionale dei diari Roncalli) hanno detto che col suo essere cristiano papa Giovanni aprì Israele al suo domani. In quel domani arriveranno fra poco Francesco e Bartholomeos. Per pregare, soli, dentro quel sepolcro vuoto, attorno al quale sono sorte guerre e divisioni, e dal quale ricomincia sempre la ricerca di unità.
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