Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Siria: crocifissioni di cristiani in piazza Cronaca di Davide Frattini
Testata: Corriere della Sera Data: 03 maggio 2014 Pagina: 14 Autore: Davide Frattini Titolo: «Crocifissione in piazza, le foto dell'orrore dall'inferno siriano»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/04/2014, a pag.14,con il titolo "Crocifissione in piazza, le foto dell'orrore dall'inferno siriano", la cronaca di Davide Frattini.
Davide Frattini
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Come in un quiz dove tutti i partecipanti conoscono già il vincitore, la busta numero 24 contiene il nome di Bashar Hafez al-Assad. II presidente uscente e rientrante è stato l'ultimo a consegnare l'ingombrante plico con i documenti per la candidatura al capo del parlamento. Anche se finirà con il correre da solo e il trionfo è assicurato (come nelle tre precedenti edizioni) il leader siriano non si sottrae alla campagna elettorale: sfrutta la guerra e i 15o mila morti in poco più di tre anni per presentarsi come l'unica alternativa al caos, l'unico capace di riunire una nazione devastata. Parla alle paure delle minoranze: non solo gli alauiti — la setta del clan al potere anche quei cristiani terrorizzati dalle violenze dei fondamentalisti islamici. Come nei racconti della suora siriana Raghida che una decina di giorni fa a Radio Vaticana ha parlato di due ragazzi crocifissi nel villaggio di Maalula, quando era finito sotto il controllo dei miliziani vicini ad AI Qaeda. Una testimonianza che ieri ha fatto dire a papa Francesco: «Ho pianto quando ho visto sui media i cristiani crocifissi in un certo Paese non cristiano». Gli estremisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante impongono le loro re - gole e le loro punizioni dove spadroneggiano. Martedì a Raqqa, nel nord-est del Paese, hanno giustiziato sette uomini, due cadaveri sono stati appesi a una croce ed esposti nella piazza principale. Erano musulmani come i loro aguzzini che li avevano accusati di essere spie. Le immagini diffuse via Twitter mostrano un corpo insanguinato con le braccia spalancate legate a un asse, il palo è quello di un cartello stradale che non c'è più. La prima crocifissione nella stessa provincia risalirebbe a marzo, quando un pastore è stato accusato di omicidio e furto: un colpo in testa e poi il supplizio da morto. Un gruppo di attivisti locali cerca di far filtrare le foto verso l'esterno. Sono i siriani che hanno partecipato alle prime manifestazioni pacifiche, che hanno creduto nella rivoluzione: «Adesso le nostre speranze sono state sequestrate dall'orrore, la nostra città è usata come palcoscenico per le atrocità», ha detto uno di loro alla Cnn. Lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante annuncia gli editti attraverso volantini distribuiti a Raqqa. I negozianti sono stati costretti a chiudere le botteghe nelle ore in cui viene convocata la preghiera in moschea. Da febbraio i cristiani sono stati obbligati a pagare una tassa speciale e non possono esibire croci in presenza di musulmani. Le elezioni che si avvicinano — il voto è fissato per il 3 giugno — hanno intensificato le violenze. Nei dintorni di Hama due autobombe hanno ammazzato 18 persone, tra loro i i bambini: l'obiettivo erano due villaggi alauiti. Ad Aleppo un bombardamento del regime ha ucciso 35 persone, civili che cercavano di recuperare il poco cibo al mercato. Una tregua sarebbe stata raggiunta a Horns e l'accordo prevede che i ribelli lascino la parte vecchia della città: erano barricati in tredici quartieri che nelle ultime settimane sono stati bersagliati incessantemente dall'artiglieria del regime. Una vittoria per Assad in quella che era stata chiamata «la capitale della rivoluzione».
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