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La Repubblica delle donne Rassegna Stampa
10.05.2014 Israele: anche i hassidim fanno yoga
Cronaca di Mara Accettura

Testata: La Repubblica delle donne
Data: 10 maggio 2014
Pagina: 74
Autore: Mara Accettura
Titolo: «Anche i hassidim fanno yoga»

Riprendiamo da DONNA - il femminile di REPUBBLICA- di oggi, 10/05/2014, a pag.74, con il titolo "Anche i hassidim fanno yoga", l'articolo di Mara Accettura, che racconta l'apertura verso nuovi interessi nella società haredì israeliana.

Rachel e Avraham Kolberg

Quando Rachel e Avraham Kolberg hanno aperto la loro scuola di yoga Iyengar nel quartiere ultraortodosso di Ramat Beit Shemesh, a 30 chilometri da Gerusalemme, le chance di successo erano veramente scarse. La coppia è strettamente osservante - pura tradizione hassidica Breslov - ma dieci anni fa lo yoga - in particolare le sue connessioni all'Induismo - era visto come una minaccia alla religione, una sorta di idolatria. «Dicevano che era un luogo impuro, die insegnavamo un culto strano e che iniziavo le ragazze a pratiche proibite», ricorda Rachel. Chi frequentava aveva problemi fisici gravi e/o un permesso speciale dal rabbino, non facile da ottenere. Per intenderci solo qualche anno fa una ragazza ha dovuto smettere perché rischiava l'espulsione da scuola. Nemmeno il fatto che c'erano (e ci sono) classi separate per i due sessi e non si parlasse in modo specifico di spiritualità ammorbidiva le posizioni delle autorità. La scuola era una scheggia impazzita, e la coppia, allora trentenne, guardata con sospetto. Le cose sono cambiate un paio di anni fa, quando un rabbino ha mandato sua moglie in avanscoperta. Lei ha fatto una lezione. E il miracolo è accaduto. «Era entusiasta. Scioccata. E andata dal marito e gli ha detto "questa non è solo una buona pratica, dovrebbe essere obbligatoria perché rende le donne più sane, più forti. Con lo yoga possono diventare delle madri e delle mogli migliori"», continua Rachel. Da allora la scuola ha più di 100 allievi, di tutte le età, dai bambini agli anziani, con una percentuale di donne del 60%. Beninteso, insegnare in una comunità così chiusa presenta delle sfide. Certo non ci si può mettere a sbandierare gli yoga siam (gli aforismi di Patanjali) di filosofia indiana, darsi alla meditazione e fare del chanting tradizionale in sanscrito. Ma i Kolberg sembrano aver trovato una terza via, cauta ed efficace, che ha schivato i pregiudizi. «Insegniamo attraverso il corpo. Corpo e mente sono integrati. Non essere violenti quando si pratica un'asana porta a non essere violenti nei confronti degli altri. La concentrazione profonda su una parte del corpo apre le porte alla spiritualità. Non abbiamo una sessione dedicata alla meditazione ma shava-sana  - la posizione del cadavere - è in se stessa una forma di meditazione», dice Avraham. E lei aggiunge: «La filosofia dello yoga è davvero universale. Quando Patanjali dice di credere in Dio non dice in quale. E compito tuo riempire quella casella». La maggior parte degli allievi sono hassidici o ultraortodossi che non avrebbero mai immaginato di trovarsi un giorno nella posizione del cane a testa in giù. Insieme sul tappetino con studenti meno religiosi riescono a parlare una lingua comune. Molti hanno una scarsa percezione del proprio corpo. «Sono disconnessi, non conoscono come sono fatti né i nomi di alcune parti del corpo, e non sanno come muoversi nello spazio. Lo yoga alza il livello di consapevolezza», dice Avraham. In Occidente lo yoga è talmente diffuso che si pratica persino in palestra. Donne e uomini insieme, in tenute minimal, alimentano attraverso questo esercizio l'industria miliardaria del fitness. Di spirituale rimane poco. Nella scuola dei Kolberg i due sessi praticano separati. «Per noi è normale. Uomini e donne stanno insieme solo in famiglia», dice lui. E molti rifiutano di mettersi in tenute sportive, più comode, preferendo fare lezione coi vestiti tradizionali. E buffo vederli ma Avraham insiste: «Va bene così, vogliamo che tutti si sentano a proprio agio. Ci sono uomini die hanno problemi al collo, alla spina dorsale, alle ginocchia, donne che vogliono una pratica dolce per la gravidanza. E anche casi di Parkinson e sclerosi multipla. Tutti sembrano trarne un beneficio: vanno via con un senso di calma e pace. Rachel, nata in Unione Sovietica, è arrivata in Israele nel 1990, a 17 anni. Da brava russa è stata una bambina ginnasta. Suo padre era un insegnante di spagnolo e traduttore ufficiale in russo di Fidel Castro. Lei e Avraham si sono conosciuti a vent'anni: lui fotografo, lei pittrice, insegnavano al Beit Berl School of Art. Insieme hanno sei figli, l'ultima di 4 mesi e mezzo. Già studenti di yoga dal 1997, nel 2000, con un bimbo di tre anni al seguito, sono andati in India, a Pune, per praticare con B.KS. Iyengar. 96 anni, Iyengar è uno dei padri dello yoga contemporaneo, uno stile statico, di massima precisione che si avvale di attrezzi come cinture, corde, blocchi e sedie per consentire a qualunque tipo di corpo di ottenere una posizione perfettamente allineata. «In India abbiamo preso il virus dello yoga», dice lei. Ma al ritorno il rabbino la ammonì duramente. «Mi disse che quello per lo yoga era un desiderio da reprimere. Non dovevo lavorare ma stare con i miei bambini. Così ho fatto per un paio d'anni, ma da sola e con quattro figli a casa stavo diventando matta». Oggi i Kolberg, tutti e due insegnanti certificati Iyengar, hanno creato una comunità intorno alla pratica, tanto che spesso gli studenti vanno a stare con loro durante lo shabbath. Da poco hanno anche comprato un pezzo di terra sempre li, tra le colline della Giudea, dove stanno erigendo una nuova scuola, più grande. «Vogliamo creare un centro Beit Shemesh per fare ritiri, aperto agli studenti di tutto Israele, e anche fuori», conclude lui.

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