Ripensare 'Esodo e Rivoluzione ' di Michael Walzer
Commento di Vitaliano Bacchi
Michael Walzer Esodo e Rivoluzione, la copertina
In questi giorni a Roma per un ciclo di conferenze, Michael Walzer, l' autorevole filosofo della politica, l'autore di “Esodo e Rivoluzione”,(Feltrinelli), il suo capolavoro, nel quale dimostra la ricorsività regolare in ogni movimento politico di liberazione dall'oppressione dell'influenza dell' ideologia ebraica delle origini e della sua riproposizione storica con la fondazione di Israele nel 1948. Walzer non ha mai censurato o rettificato questa sua equazione fra due esperienze popolari così remote nel tempo ma così identiche nella loro identità rivoluzionaria, perchè l'affermazione del diritto contro chi lo opprime presenta sempre e in ogni caso il prestigio della esperienza rivoluzionaria.
Per questo Walzer è così popolare negli ambienti radicali e della sinistra americana; la sua teoria sociale dà sigificato e nobilita la lotta di liberazione da un potere ingiusto e la riaffermazione del diritto in tutte le sue forme sia che il contesto di liberazione abbia un milieu razzista o politico o di classe sociale. Sempre e comunque Walzer è fra i padri spirituali dei movimenti di liberazione. Nella sua opera “Guerre giuste” , un libro che parla di Israele più della sua stessa costituzione, il filosofo americano teorizza la legittimità del ricorso alla risposta militare in tutti quei casi in cui il popolo difenda la propria terra ed il diritto di esistere e c'è da ritenere che nessuna vicenda politica nella storia abbia mai conteso ad Israele il primato in questa esperienza di lotta contro un nemico che attacca per distruggere e per annientare, non per rivendicare un pezzo di terra.
Walzer ha dimostrato che l'esperienza sinaitica dell'esodo e quella sionista della fondazione dello Stato laico di Israele coincidono, sono la manifestazione di una stessa ideologia popolare di liberazione e legittima aspirazione al diritto politico di esistere. Se la sinistra radicale italiana lo annovera, come tutta la sinistra americana e anglosassone, fra i suoi teorici ed ispiratori come farà ad applaudirlo al forum di Roma dove è venuto per ribadire il paradigma della liberazione nella vicenda storica antica e attuale di Israele?
E' la stessa sinistra che brucia le bandiere sioniste, che ha sposato la causa palestinese, che esalta la lotta islamica e che quindi postula non l'ideologia di due stati ma la " liberazione " della palestina putativa dal controllo sionista, controllo deve invece necessariamente esercitarsi su aree fonti di organizzazioni terroristiche.
Una scelta partigiana per la causa palestinese della sinistra che dovrà pur implicare un minimo problema di identità politica e culturale, perchè la compatibilità della sua ideologia radicale antisionista e il culto di Walzer come teorico di tutte le liberazioni dall'oppressione dovrebbe presentare dissonanza, se si considera che il filosofo americano ha eletto a paradigma ed archetipo di tutte le esperienze di liberazione la vicenda sionista.
E' venuto il momento in cui la sinistra radicale antisionista che brucia le bandiere di Israele e fa portare la kefiah ai suoi picchiatori chiarisca a sé stessa il volto autentico della propria coscienza politica; è ben vero che negli anni della contestazione Walzer veniva inneggiato più che per la sua filosofia politica, indubbiamente complessa per la scaturigine giuridica e psicanalitica dei suoi postulati, per la sua formazione politica sulle teorie di Marx e Trotzsky. Walzer è andato oltre il marxismo delle origini e la sua filosofia ha finito per assimilare marxismo e cristianesimo come espressione di una generale teoria ebraica della liberazione, nella quale ha iscritto anche la grande vicenda sionista.
Allora, se si è coerenti con le proprie scelte, la fede in Walzer diventa indissolubile con una revisione e rivalutazione della storia di Israele alla quale i cristiani e marxisti che si riconoscono, in una teoria della liberazione.
Sono ormai obbligati dalla Ragione più che dalla storia.
Vitaliano Bacchi