Per Michele Giorgio l'ostacolo alla pace sono gli insediamenti una tesi che nasconde i veri problemi
Testata: Il Manifesto Data: 17 maggio 2014 Pagina: 9 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Coloni in Cisgiordania: 'nel 2019 50% in più'»
Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 17/05/2014, a pag. 9, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo"Coloni in Cisgiordania: 'nel 2019 50% in più' ". Gli insediamenti e l'espansione urbana di Gerusalemme vi sono presentati come il principale ostacolo alla pace in Medio Oriente. L'allarme del premier israeliano Netanyahu circa la minaccia del regime iraniano viene ridicolizzato: per Giorgio il vero pericolo è la costruzione di nuove case, non il regime degli ayatollah, che vuole cancellare Israele dalla faccia della terra. La criminalizzazione degli insediamenti ignora il fatto che in qualsiasi accordo di pace realistico molte delle zone nelle quali essi si ingrandiscono resterebbero sotto la sovranità israeliana: la Valle del Giordano, per esempio, è un' area estremamente importante per la sicurezza di Israele. Difficile immaginare anche che una parte di Gerusalemme, che di Israele è capitale e che si trova sotto la sua piena sovranità, venga ceduta ad un'Anp che non rispetta il pluralismo religioso, che dichiara di volere la sovranità sul Kotel e di non volere nessun ebreo entro i confini di un futuro Stato palestinese. In ogni caso, Israele ha sempre smantellato gli insediamenti dai territori da cui si è ritirato, in seguito a un accordo ( Sinai) o uniliateralmente (Gaza). Che tutto ciò sia ignorato da Giorgio non è soprendente: indicare negli insediamenti il vero ostacolo ai negoziati di pace serve appunto a nascondere i veri motivi per cui questi ultimi falliscono sistematicamente, che risiedono nel perdurante rifiuto dell'Anp di pervenire a un compromesso con lo Stato ebraico.
Michele Giorgio
Ecco l'articolo:
Non dobbiamo permettere che gli ayatollah vincano», esortava ieri Benyamin Netanyahu Netanyahu dopo aver incontrato a Gerusalemme il Segretario alla difesa Usa Chuck Hagel Il ministro americano si è affannato a rassicurare il premier israeliano ribadendo che l'impegno Usa per la sicurezza dello Stato di Israele «è risoluto». Non sappiamo se gli «ayatollah» vinceranno ma osserviamo che ogni giorno viene adorato il «totem» della colonizzazione israeliana dei Territori occupati nel 1967, negando ogni possibilità alla nascita uno Stato palestinese sovrano e con un territorio omogeneo. Tra qualche giorno ascolteremo fino allo sfinimento la parola «pace» durante la visita di papa Francesco in Terra Santa, mentre sul terreno i bulldozer israeliani proseguiranno a spianare terre palestinesi per espandere le colonie. Visitando due giorni fa dei cantieri edili, Uri Ariel (Casa Ebraica), ministro dell'Edilizia israeliano e sostenitore sfrenato della colonizzazione, ha previsto - di fatto ha annunciato - che nei prossimi cinque anni il numero complessivo dei coloni ebrei in Cisgiordania crescerà del 50%, passando da 400 a 550-600 mila. Nello stesso periodo a Gerusalemme Est, la zona palestinese sotto occupazione, il ritmo di crescita dei coloni sarà simile, raggiungendo la cifra complessiva di 300-350 mila israeliani. Crescita evidentemente favorita dalla costruzione di nuove case. Uri Ariel non si smentisce, procede come una ruspa, incurante dei giudizi anche della collega di governo, Tzipi Livni, che a fine aprile lo aveva accusato di avere silurato le trattative con i palestinesi con i continui annunci di nuovi progetti di espansione degli insediamenti ebraici. Ariel può permetterselo: è fin troppo evidente che dalla sua parte c'è lo stesso Netanyahu. Il premier appoggia apertamente e senza limiti la crescita delle colonie. Così i «settler» vivono loro migliore stagione da molti anni a questa parte. E fanno progetti. Ad esempio, il Consiglio Regionale della Valle del Giordano - i coloni dei 21 insediamenti che occupano quella parte di Cisgiordania - ha fatto sapere qualche giorno fa di avere un piano per triplicare la popolazione ebraica in quella zona, per impedire che le terre siano restituite ai palestinesi. Una rappresentante dei coloni, Orit Artsiely, ha previsto che la popolazione ebraica nella Valle crescerà dagli attuali 4.509 coloni fino a 15.000 in 10 anni, grazie anche alla costruzione di 825 nuove case. Fa progetti anche il ministro Naftali Ben-nett, il leader di Casa Ebraica, che sta preparando il testo di una legge volta ad annettere a Israele la zona C dei Territori, circa il 60% della Cisgiordania rimasta dopo gli Accordi di Oslo (1993) sotto il pieno controllo dell'esercito occupante. La notizia dei nuovi progetti israelianti ha avuto l'effetto di una bomba mentre migliaia di palestinesi, in particolare a Bir Zeit (Ramallah) e sulla spianata delle Moschee di Gerusalemme, protestavano contro l'uccisione due giorni fa a Ofer di due ragazzi di 15 e 17 anni, Nadim Nuwara e Muhammah Abu al-Thahir, durante le cornmemorazioni per il 66esimo anniversario della Nakba. Migliaia di persone hanno preso parte ai funerali dei due giovani, nei villaggi di Abu Shukheidim e al-Mazraa al-Qibliya. Da luglio, quando sono ripartite le trattative bilaterali Israele-Olp, al mese scorso quando si sono interrotte, l'esercito israeliano ha ucciso decine di palestinesi in Cisgiordania.
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