Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
'Ebrei che odiano Israele', dibattito Intervista all'Ambasciatore d'Israele Naor Ghilon, commenti di Anna Foa, Ugo Volli
Testata: Il Foglio Data: 14 maggio 2014 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «La nuova fobia antisemita - Due opinioni»
In una pagina del 28/01/2014 (ecco il link: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=52209 ) avevamo spiegato perchè IC non avrebbe più pubblicato gli articoli di Giulio Meotti. Confermiamo oggi questa decisione, mai più un suo articolo su IC. Sul FOGLIO di oggi, 14/05/2014, a pag.1, viene pubblicata una intervista all'Ambasciatore d'Israele Naor Gilon, dal titolo "La nuova fobia antisemita", un testo di Anna Foa e uno di Ugo Volli, con il titolo "Due opinioni su 'Ebrei contro Israele". Tutti e tre gli articoli sono a commento di un libro di Meotti sugli ebrei che odiano Israele. Li riprendiamo tutti e tre, non essendo nessuno dei tre firmato da Meotti. Siamo però francamente stupiti che una polemica su un libro abbia spinto Gad Lerner ad attaccare pesantemente sul suo blog Fiamma Nirenstein - che non c'entra nulla con il libro suddetto - accusandola di aver scritto opinioni su alcuni intellettuali (Amos Oz, in particolare) quando il dissenso era sulla definizione di 'neonazisti' lanciata da Oz contro gli autori di scritte sui muri, un'accusa che ci aveva trovato del tutto contrari, http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=53359 , pur nella immutata stima verso lo scrittore, mai accusato di qualsivoglia appartenenza a coloro che odiano Israele.
Ecco gli articoli
La redazione - La nuova fobia antisemita
Naor Ghilon
Prima di lasciare l’incarico di inviato dell’Onu nei Territori palestinesi, Richard Falk ha incitato la comunità internazionale e le aziende a unirsi al boicottaggio d’Israele. Falk è soltanto una delle tante personalità ebraiche anti israeliane raccontate nel libro di Giulio meotti "Ebrei contro Israele" (Salomone Belforte Editore). Ne parliamo con l’ambasciatore d’Israele in Italia, Naor Gilon. “Questo nuovo tipo di antisemitismo prende di mira la collettività ebraica d’Israele. Noi ebrei siamo da sempre animati da pluralismo e anche oggi vediamo come in Israele un ex primo ministro sia stato condannato a sette anni per corruzione. Siamo una grande democrazia. Ma quest’odio non riguarda il 1967, ma l’esistenza di Israele. E ne sono responsabili anche degli ebrei, presenti ad esempio sulla flotilla che portava solidarietà ad Hamas”. E’ la delegittimazione agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. “Si vogliono convincere gli artisti a non esibirsi in Israele. Si vuole dipingere Israele come illegittimo, immorale, ingiusto. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha denunciato questo nuovo odio antisionista”. Un nuovo, incredibile sondaggio di First International Resources, commissionato dall’Anti Defamation League, rivela che un quarto della popolazione mondiale concorda con i peggiori stereotipi antisemiti. Emblematico il caso dell’Olanda, dove soltanto il cinque per cento è d’accordo con i classici stereotipi antisemiti, ma ben il 43 per cento è fortemente anti israeliana. “L’antisemitismo è una fobia, una malattia”, ci spiega l’ambasciatore Gilon. “Non puoi decifrarlo razionalmente. Sicuramente pesa la crisi economica o la presenza islamica in Europa. Ma come spiegare che in Italia estrema destra ed estrema sinistra siano unite da quest’odio per Israele? Oggi in Europa non è politicamente corretto dire ‘io odio gli ebrei’. Ma lo è dire ‘io odio Israele’”. Con il fallimento dei negoziati fra israeliani e palestinesi c’è il rischio che Gerusalemme venga messa sotto accusa negli organismi internazionali, come la Corte dell’Aia. “I palestinesi hanno la maggioranza automatica alle Nazioni Unite, dove le democrazie sono minoranza. I negoziati prevedevano che i palestinesi non aderissero alle agenzie dell’Onu. Eppure hanno violato quell’accordo. Ora però il procuratore dell’Aia, Luis Moreno Ocampo, li ha avvertiti: se vi rivolgete alla Corte sarete accusati dei lanci di missili sui civili israeliani”. I negoziati sono falliti, come in passato, sull’accettazione di Israele come stato ebraico. “E’ questo che significa ‘due stati per due popoli’”, ci dice Gilon. “Non uno stato e mezzo. Israele deve essere riconosciuto come la patria del popolo ebraico”. Teheran resta il cuore dell’instabilità mediorientale. “Il presidente Rohani ha ricoperto numerosi incarichi nella Rivoluzione e nessuno crede che il regime abbia cambiato volto. Tutto è deciso dalla Guida suprema, Ali Khamenei. In occidente si teme di aver messo troppo sul piatto nei colloqui sul nucleare iraniano. Per questo il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che è meglio nessun accordo a un pessimo accordo. L’Iran deve restare lontano anni dalla costruzione della bomba atomica”. Nel commentare il livello di giudeofobia nei paesi europei il direttore dell’Anti Defamation League, Abraham Foxman, ha detto: “Settant’anni dopo l’Olocausto ci saremmo aspettati che l’antisemitismo fosse più basso”. L’ambasciatore Gilon chiude con una nota personale: “La famiglia di mia madre era tedesca da dodici generazioni. Poi, un giorno, gli dissero che non lo erano più. Non possiamo fidarci del resto del mondo. Per questo gran parte degli ebrei sa che Israele è il loro unico paese. Israele è la promessa creata nonostante l’Olocausto, non a causa dell’Olocausto. Eppure, dopo la Shoah, gli ebrei sono più sicuri grazie a Israele”.
********************************************** Due opinioni: Anna Foa
Non ho letto il libro, lo confesso, mi sono limitata a leggere la lunga anticipazione che ne ha fatto il Foglio. Parlo dell’ultimo libro di Giulio Meotti, “Ebrei contro Israele”. Ma, da queste pagine, sembra proprio che a essere considerata “in guerra con Israele” sia l’intera intellighenzia ebraica del mondo, a partire dalla fondazione dello stato d’Israele in poi, quelli che il titolo del giornale chiama sprezzantemente gli intellò: non solo, quindi, per intenderci, i maggiori intellettuali ebrei italiani, francesi, americani, ma in particolare gli intellettuali israeliani. E non solo Pappe e la Zertal, per citare i più radicali tra i post sionisti, ma tutti o quasi: Segev, Sternhell, un’infinità di professori della Hebrew University e delle altre università israeliane. E naturalmente gli scrittori, Yehoshua, Grossman e Amos Oz, e ancora Barenboim e via discorrendo. Sembra che qualunque ebreo scriva o insegni in un’università in qualunque parte del mondo appartenga alla categoria degli antisionisti, e quindi, nell’ottica del signor Meotti, degli antisemiti o almeno dei potenziali antisemiti. Se Meotti è un buon esempio dei nostri amici, viene proprio da chiedersi, chi ha bisogno di nemici? Anna Foa, storica (il testo è apparso sul portale degli ebrei italiani Moked)
Ugo Volli
Perché vi sono degli ebrei che odiano Israele? Perché ebrei che odiano gli ebrei? Molti di quelli che odiano Israele dicono di non essere razzisti e quindi di non poter odiare gli ebrei, per ragioni di principio, anzi si offendono quando glielo dici. Ma di fatto Israele è lo stato degli ebrei: rinasce sui luoghi storici dove per milletrecento anni si è sviluppata la civiltà ebraica, dove si è scritta la Bibbia, dove sono vissuti i Profeti e i Re di Israele; raggruppa ormai la metà della popolazione ebraica nel mondo e per gli altri rappresenta la sicurezza e il sogno di sempre. Difficile dunque odiare Israele senza coinvolgere gli ebrei che ne decidono democraticamente la politica e vi si identificano. Perché dunque quest’odio che da Israele si estende agli ebrei o, più probabilmente, dagli ebrei si focalizza su Israele? Lo schema che emerge nelle loro parole piene di spocchia è sempre quello di una parte giusta e civile che cerca di distinguersi da una parentela incivile e barbara e ingiusta; la prima peraltro è quella che sta al sicuro e per il momento non corre rischi e pertanto si unisce al coro di coloro che accusano l’altra parte, anzi punta ad esserne l’avanguardia, in modo che nessuno possa accusarli di esserne complici. Nel loro petto freme la saggezza, la virtù, l’idealismo; sono insieme ottimi ebrei che rispettano la tradizione (come la deformano loro) e cittadini esemplari dell’Europa o degli Stati Uniti o talvolta perfino di Israele. Vorrebbero rieducare i reprobi, ma non ci riescono per l’ostinatezza e la cecità di costoro, dunque loro malgrado si trovano a richiedere per questi criminali una giusta punizione, a dover appoggiare i loro nemici, di cui solo la loro crudeltà non vede le ragioni, ad approvare il boicottaggio, lo stesso che il nazifascismo aveva imposto ai loro parenti. Tanto più il coccodrillo si agita e spalanca la bocca, quanto più gli ebrei antisemiti si danno da fare per distinguersi e condannare chi si trova sulla stessa zattera, cercando di spingerlo giù, dando ragione agli attacchi del rettile. Non sono migliori ma peggiori di quelli che condannano, molto più egoisti e meschini. Non saranno probabilmente mangiati loro dal coccodrillo, ma solo perché gli altri, i cattivi, hanno imparato a difendersi e senza volerlo si trovano a difendere anche loro. Ma vale la pena di farne il nome, di indicarli non al coccodrillo ma almeno all’opinione pubblica, perché essa sappia come si muovono e cosa dicono. Aprire anche in Italia questo discorso è il grande merito di questo libro. Ugo Volli, docente di Semiotica all'Università di Torino
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