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Il Manifesto Rassegna Stampa
10.05.2014 In una democrazia non c'è il pensiero unico
Ma al Manifesto non gli va giù

Testata: Il Manifesto
Data: 10 maggio 2014
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Ex boss dell'agenzia atomica accusa 'Netanyahu usa l'Iran a fini politici'»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 10/05/2014, a pag.8, l'articolo di Michele Giorgio, dal curioso titolo " Ex boss dell'agenzia atomica accusa 'Netanyahu usa l'Iran a fini politici' ". E' infatti più che normale che un premier affronti il problema Iran per fini politici, di quali altri fini dovrebbe mai occuparsi ? Leggendo poi il pezzo, ci si accorge se il maldestro titolista aveva dimenticato di specificare "a vantagchio solo dei suoi scopi politici", come scrive nel pezzo Giorgio, tutto felice per aver trovato qualcuno- va bene anche un pensionato- che critica Bibi.
Ecco il pezzo, tranne il titolo non contiene nulla di nuovo, solo qualche opinione diversa, come usa in democrazia, un'usanza di difficile comprensione per i comunisti del quotidiano romano.

A pochi giorni dall'avvio di un  decisivo round di colloqui tra i Paesi del 5+1 e Tehran per un accordo permanente sul programma nucleare iraniano, è polemica in Israele per l'intervista rilasciata dal generale in pensione Uzi Eilam. Rispondendo alle domande del quotidiano Yediot Ahronot, Eilam, a capo per un decennio della Commissione per l'energia atomica israeliana, ha spiegato che prima che l'Iran abbia la bomba atomica occorrono ancora 10 anni. Inoltre non si è detto sicuro che Tehran stia realmente cercando di assemblare ordigni nucleari. Infine ha sganciato un siluro contro la campagna anti-iraniana che Netanyahu porta avanti da anni. sostenendo che il premier starebbe alimentando paure a vantaggio solo dei suoi scopi politici. Considerazioni simili a quelle fatte qualche anno fa dall'ex capo del Mossad. Meir Dagan, anche lui schierato contro un attacco militare israeliano alle centrali atomiche dell'Iran. «Il programma nucleare di Teheran sarà operativo soltanto in altri 10 anni. Anche così, non sono sicuro che l'Iran voglia la bomba», ha detto Eilam, per molti anni al centro dei sistemi di sicurezza di Israele e che, oltre all'agenzia atomica, ha anche guidato per più di un decennio il programma israeliano di sviluppo degli armamenti. E' uno che sa di cosa parla, visto che si è occupato anche degli arsenali atomici segreti di Israele..l comunicati e le minacce su un possibile attacco all'Iran non aiutano. Noi non possiamo guidare una carica su questo fronte ha spiegato Eilam. «Più va avanti il progetto di Teheran e più le strutture saranno disseminate e nascoste sotto tonnellate di terra, cemento e acciaio», ha detto, aggiungendo che un eventuale attacco richiederebbe «più di un colpo, come è invece avvenuto per i reattori nucleari in Siria e Iraq«. Un attacco alle attrezzature nucleari di Tehran perciò si tramuterebbe - a giudizio di Eilarn - in una guerra con conseguenze incalcolabili. Netanyahu ha scelto di non replicare ma il partito dell'azione di forza contro l'Iran è sceso in campo. Radio, tv e giornali fanno a gara nel riportare attacchi contro Eilam di esperti veri e presunti, opinionisti ed esponenti delle forze di sicurezza. Dan Margalit, penna-ammiraglia del quotidiano Israel Hayom, megafono del premier Netanyahu, ha accusato l'ex capo dell'agenzia atomica di aver commesso un grave «errore» 33 anni fa quando si dichiarò contro l'attacco aereo israeliano alla centrale nucleare irachena di Arak. Secondo Margalit quel raid diede un grande vantaggio a Israele perché impedì all'ex presidente Saddam Hussein di sviluppare un programma atomico militare. In realtà non è mai stato provato che Baghdad volesse dotarsi dell'arma atomica e gli Stati Uniti non hanno mai trovato, dopo aver occupato l'Iraq nel 2003. prove di un'intenzione di arrivare all'atomica. Le considerazioni fatte da Eitam non sono entrate nella sala dove Netanyahu e il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Susan Rice in questi ultimi giorni hanno trattato la posizione dei due Paesi per il round di trattative tra 5 +1 e Iran il 13 maggio a Vienna. Rice, accompagnata proprio dal capo dei negoziatori americani, Wendy Sherman, ha assicurato l'impegno degli Usa per impedire che Tehran costruisca la bomba atomica. Da parte sua Netanyahu ha ribadito la sua netta opposizione a una intesa con l'Iran: «Un non accordo è meglio di uno brutto». Il premier insiste che qualsiasi compromesso diplomatico con l'Iran includa il divieto assoluto di arricchire l'uranio. Washington invece non nega a Tehran il diritto di produrre energia atomica, una produzione controllata e molto limitata di uranio arricchito che non permetta di assemblare testate nucleari.

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