Riprendiamo da LETTURA/CORRIERE della SERA di oggi, 11/05/2014/, a pag.20, la colonna di Daria Gorodisky, dal titolo " Ebrei per scelta in Uganda"

Esiste una San Nicandro Garganico in Africa. Proprio come è accaduto nel comune pugliese (ben raccontato da John A. Davis in Gli ebrei di San Nicandro, edito da Giuntina), sempre negli anni Venti un gruppo di abitanti dell'Uganda orientale ha abbracciato l'ebraismo dando vita alla congregazione degli Abayudaya. Nulla a che vedere con le comunità che rivendicano l'appartenenza a una delle mitiche dieci tribù perdute di Israele. Di quelle si è occupato per decenni Tudor Parfitt, docente alla London University e a Harvard, cercandole in tutti i continenti e in situazioni tali che è stato definito «il vero Indiana Jones»; e ne ha scritto in oltre 20 straordinari libri (l'ultimo, Black Jews in Africa and the Americas, Harvard University Press). No, gli Abayudaya non vantano lontane radici, ma una libera scelta. E le cose stanno così: alla fine dell'Ottocento l'Uganda diventò protettorato britannico anche grazie all'aiuto di forze militari locali guidate dal valoroso Semei Kakungulu. Per ringraziarlo, i britannici lo designarono governatore di una provincia a est dove lui fondò Mbale, oggi una delle tre principali città ugandesi. Dagli scritti storici di Arye Oded, che è stato a lungo ambasciatore israeliano in Uganda, si apprende che a quel punto Kakungulu comincia a dedicarsi solo allo studio biblico, e un giorno del 1919 dichiara pubblicamente: «Da oggi sono ebreo». Lo seguono quasi l'intera famiglia e circa duemila discepoli. L'ex guerriero però sa che non padroneggia ancora tutti gli elementi culturali e liturgici ebraici, quindi cerca contatti con qualunque ebreo si trovi a passare da quelle parti, chiede istruzioni e strumenti introvabili nella zona: dalla Torah — come si sa, è cosa ben diversa dal Vecchio Testamento cristiano — agli scialli di preghiera, ai filatteri... Gli Abayudaya così possono osservare rigorosamente leggi e tradizioni giudaiche; continuano a farlo dopo la morte di Kakungulu (1929), e nonostante le feroci persecuzioni del dittatore Idi Amin durante gli anni Settanta. Poi tra il 2001 e 2002 Si convertono secondo i dettami dell'ebraismo ortodosso. E oggi sono ancora li, in alcuni villaggi a nord di Mbale: in so0 circa, ma fieri del pieno riconoscimento ricevuto dal Rabbinato israeliano e del legame consolidato con l'ebraismo occidentale.
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