IC 7 - Il commento di Claudia De Benedetti dal 04/05/2014 al 10/04/2014
Testata: Informazione Corretta Data: 12 maggio 2014 Pagina: 1 Autore: Claudia De Benedetti Titolo: «Il commento di Claudia De Benedetti»
Il commento di Claudia De Benedetti dallo 04/05/2014 al 10/04/2014
Claudia De Benedetti
La scorsa settimana abbiamo festeggiato Yom Hazmaut, il giorno dell’indipendenza d'Israele. Nei suoi 66 anni di vita lo Stato d’Israele ha sopportato la perdita di 23.169 vite umane, combattuto 7 guerre, 2 intifade, 4 conflitti armati, fronteggiato 12.100 lanci di razzi e mortai. In questi giorni ho visto con orgoglio e commozione sventolare tante bandiere in Israele e nelle nostre comunità della diaspora, arrivare all’aeroporto Ben Gurion famiglie ucraine preoccupate e tristi ma convinte di aver fatto la scelta della vita. Lo shofar, suonato con infinito trasporto e passione da Rav Alberto Funaro, ha abbracciato il ghetto di Roma e Rav Elio Toaff nel suo centesimo anno di età. Nel Barrio Judio di Girona un gruppo di conversos fa scelto questi giorni per riaffermare l’appartenenza al popolo ebraico. L’Hatikvà e stata intonata nella Sinagoga di Tolosa con nel cuore il dolore per le vittime della strage di Ozar ha Torà. Mai a sufficienza ripetiamo ai giovani che i nostri nemici hanno cercato di sopprimere il futuro dell’ebraismo ma esso è rinato nella terra dei suoi Padri. Anno dopo anno, decennio dopo decennio, abbiamo vissuto con fierezza il miracolo storico della crescita di una nazione, di un Stato forte e determinato, di una democrazia che si trova quotidianamente a fronteggiare proclami e minacce di chi intende sistematicamente annientarla. “Dobbiamo la nostra esistenza ai nostri caduti, a coloro che hanno dato la vita per l’esistenza e la libertà di Israele. Mai, nemmeno per un istante, ci dimentichiamo che siamo qui grazie a loro” ha detto il premier Benjamin Netanyahu aprendo le solenni celebrazioni. Particolarmente emozionante e toccante è stato il discorso che il Presidente dello Stato d’Israele Shimon Peres, ha pronunciato il giorno di Yom Hazikaron, il giorno in cui si ricordano tutti i soldati e i civili caduti per la difesa dello Stato d’Israele e tutti i cittadini che hanno perso la vita negli attacchi terroristici e che riproduco in traduzione italiana grazie agli amici di Progetto Dreyfus: “Abbiamo accompagnato i nostri bambini quando sono venuti al mondo, siamo stati con loro il primo giorno di asilo, li abbiamo portati in classe il primo giorno in prima elementare e li abbiamo accompagnati ad arruolarsi nell’esercito; abbiamo camminato accanto a loro il giorno del loro matrimonio e nella loro prima casa. Improvvisamente le vite sono state spezzate e la nube non si disperde, porta l’immagine dei soldati caduti nelle battaglie di Israele. Anche durante i più grandi festeggiamenti, sentiamo una pugnalata al cuore: Perché non saranno lì alla nascita? Perché non ci tengono per mano andando a scuola? Come è possibile che non cresceranno dei figli? Perché tutti i loro amici crescono, studiano, si sposano, creano delle famiglie, mentre mio figlio, mia figlia, mio fratello, mio marito rimarranno per sempre come li abbiamo visti il momento prima di andarsene? Ogni parola è un testamento lasciato alle spalle. Per essere morali come i dieci comandamenti, per essere coraggiosi ed eroici. Per essere una società costruttiva, che illumini. Per essere uno Stato libero e democratico. Per essere una Nazione in cerca di pace. Molti di loro non hanno costruito una casa. Non hanno avuto l’opportunità di piantare un albero. Non hanno mai provato l’amore vero. Si sono lasciati alle spalle famiglie in lutto, a piangere per loro. E loro non ci hanno lasciato, amici, a provare dolore, ma a ricordare e ricordare ancora. Noi non minimizzeremo ciò che abbiamo realizzato: un paese unico, con spirito di forza. Noi non lasceremo andare i ricordi di tutto ciò che abbiamo perso. Scrittori che non scriveranno più, poeti, scienziati, soldati, contadini, falegnami e fabbri. Persone meravigliose, cittadini attenti, creatori originali che non potranno più godersi la vita, e la nostra Nazione non potrà beneficiare del loro contributo. Parliamo qui al plurale, ‘abbiamo perso’, ‘abbiamo sognato ‘, ‘volevamo’, ma prima di tutto e soprattutto, care famiglie, questo è il vostro dolore. Una perdita individuale. Un dolore individuale. Un dolore personale. Noi possiamo soltanto abbracciare, rispettare e ricordare. Sapendo che siamo un popolo senza scelta. Combattere o morire. È grazie a loro che siamo qui. Noi restiamo muti di fronte a voi. Con un pesante senso di lutto. Non vi sono parole che possano esprimere il dolore, come sappiamo che niente nella vostra vita può essere simile a quando bussa esitante alla porta. Che cosa possiamo dire davanti a voi? Di essere forti? Voi siete già forti. Possiamo forse consolarvi? Non vi è alcuna consolazione“. Auguri Israele, dal profondo del cuore. http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90