Le poche righe che seguono, dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/05/2014,a pag.17, con il titolo "WhatsApp vietata: 'Zuckerberg è ebreo", valgono più di tre reportage di Sergio Romano sull'Iran, nei quali ci ha spiegato la complessità della teocrazia degli ayatollah, che va compresa, non respinta, più di cinque analisi di Micromega o Limes, che invogliano i lettori a essere indulgenti perchè la civiltà iraniana bla, bla, bla. Più di tutti i viaggi dei ministri degli esteri dei paesi occidentali - se di sesso femminile, con il capo coperto dal velo- che ci presentano l'Iran come un paese con cui fare affari è una occasione da non perdere (come non andare con la mente alla Germania di Hitler) ? Ebbene, eccola la vera natura della dittatura iraniana, permeata di antisemitismo, al punto tale che non ricorre nemmeno più ad eufemismi per nascondere il suo vero volto. WhatsApp non ci viene presentato come uno strumento della 'corruzione americana', una formula largamente usata e accettata dai timorosi 'esperti' occidentali pronti a digerire qualunque artificio pur di salvare la faccia del regime, no, con WhatsApp la maschera è caduta, va proibito perchè chi possiede quello strumento si chiama Zuckerberg ed è ebreo. Capite, ebreo !
Questo è la teocrazia iraniana, questa è la vera natura dell'islam, del quale è ben difficile distinguere la parte moderata (esisterà?) da quella estrema.
A volte succede che la verità si trovi in un breve comunicato d'agenzia. Questa è una di quelle volte.


WhatsApp, la popolare applicazione di messaggistica usata nel mondo da milioni di persone, è stata vietata ieri in Iran dal capo della commissione iraniana per i reati sul web, Abdolsamad Khorramabadi: «La ragione dietro a questo provvedimento — ha spiegato — è l'acquisto di WhatsApp da parte del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, che è un sionista americano».
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