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Le ragioni dell’odio tra Arabia Saudita e Fratellanza Musulmana (Traduzione dall'ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz) L’Arabia Saudita, dopo la caduta di Morsi, aveva concesso a Sisi miliardi di dollari per impedire a Morsi di tornare alla carica presidenziale, rendendo anche pubblica la propria opposizione agli Stati Uniti che invece sostenevano il regime precedente. L’opposizione saudita ai Fratelli Musulmani è dimostrata anche dalla decisione di consegnare i membri del movimento che si erano rifugiati in Arabia Saudita dopo la deposizione di Morsi, quando il regime egiziano iniziò a dare la caccia agli attivisti della Fratellanza, dopo aver dichiarato che il movimento era un’organizzazione terroristica. La domanda è perché i sauditi odiano così tanto i Fratelli Musulmani, anche se entrambi i gruppi sono sunniti devoti, e perché invece abbiano deciso di aiutare i sostenitori del laico Sisi.
Ci sono diverse risposte a questa domanda, tutte legate tra loro: 1. All’inizio del XX° secolo il nome “al-Ikhwan”, “i Fratelli”, indicava la milizia di Ibn Saud, il fondatore della dinastia saudita. Erano milizie violente che avevano seminato il terrore tra le tribù della Penisola Arabica e che nel 1924 sconfissero Hussein Bin Ali, re del Hijaz e sceriffo della Mecca. Quando in Egitto Hassan al-Banna fondò la Fratellanza Musulmana nel 1928, diede al suo esercito il nome della milizia di Ibn Saud, cui aggiunse l’aggettivo “musulmano”, per evidenziare che i membri dell’organizzazione erano fedeli musulmani, al contrario della milizia di Ibn Saud, il quale non perdonò mai questo tradimento fino alla sua morte, avvenuta nel 1953. 2. L’Arabia Saudita è un paese tribale in cui la religione, tramite leggi, regolamenti e tradizioni è un potente collante tra le varie tribù, mentre per la Fratellanza Musulmana egiziana la fede si sostituisce alla devozione nei confronti della famiglia-tribale, che dovrebbe sparire totalmente dalla politica. L’ideologia dei Fratelli Musulmani consente di reclutare membri provenienti da tutti i settori per inserirli in una società civile in via di sviluppo, culturalmente autosufficiente, mentre il modello saudita poggia su un gruppo famigliare chiuso, che non può assorbire persone al di fuori della propria cerchia. 3 In Arabia Saudita l’Islam è istituzionalizzato. Gli studiosi della Sharia e i giudici islamici sono sempre stati inscindibilmente legati al regime fin dalla fondazione del regno, e tutti i loro documenti legali, libri, trattati e decreti, sono rivolti a rafforzare il regime e a dargli legittimità religiosa. Al contrario, l’approccio religioso della Fratellanza è intrinsecamente in opposizione ai poteri costituiti ed è destinato a consentire attività anti-istituzionali nei Paesi in cui l’organizzazione funziona - in Egitto, Siria, Giordania, Irak e tra gli altri in Israele. Il ramo palestinese dei Fratelli Musulmani ha creato un’organizzazione terroristica, Hamas. Tutti gli scritti religiosi dei Fratelli Musulmani sono destinati a giustificare la loro lotta contro i governi dei Paesi in cui risiedono. E’ impossibile colmare il divario tra l’Islam istituzionalizzato dei Sauditi e l’Islam rivoluzionario dei Fratelli musulmani. 4. Il modello organizzativo dei Fratelli consente loro di espandere attività e influenza in altri Paesi, inclusi quelli senza una maggioranza musulmana, come in Israele, Europa e USA. Al contrario, il modello di organizzazione famigliare dei sauditi resta limitato all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, e la sua influenza può raggiungere quei Paesi solo addossandosi gravi oneri finanziari allo scopo di diffondere l’Islam. 5. L’approccio saudita all’Islam è quello “salafita”, che santifica l’originale, glorioso passato dell’Islam come una religione i cui Stati devono essere governati dai princìpi di una fede intransigente. I Sauditi vedono i Fratelli come un moderno movimento politico che ha trasformato l’Islam in un’ideologia pragmatica, disposta a raggiungere compromessi con le altre ideologie civili prevalenti, persino con quelle che si oppongono all’Islam o che non aderiscono al suo credo. L’atteggiamento benevolo nei confronti degli egiziani Copti, ad esempio, non è accettato dai sauditi. 6. Il sistema giuridico islamico predominante in Egitto è quello hanafita, mentre quello prevalente in Arabia Saudita è il fondamentalista e versione estrema del sistema hanbalita, noto come wahabismo. Poiché il sistema hanafita è meno rigoroso del wahabismo, i sauditi considerano i Fratelli come un gruppo che manca di rispetto verso l’Islam. Per esempio, la donna wahabita è costretta a coprirsi il volto con il niqab quando si trova in pubblico, le è proibito uscire senza la scorta di un uomo della sua famiglia, non le è consentito guidare né svolgere pressochè alcuna professione. Al contrario gli hanafiti permettono alla donna di uscire da sola, a volto scoperto, di guidare e lavorare in qualsiasi campo degno di rispetto. 7 In Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti ci sono solo poche persone estranee al sistema tribale e alle famiglie regnanti, che considerano l’ideologia dei Fratelli inadatta alla loro vita e al loro modo di pensare. I Fratelli vorrebbero che la famiglia saudita che governa il Paese e le famiglie regnanti negli Emirati fossero sostituite da un sistema non tribale. L’ascesa dei Fratelli fino alla presidenza dell’Egitto, aveva incoraggiato questa tendenza e aveva diffuso il timore tra le famiglie regnanti che l’ideologia dei Fratelli potesse minare la stabilità dei loro regimi. Dhahi Khalfan Tamim, il capo della polizia di Dubai, ha detto che il pericolo della Fratellanza musulmana cui sono esposti gli Emirati, è superiore a quello rappresentato dall’Iran. 8 Nell’arco del XX° secolo si è creata una profonda spaccatura economica tra la florida società dell’Arabia Saudita ed degli Emirati da una parte, e le povere popolazioni dell’Egitto e degli altri Paesi arabi dall’altra, in cui la Fratellanza si è facilmente radicata. Il netto contrasto tra la ricchezza della Penisola Arabica e la miseria, l’abbandono, l’arretratezza, le malattie e l’ignoranza diffusi negli altri Paesi arabi hanno creato invidia, odio, sospetto e intrighi tra le due parti 9 I Paesi della Penisola Arabica hanno avuto per decenni un rapporto simbiotico con l’Occidente: in cambio di forniture di petrolio e di gas, hanno ricevuto protezione dalle minacce esterne, quali la Russia, il nazionalismo arabo del tipo propugnato da Gamal Abdul Nasser, l’Iran. 10 Gerusalemme rimane il punto centrale del conflitto tra i Fratelli Musulmani e l’Arabia Saudita, anche se questa controversia non è affrontata in pubblico e la si deve leggere tra le righe. Il primo maggio del 2012, Sheikh Safvat Hijazi, leader della Fratellanza, in un discorso rivolto a centinaia di migliaia di sostenitori durante la campagna elettorale di Morsi per la Presidenza, espose chiaramente il punto di vista dei Fratelli, a proposito di Gerusalemme, con queste parole: “Noi abbiamo visto che il sogno del Califfato Islamico, la Terra del Califfato, si avvererà – ad Allah piacendo - con i Fratelli Musulmani e il loro partito. Abbiamo visto il grande sogno delle “Nazioni Arabe Unite” che tutti noi sognamo. Se Allah vorrà, le “Nazioni Arabe Unite” torneranno per mezzo di quest’uomo con l’aiuto del suo partito. E la capitale delle “Nazioni Arabe Unite” sarà Gerusalemme, ad Allah piacendo (forte approvazione della folla). La nostra capitale non sarà né il Cairo, né la Mecca e neppure Medina, se Allah lo vorrà, e il nostro slogan sarà: “Milioni di shahid marciano su Gerusalemme” (la folla ripeteva con urla fanatiche lo slogan). |
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