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La Stampa Rassegna Stampa
08.05.2014 Tel Aviv, la città che non dorme mai
Consigli di viaggio di Margo Schachter

Testata: La Stampa
Data: 08 maggio 2014
Pagina: 21
Autore: Margo Schachter
Titolo: «Tel Aviv, per giovani e gourmet una città che non domre mai»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/05/2014, a pag. 21, l'articolo di Margo Schachter dal titolo "Tel Aviv, per giovani e gourmet una città che non dorme mai".


Tel Aviv


Un lungomare illuminato, fitto di auto, ragazzi in bicicletta e anziani con i nipoti a passeggio, locali gremiti e dj suonano in spiaggia. Così per chilometri, dalla pittoresca rocca araba di Jaffa fino al vecchio porto, con la sua foodhall e i ristoranti aperti 24 ore. Questo è un normale venerdì sera a Tel Aviv e la città che non dorme mai è al massimo del suo splendore. Mentre altrove tutto si ferma per il riposo del sabato, nella capitale della Mecca del divertimento pulsa la vita. Questa è «la Bolla», come viene definita questo affascinante microcosmo multiculturale, dove mare, sole, mercati e streetfood mediorientali convivono con l’ombra dei grattacieli e il ritmo della modernità.
Tel Aviv si affaccia sul Mediterraneo, spiaggia dopo spiaggia e grattacielo dopo grattacielo, lungo vie trafficate e angoli di casbah fitti di locali, caffè e negozi. Si incontrano ragazzi hippy-freak con passeggini e cani nei quartieri di Sheinkin e fra le viuzze con case in miniatura tutte colorate e un po’ bohémienne di Neve Tzedek, dove nel 1909 è sorta la città. Gli impiegati vanno avanti indietro per il viale su cui affacciano le eleganti case in puro stile Bauhaus di Rothschild Boulevard e sulla Dizengoff, strada che collega centro «commerciale» della città al nuovo quartiere neo-chic di Basel, in un progredire di boutique di stilisti israeliani. Ma c’è anche l’aria del Maghreb del centro storico di Jaffa con il suo sito archeologico, i rigattieri e le boutique di artigianato, il mercato delle pulci e lo Souk HaCarmel strabordante di frutta e verdura colorata, il paradiso dei foodie.
Gli appassionati d’arte restano stupidi dalla collezione del Contemporary Art Museum e dall’architettura impossibile del Holon Design Museum disegnato da Ron Arad, e ci si può perdere fra le tante gallerie private con mostre di artisti emergenti.
Per la party-generation la notte è costellata di locali, concerti, discoteche e di insegne di ristoranti e supermarket aperti (e frequentati) 24 ore su 24, 7 giorni su 7. La gente è sempre in giro, vige la cafè-culture alla Starbucks e si mangiano per strada falafel fritti al momento o hummus di ceci in cui tuffare una pita ancora tiepida. Gli israeliani amano la colazione e Bededict è la sua istituzione, un posto dove da anni si serve solo quello, giorno e notte. In generale si mangia molto bene, ovunque e a buon prezzo, ma freme anche una vera e propria scena di giovani chef come David Frenkel del Pronto o Meir Adoni di Catit grazie ai quali si sta facendo notare a livello internazionale la cucina israeliana - programmaticamente fusion, come la vita di questo piccolo Paese e mille tradizioni che qui si sono incontrate.
Il venerdì è il giorno in cui esserci: si può andare al settimanale mercato dell’artigianato con argenti, vasellame, pelletteria e suppellettili handmade a Nahalat Binyamin; si può cercare brocantage Anni Cinquanta a Kikar Dizengoff; fare la spesa di frutta, verdura, abbigliamento e varie al suk del Carmel; infilarsi al Dizengoff Center per scegliere una delle specialità gastronomiche preparate al momento in un improvvisata fiera dello streetfood multiculturale che riempie di odore di curry e di spezie l’intero grande magazzino.

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